Sulla prima pagina del MANIFESTO persino un'operazione alle palpebre del primo ministro Olmert (forse fatta per motivi estetici, forse per migliorare la vista) e l'occasione per una tirata antisraeliana.
Addirittura da prima pagina.
Affidata a Marco D'Eramo, per il quale la politica di Olmert " spingeva per disperazione il popolo palestinese nelle braccia di Hamas" e "sta avviando" a un "tragico destino" il popolo israeliano.
Ma forse, ironizza D'Eramo, l'operazione alla quale si è sottoposto consentirà ora ad Olmert di vedere gli effetti delle sue azioni.
Per i giornalisti del MANIFESTO , invece, temiamo non ci sia niente da fare.
Nessuna operazione consentirà mai loro di vedere la cultura dell'odio che le classi dirigenti palestinesi hanno accuratamente coltivato nel loro popolo, il terrorismo, i passi che Israele ha compiuto per rendere possibile la nascita di uno Stato palestinese e la pace e che sempre sono naufragati contro il muro dell'intransigenza e dell'avventurismo palestinesi.
Per loro anche gli errori dei palestinesi e i crimini dei terroristi (quando, li ammettono e quando non li chiamano, come Giorgio e Chiarini, "resistenza") sono colpa di Israele.
Ecco il testo:
La notizia è clamorosa e segna una svolta epocale nella travagliata storia del Medio Oriente. In un dispaccio intitolato «Le palpebre di Olmert fanno aggrottare le sopracciglia», il quotidiano Ha’aretz riferisce infatti che il premier israeliano Ehud Olmert si è sottoposto a una blefaroplastica, cioè a un intervento di chirurgia estetica per sollevare le palpebre. L’intervento, in anestesia locale, è durato 40 minuti ed è stato eseguito all’insaputa del consiglio dei ministri. In un paese ipersensibile alla salute del governo, soprattutto dopo il travagliato coma di Ariel Sharon, tanta discrezione ha fatto discutere.
Si sapeva da tempo che Olmert avesse una visione assai parziale di quel che succede in Medio Oriente, in particolare in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Adesso sappiamo perché: guardava i territori palestinesi a occhi semichiusi, che per forza limitavano la sua prospettiva. Ma ancora più interessante è che Olmert fosse conscio di questa sua menomazione ocular/politica: non lo ritenevamo capace di tanta consapevolezza e determinazione: ha deciso infatti l’intervento chirurgico con la stessa fulminea prontezza con cui ha ordinato l’invasione del Libano, sperando però in un esito migliore: che la palpebra si sollevi più che le sorti del suo governo dopo l’intervento militare.
Questa chirurgia estetica getta anche nuova luce sull’impasse in cui versa il processo di pace: adesso capiamo perché Olmert non riusciva a lanciare occhiate d’intesa con il presidente palestinese Mahmud Abbas e chiudeva risolutamente gli occhi di fronte agli effetti della propria politica che spingeva per disperazione il popolo palestinese nelle braccia di Hamas. Magari ora considererà a occhi aperti il tragico destino a cui sta avviando il popolo israeliano con l’aizzare tra i musulmani un odio e un risentimento che dureranno secoli. L’unico timore è che le proposte di pace di Olmert continuino a essere solo di facciata, anzi di faccia, mero lifting per una logica di pura espulsione di tutti i cittadini palestinesi. Il timore è che, come la palpebra, anche i toni conciliatori in presenza della segretaria di Stato Usa, Condoleeza Rice, siano solo un maquillage. Se la pace potesse ridursi a un’iniezione di Botox!
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