Porte chiuse a D'Alema dagli ebrei romani ha poco da accampare scuse per il solito " precedente impegno"
Testata: La Repubblica Data: 20 gennaio 2007 Pagina: 9 Autore: Vincenzo Nigro-Gabriele Isman Titolo: «Salta il dibattito della discordia- La comunità critica il vicepremier»
Sul mancato incontro tra Massimo D'Alema e la comunità ebraica romana, il CORRIERE della SERA di oggi 20/01/2007, ne attribuisce la causa ad un "precedente impegno", come se i giornali di ieri non fossero stati pieni delle polemiche tra lui e gli ebrei romani (si veda IC del 20/01). E'inutile la difesa del Corriere, i lettori non sono così ingenui da cascarci. REPUBBLICA invece, pur citando l'impegno con il ministro degli esteri iracheno, riprende in pieno le polemiche con due articoli che pubblichiamo.
Ecco il primo, dal titolo " Salta il dibattito della discordia tra D'Alema e gli ebrei romani", di Vincenzo Nigro,a pag. 9:
ROMA - Massimo D´Alema deve ringraziare il ministro degli Esteri dell´Iraq. Sarà lui, Hoshiar Zebari, a offrirgli martedì la migliore delle ragioni possibili per evitare lo scontro. Per cancellare quell´incontro con la comunità ebraica romana che aveva tutte le premesse per trasformarsi in un diverbio prolungato, un processo alla sua linea o addirittura in una "trappola" come ha pensato in queste ore qualcuno dei suoi uomini alla Farnesina. La storia è questa: martedì sera, alle 19, il ministro degli Esteri avrebbe dovuto presentare assieme a Pierferdinando Casini il libro del giovane storico Luca Riccardi su "Il problema Israele, la diplomazia italiana e il Pci di fronte allo stato ebraico". Un ex Dc e un ex Pci per ragionare del passato, di due grandi partiti che avevano una politica mediorientale tutta orientata ad aiutare gli arabi senza irritare troppo Israele. Ma sarebbe stata anche l´occasione per parlare del presente, di questa politica italiana e di questo Medio Oriente. Riccardi è il fratello di Andrea Riccardi, uno dei fondatori della comunità cattolica di Sant´Egidio, mediatrice di mille conflitti in giro per l´Africa e il Medio Oriente. E quello di martedì prossimo, alle 19, era il tentativo di mediazione tra un ministro che non nasconde la sua apertura per la causa palestinese e una comunità che lo accusa di rasentare l´antisemitismo. Già ieri mattina alla Farnesina era stato deciso che l´incontro sarebbe saltato: sui muri del Ghetto erano stati affissi dei manifestini, semplici fogli A4 fotocopiati, che invitavano a un «sit-in alle 19 davanti alla scuola Vittorio Polacco contro la visita dell´on. D´Alema». Le dichiarazioni di molti esponenti della comunità lasciavano presagire nient´altro che una contestazione, probabilmente anche dura, del ministro degli Esteri. Ma adesso, proprio alle 19, D´Alema dovrà essere alla Farnesina, con il ministro Zebari, e nessuno può mettere in dubbio che oggi l´Iraq per un ministro degli Esteri possa permettere di far saltare la presentazione di un libro. Su D´Alema ministro degli Esteri da mesi la comunità ebraica è stata molto combattiva: molte volte gli italiani di religione ebraica lo hanno criticato per i suoi attacchi a Israele. per iniziare l´incontro a Bierut con il ministro degli Esteri di Hezbollah. Poi un episodio che portò uomini di sinistra come Emanuele Fiano, Furio Colombo, Victor Magiar a contestare il ministro diessino fu l´intervista all´Unità del novembre 2006. Dopo la strage di palestinesi a Beit Hanun (alcune cannonate dell´esercito per errore su una palazzina abitata da palestinesi), D´Alema attaccò violentemente Israele. In un passaggio dell´intervista sostenne che Olmert sembrava vendicarsi in Palestina per la malasorte della guerra contro Hezbollah. Ma in quell´intervista D´Alema fece anche un´accusa all´ebraismo democratico mondiale per non aver appoggiato chi in Israele negli anni ha voluto un maggior dialogo con i palestinesi. E questa è l´accusa che brucia di più alla comunità; ed è la critica che D´Alema ha ripetuto di recente, in una prefazione al libro di Bice Foà Chiaromonte ("Donna, ebrea, comunista") che ha acceso un bel dibattito innanzitutto sulle pagine della stessa Unità. Gli ebrei più vicini alla sinistra gli contestano il suo modo di ragionare, quel chiedere alle comunità ebraiche di schierarsi in un modo o in un altro, mettendo i piedi nel piatto di un dibattito che da anni dilania le comunità di mezzo mondo nel rapporto con Israele. Ma poi, martedì sera, D´Alema avrebbe anche trovato gli ebrei italiani vicini alla destra, pronti ad accusarlo tout court di anti-semitismo, un´ostilità che qualcuno arriverebbe «leggergli negli occhi» (Angelo Sermoneta). Per ora D´Alema ha scelto di evitare l´incontro ravvicinato: martedì alle 19 il ministro degli Esteri rimane alla Farnesina.
