Crisi di leadership in Israele ma il governo ha una maggioranza forte
Testata: Il Foglio Data: 19 gennaio 2007 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Se Israele si avvita»
Dal FOGLIO del19 gennaio 2007:
Gerusalemme. Israele è in crisi, ma passerà, dice il vicepremier Shimon Peres. Chiede che si smetta di fare un gran clamore sulla questione delle dimissioni di Dan Halutz, capo di stato maggiore. Un sostituto si troverà, in due settimane, taglia corto. La crisi di leadership però c’è. E c’è anche chi crede, come uno dei grandi vecchi della politica israeliana, l’ex leader del piccolo e laico partito Shinui, Tommy Lapid, che Israele non abbia mai avuto una coalizione di governo forte come quella attuale, nonostante in crisi e sott’attacco. La procura minaccia di sospendere in parte i poteri di primo ministro a Ehud Olmert. E’ sospettato di atti di corruzione nella privatizzazione della Banca Leumi, nel 2005, quando era ministro dell’Economia. Il capo di stato maggiore ha dato le dimissioni, sott’accusa per la sua conduzione della guerra in Libano. In seguito all’annuncio, mass media e analisti hanno chiesto l’uscita di scena degli altri due leader coinvolti nella gestione del conflitto: Olmert e il suo debole ministro della Difesa, Amir Peretz, che non è neppure stato avvertito dal premier delle dimissioni del capo di stato maggiore. Un comitato governativo è al lavoro e a breve presenterà i risultati dell’inchiesta sulle responsabilità nella guerra estiva. Si dice, neanche troppo a bassa voce, che le tensioni tra Olmert e il suo ministro degli Esteri siano in aumento. Tzipi Livni aveva irritato il premier per non avergli riportato l’esito di colloqui avuti con funzionari palestinesi su un piano per il ritorno a negoziati che il ministro ha presentato come suo anche a Condoleezza Rice la settimana scorsa. L’ex ministro della Giustizia, Haim Ramon, aspetta la sentenza del tribunale. E’ accusato di aver baciato una soldatessa in servizio in un ufficio governativo contro la volontà di lei. Moshe Katsav, presidente, è sotto inchiesta da agosto, sospettato di molestie sessuali. La leadership israeliana è incastrata tra scandali, inchieste sulla corruzione di politici, polemiche, teste che cadono, lotte intestine e tensioni tra ministri. “Da una parte siamo davanti a un’ovvia crisi di leadership – dice al Foglio Lapid – dall’altra il governo ha una forte maggioranza. E’ un paradosso: c’è un esecutivo debole con una base forte”. No, dice Lapid, questo governo non è in pericolo e Kadima, partito di Olmert, non è, come hanno scritto i giornali israeliani, sul punto di fare la fine di Shinui, uscito dalla scena politica quasi un anno fa. “Potrebbe succedere se si andasse a elezioni, ma non si andrà, perché la paura dei deputati di perdere il seggio è un importante fattore di coesione per Kadima”. Il governo è sotto attacco da ogni fronte: inchieste su crimini, mass media arrabbiati, sondaggi contrari. Livni ha battuto di molti punti, a inizio gennaio, Olmert. Gli elettori di Kadima preferirebbero lei premier. Nonostante i ripetuti attacchi, spiega Lapid, in Parlamento la coalizione è forte. La prova – spiega – è l’approvazione della Finanziaria già nella prima settimana dell’anno. L’unica ombra reale si alzerebbe sul governo nel caso in cui l’inchiesta su Olmert provasse un suo coinvolgimento in atti di corruzione. Se così non fosse, “continuerà a essere premier – dice l’ex politico e giornalista tv Lapid – cercherà di mandare via Peretz e di mettere al suo posto l’ex premier laburista Ehud Barak”. Ma la successione a Halutz, gridano i giornali israeliani seguiti da quelli palestinesi, potrebbe causare un terremoto. Olmert ha già fatto sapere che sarà lui a occuparsi di trovare un altro capo di stato maggiore, prevenendo ogni mossa di Peretz. Legalmente però è il ministero della Difesa a essere incaricato della sostituzione. Quindi nuovi scontri alle viste, quindi la leadership israeliana fatica a ritrovare nerbo.
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