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Il Manifesto Rassegna Stampa
18.01.2007 La guerra al terrorismo palestinese ha protetto i civili israeliani
Giorgio non l'ha mai scritto, e continua a raccontare una storia incompleta

Testata: Il Manifesto
Data: 18 gennaio 2007
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Se ne va il generale Halutz, ora tocca a Olmert e Peretz»

Il MANIFESTO del 18 maggio 2007 presenta come uno spietato assassino il generale Halutz , appena dimessosi da capo di stato maggiore , per le critiche alla sua conduzione della guerra contro Hezbollah.
Viene ricordato un  episodio della guerra al terrorismo palestinese: il "bombardamento compiuto nell'estate del 2002 contro l'edificio in cui viveva Salah Shahade, capo militare di Hamas, in cui morirono una ventina di civili, tra cui diversi bambini."
Giorgio omette di ricordare (in realtà non lo ha mai scritto) che le regole gli omicidi mirati vengono compiuti da Israele contro terroristi che costituiscono una minaccia imminente.
Servono a fermare la macchina in corsa del terrorismo suicida.
Secgliendo di non ordinare quel bombardamento dunque, Halutz avrebbe messo a repentaglio le vite di civili israeliani.

Ecco il testo dell'articolo:


In Israele gli unici dispiaciuti per le dimissioni presentate martedì sera dal capo di stato maggiore Dan Halutz sono il premier Ehud Olmert e il ministro della difesa Amir Peretz. Il primo si è detto «rammaricato», il secondo ha definito «prematura» la decisione presa da Halutz. Posizioni non in linea con i sentimenti di gran parte della popolazione ma che non sorprendono.
Olmert e Peretz potrebbero essere travolti dall'effetto domino che le dimissioni del capo di stato maggiore stanno per innescare. Halutz è solo uno dei tre principali artefici della devastante (per i civili) quanto inconcludente offensiva scatenata la scorsa estate da Israele contro il Libano, dopo la cattura da parte della guerriglia di Hezbollah di due militari dello Stato ebraico lungo il confine. Gli altri due protagonisti, Olmert e Peretz, sanno che dovranno lottare per rimanere al loro posto, proprio nel momento in cui entrambi sono costretti a fare i conti con guai molto seri. Il primo ministro deve misurarsi con un'inchiesta della polizia sulle sue presunte irregolarita' nella privatizzazione della Leumi Bank, il ministro della difesa rischia di perdere la guida del partito laburista a maggio, quando si terranno le primarie, visto che il suo rivale, l'ex premier Ehud Barak, viene ormai visto nel partito come la persona più idonea al ministero della difesa.
Festeggiano nel frattempo nelle sedi di Hezbollah. Le dimissioni del capo di stato maggiore sono il frutto «della sconfitta del nemico israeliano in Libano», ha commentato il deputato di Hezbollah, Hussein Haj Hassan. Non piangono per Halutz neppure i palestinesi. A Gaza ricordano ancora le parole pronunciate dall'alto ufficiale israeliano (a quel tempo capo dell'aviazione) dopo l'attacco aereo ( con una bomba da una tonnellata) compiuto nell'estate del 2002 contro l'edificio in cui viveva Salah Shahade, capo militare di Hamas, in cui morirono una ventina di civili, tra cui diversi bambini. «La notte dormo senza alcun problema», affermò Halutz in risposta alle critiche giunte anche da organizzazioni pacifiste israeliane.
Nella lettera di dimissioni Halutz ha ammesso che il conflitto in Libano ha evidenziato una serie di problemi nella struttura e nel funzionamento delle forze armate. Ha aggiunto di aver ordinato una revisione meticolosa e di aver messo a punto adeguati piani di lavoro per il 2007. Nel testo non c'è traccia di polemiche, ma secondo la radio militare Halutz «si sente molto ferito». Probabilmente il capo di stato maggiore dimissionario si attende che la Commissione di inchiesta sul Libano addossi anche ai vertici politici parte delle responsabilità per il fallimento militare.
I desideri di Halutz potrebbero trovare realizzazione già nelle prossime settimane. Olmert è di nuovo nei guai con la giustizia mentre Peretz è sempre più debole. Le indagini della magistratura riguardano in modo particolare il ruolo ricoperto da Olmert, quando era ministro delle finanze, nella vendita a privati della quota di controllo della Leumi Bank. Si sospetta che abbia cercato di favorire Frank Lowey, un uomo d'affari australiano suo amico, interessato all'acquisto dell'istituto di credito. Il magistrato Yossi Fox, che conduce le indagini, ha chiesto a Mazuz di emettere un ordine di sospensione per il premier. «E' ipotizzato anche il reato di corruzione ed è impensabile che un primo ministro con simili accuse continui a ricoprire il suo incarico», ha scritto a Mazuz. Se il procuratore generale non dovesse accogliere le richieste del magistrato, Fox potrebbe presentare una petizione all'Alta corte di giustizia.
Trema il ministro della difesa ed ex sindacalista Peretz, accusato di aver avallato, a causa della sua inesperienza, piani militari inefficaci contro Hezbollah. L'ex premier Ehud Barak, da poco tornato alla politica attiva, non fa mistero di voler conquistare la presidenza laburista alle primarie previste prima dell'estate e di voler prendere il posto di Peretz.
Le probabilità che raggiunga il suo obiettivo sono piuttosto alte. «Il passo di Halutz era inevitabile, ma lui è l'unico responsabile per il fallimento della guerra? Anche i vertici politici hanno commesso errori», ha tuonato l'ex ministro laburista Opher Pines-Paz, un oppositore di Peretz. La sua collega del Meretz (sinistra sionista), Zehava Gal-On, ha affermato che «non devono pagare solo i militari perché anche i vertici politici hanno le loro colpe». Sorridono soddisfatti nel Likud, il principale partito dell'opposizione di destra che, da quando è finita la guerra in Libano, è in testa nei sondaggi d'opinione a scapito del partito di maggioranza relativa, Kadima, guidato da Olmert. Il leader del Likud, Netanyahu, spera che la bufera travolga presto anche il premier e sogna elezioni anticipate.

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