Ecco il secondo,di Gabriele Isman, stessa pagina, dal titolo: " La comunità critica il vice premier. Di Segni: Non so se sarei andato".
ROMA - «L´incontro di martedì? Non so se vi parteciperò» diceva il rabbino capo Riccardo Di Segni prima di chiudersi nel silenzio dello shabat, il sabato del riposo israelitico, e prima del «no, grazie» di D´Alema alla presentazione, prevista per martedì prossimo, del libro "Il problema Israele: diplomazia italiana e Pci di fronte allo Stato ebraico dal 1948 al 1973" dello storico Luca Riccardi. E la voce della massima autorità religiosa ebraica della Capitale tradiva l´imbarazzo dell´intero Ghetto. «È già successo che i ministri alla fine fossero impegnati» aggiunge l´assessore della comunità ebraica romana Luca Zevi che aveva organizzato la presentazione. «Certo, le dichiarazioni del ministro nell´ultimo mese e mezzo - aggiunge Zevi - non le ho trovate felici, anzi, un po´ a tutti sono sembrate infelici. Qualcuno ha parlato di atteggiamento antisraeliano di D´Alema». Riccardo Pacifici, vicepresidente e portavoce della comunità romana, questa volta butta acqua sul fuoco: «I dissensi con il ministro ci sono, ma conosciamo bene il dovere dell´ospitalità che per noi è sacra. Guai comunque a definire D´Alema antisemita, anche se la sua posizione sulla politica israeliana è sbagliata. Noi speravamo che lui venisse, per un dibattito aperto e franco, per un chiarimento con dibattito. Perché è il dibattere il sale della democrazia». E ancora: « D´Alema - dice Pacifici - ha messo assieme il confronto che esiste nel mondo ebraico italiano, tra destra e sinistra: tutti contro D´Alema. A difenderlo sono davvero in pochi». «Chi aveva pensato al sit-in - spiega Victor Magiar, diessino ed esponente di rilievo della comunità ebraica romana - vedrà l´assenza di D´Alema come un successo: potrebbero pensare che la loro protesta era sensata, e magari lui ha avuto timore di venire». Magiar propone però una riflessione più ampia: «La comunità ha invitato D´Alema, ma il sentimento popolare si arrabbia quando lo sente parlare, e penso che a voltare le spalle non sia stata la comunità ma un pezzo di sinistra che ha dimenticato un pezzo della propria storia e della propria identità». Attriti con radici antiche, secondo Magiar: «Il problema nasce nei anni Cinquanta, quando un pezzo della sinistra scopre i nuovi nazionalismi arabi, e, seguendo Mosca, li battezza di sinistra, tradendo socialisti e comunisti degli stessi Paesi arabi e tradendo Israele con cui aveva rapporti politici, storici, affettivi e simbolici. È un pezzo di sinistra che deve fare pace con se stessa e con la propria storia». Perché solo un pezzo di sinistra? «Perché una parte di quest´area negli ultimi anni ha recuperato il proprio rapporto con gli ebrei italiani e con Israele, e penso a Walter Veltroni e Piero Fassino. Qualcuno però ha ancora una visione da guerra fredda, e tra questi c´è D´Alema. Dopo l´invito alla presentazione, D´Alema ha urtato la suscettibilità della quasi totalità degli ebrei: di fronte a osservazioni di merito, ha risposto con osservazioni sugli interlocutori, sfuggendo il merito. E il popolo del Ghetto ha deciso di esprimere il proprio malcontento con un sit in». Lei, Magiar, si è sentito offeso dalle parole del ministro? «Non mi offendo mai, ma rimango stupito dall´insistenza nel creare caricature degli ebrei».
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