Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Governo israeliano sotto pressione dopo le dimissioni del generale Halutz la cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 18 gennaio 2007 Pagina: 17 Autore: Davide Frattini Titolo: «Israele, bufera sul governo dopo le dimissioni di Halutz»
GERUSALEMME — Fuochi d'artificio e fuochi incrociati. A Beirut, i sostenitori dell'Hezbollah hanno illuminato il cielo per festeggiare. A Gerusalemme, gli avversari e i sondaggi hanno oscurato la giornata di Ehud Olmert e Amir Peretz. Le dimissioni di Dan Halutz, capo di Stato Maggiore, potrebbero innescare un domino. O almeno è quello che sperano all'opposizione, da destra e da sinistra. Il 69 per cento degli israeliani — secondo un sondaggio del Canale 10 — vorrebbe che il premier se ne andasse a casa, magari preceduto dal ministro della Difesa (85 per cento). «Halutz ha preso la decisione giusta. Adesso tocca ai suoi superiori, sarà molto difficile per loro restare al potere», commenta Yossi Beilin, leader di Meretz. «L'addio del capo di Stato Maggiore è la conferma ufficiale che la guerra in Libano è stata un fallimento. Anche il governo deve prenderne atto», minaccia Yisrael Katz del Likud. Peretz ha partecipato con Halutz alla cerimonia per la fine del corso allievi ufficiali della Marina ad Haifa. Ha replicato all'Hezbollah («I nostri nemici non interpretino la decisione come un segno di debolezza militare») e ai parlamentari: «Un congedo prematuro, mi dispiace che Halutz non resterà con noi per completare il lavoro». Olmert e Peretz hanno promesso di nominare il successore entro pochi giorni. I tre candidati sono Moshe Kaplinsky, vice di Halutz, Benny Gantz, comandante delle forze di terra, e Gabi Ashkenazi, direttore generale del ministero della Difesa. Gli analisti si sono chiesti perché il capo di Stato Maggiore abbia scelto proprio martedì notte per annunciare le dimissioni, dopo aver ripetuto per settimane di voler aspettare i risultati della commissione Winograd («Me ne andrò solo se il rapporto mi accuserà di essere responsabile»). Responsabilità. È la parola che ripete di più nella lettera a Olmert e nei discorsi ai suoi comandanti. «Per me ha un grande significato. La mia visione della responsabilità mi ha spinto a restare al mio posto fino ad adesso e a mettere questa lettera sulla sua scrivania oggi. Da quando gli echi della battaglia si sono spenti, ho deciso di agire responsabilmente, rispettando le migliori tradizioni imparate dai miei genitori e dal mio servizio nelle forze armate». Alex Fishman, commentatore di Yedioth Ahronoth, è convinto che Halutz si sia voluto disfare dell'uniforme per poter testimoniare liberamente davanti alla commissione, che sta indagando anche sulla condotta del governo: «Da civile non deve più rispettare la lealtà verso i suoi superiori e può trasformarsi da accusato ad accusatore». Prima di lui, i generali del suo staff si sono seduti davanti ai saggi guidati dal giudice in pensione Eliyahu Winograd per attaccare il loro comandante: il 12 luglio, dopo il rapimento dei due soldati al confine con il Libano, Halutz avrebbe raccomandato troppo in fretta di entrare in guerra, senza che le unità fossero pronte e senza che una strategia d'uscita fosse stata preparata. Nelle fasi iniziali del conflitto, ha concentrato la strategia solo sui bombardamenti e non è riuscito a fermare i lanci di razzi contro le città del nord (4.000 ordigni in 34 giorni di scontri). I giornali avevano scoperto che, durante le prime ore della guerra, aveva trovato il tempo per chiamare il suo consulente finanziario e vendere un pacchetto di azioni, prevedendo un crollo della Borsa (Halutz ha replicato che si trattava di una decisione presa da tempo). Nominato capo di Stato Maggiore nel giugno del 2005, 58 anni, sposato con tre figli, ha combattuto da pilota anche nella guerra dello Yom Kippur (1973) fino a diventare comandante dell'aviazione. Nell'agosto del 2005 aveva zittito i critici («un aviatore non può guidare tutte le forze armate») coordinando il ritiro da Gaza, considerato un successo dell'organizzazione militare.