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Shalom Rassegna Stampa
18.01.2007 Cosa fare con l'Iran?
il ricorso all'azione militare appare necessario

Testata: Shalom
Data: 18 gennaio 2007
Pagina: 10
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Cosa fare con l'Iran»

Da SHALOM del 10 gennaio 2007:

Come affrontare il problema Iran ? La domanda non è oziosa né retorica, anche perché prima o poi sarà obbligatorio uscire dal pantano del politicamente corretto e analizzare senza infingimenti cosa va fatto. Le strade sembrano essere soltanto due, continuare come si è fatto finora o cambiare musica. Esaminiamo i risultati della prima opzione, e cominciamo a farlo col dire che sono uguali a zero. Né l’agenzia atomica delle Nazioni unite, sotto il disattento sguardo di El Baradei, né il consiglio di sicurezza, con gli ultimatum a scadenza trattabile, hanno ottenuto alcunchè. Ahmadinejad se ne infischia altamente di controlli e risoluzioni, sapendo benissimo che, finora,  ha di fatto avuto mano libera dai governi occidentali. Conosciamo anche il motivo di tanto timore reverenziale. L’Iran è un formidabile partner commerciale che rifornisce l’Europa di petrolio e gas, con un’economia statale, per cui è più facile combinare affari ad ogni livello. Un paese ad altissimo tasso di disoccupazione e povertà, malgrado le ricchezze che vi affluiscono, ma l’argomento per chi fa affari con il regime e ne trae cospicui vantaggi, è cosa di poco conto . Quando si parla di denaro le preoccupazioni politiche passano in secondo piano e i proclami farneticanti del novello Hitler sono occasione per poche e brevi riflessioni. Che minacci di distruzione Israele viene poi ritenuto un affare privato dello Stato ebraico, anche se dopo Israele il ricatto nucleare viene fatto valere sui paesi democratici europei. Ma questi ultimi dormono il sonno beato dell’incoscienza. Non si rendono conto dell’invasione islamica a casa propria, come possono avere la volontà di affrontare il Fuerher di Teheran, sono troppo impegnati a nuotare in un mare di solidarietà, di accoglienza, di partecipazione, di condivisione per accorgersi che la sedia gli sta per essere sfilata da sotto il sedere. Che Ahmadinejad non sia un pazzo capitato lì per caso è del tutto evidente dalla politica iraniana, da Khomeini in poi. Parte dalla sua presa del potere il rifiuto di riconoscere il diritto a esistere di Israele. L’Iran è l’unico Stato al mondo che abbia minacciato di " cancellare dalle mappe geografiche " un altro Stato, senza aver subito alcuna condanna reale, né da altri Stati né dal consesso delle Nazioni unite. Nemmeno dopo il macabro calcolo numerico delle eventuali vittime , come ha dichiarato lo stesso Ahmadinejad, " distruggeremo Israele, e poco male se riuscirà a lanciare qualche bomba atomica su di noi, potranno morire dieci, venti milioni di iraniani, ma noi saremo riusciti, attaccando per primi, ad ucciderli tutti". Come si vede, sono affermazioni di una gravità assoluta, dette in un contesto che le rende ufficialmente credibili. Si deve dare credito, si deve discutere di pace con un uomo simile ? E’ già avvenuto una volta con Hitler, che, non dimentichiamolo, andò al potere attraverso elezioni democratiche. Anziché impedire che alla guida di una nazione come la Germania si installasse un capo con quel programma che così bene aveva anticipato nel "Mein Kampf", le democrazie europee si lasciarono ammaliare dalla sirena nazista, si avvolsero le menti nella parola “ pace “, esattamente come sta succedendo oggi.  Alcuni applaudirono, altri si fidarono e cominciarono a trattare, pochi capirono le sue reali intenzioni. La storia si ripete oggi con il suo gemello iraniano.

 

 

Arriviamo così alla seconda opzione, come fermare l’Iran. Una rivoluzione interna non è pensabile in una dittatura spietata come quella dominata dai Mullah. È indubbio che c’è del malcontento, soprattutto fra i giovani, ma da lì a rovesciare un regime, ce ne corre, vista la repressione durissima che colpisce chi dissente. Chi si oppone al regime viene prelevato dai pasdaran e scompare, i giornalisti che osano criticare la politica del governo vengono imprigionati, sottoposti a torture e poi eliminati fisicamente. Al capo del sindacato taxisti di Teheran,  che aveva organizzato una protesta pubblica per alcune rivendicazioni economiche, si badi bene, non politiche, è stata tagliata la lingua in piazza. Va da sé che la protesta dei taxisti è rientrata immediatamente. Non ci risulta che i sindacati dei taxisti italiani abbiano emesso uno straccio di comunicato.   Anche le sanzioni lasciano il tempo che trovano, l’Iraq di Saddam Hussein insegna. Non resta che parlar chiaro, e dire a lettere cubitali : "Ahmadinejad,  interrompi subito – il che vuol dire entro 24 ore – la costruzione degli ordigni nucleari. Se non ubbidirai, un minuto dopo le 24 ore preparati a subirne le conseguenze. Che non potranno essere altro che la distruzione dei siti dove le atomiche vengono costruite, non ha importanza dove siano situati, e se moriranno dei civili sarà per tua responsabilità. Non ci faremo fermare da nulla, il tuo regime criminale deve essere ridotto all’impotenza. " Questo si deve sentir dire. Il problema sarà trovare chi sarà quel " noi " ad interpretare la parte. Se contro un'altra atomica, quella di Saddam a Osirak, Israele era riuscito a fare tutto da solo, in Iran la situazione è diversa da quella irachena. Dobbiamo fare i conti con l’avanzata a livello mondiale del fondamentalismo islamico. Un pericolo che però potrebbe essere ridimensionato se il progetto nucleare dell’esagitato Ahmadinejad dovesse subire una sconfitta. Dicevamo che il problema riguarda Israele solo in parte, perché, come dice l’antico adagio, dopo il sabato viene la domenica, quindi l’Europa avrebbe solo da guadagnare da una trasformazione del regime iraniano. Ma l’aria che tira non lascia presagire niente di buono, siamo circondati da tanti Chamberlain e di Churchill, per ora, non se ne vedono in giro.

 

 

Una notizia buona, fra le tante cattive che abbiamo elencato, ci sarebbe pure, ma i tempi stringono, e non c’è il tempo per aspettare che arrivi il 2017. In quell’anno, infatti, secondo le previsioni di Business Week, le esportazioni iraniane di petrolio rischiano di inaridirsi e crollare a zero. Ma l’arricchimento dell’uranio sarà completato tra breve, non si può aspettare. E’ bene che Ahmadinejad cominci ad alzare lo sguardo verso il cielo e a tenere le orecchie bene aperte. Prima o poi, ma più prima che poi, sentirà un rumore assordante sopra la sua testa. E non sarà il Mahdi nascosto che ha deciso di arrivare, di questo può starne certo.

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