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La Stampa Rassegna Stampa
16.01.2007 Una cronaca corretta
sull'annuncio del vertice israelo-palestinese

Testata: La Stampa
Data: 16 gennaio 2007
Pagina: 7
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «La Rice porterà Abu Mazen e Olmert allo stesso tavolo»

Dalla STAMPA del 16 gennaio 2007: 

Fedele alla promessa di approfondire l'impegno degli Stati Uniti nel processo di pace israelo-palestinese, il segretario di stato Condoleezza Rice ha lasciato ieri Gerusalemme annunciando che fra poche settimane sarà di ritorno per prendere parte a un vertice a tre, con il premier israeliano Ehud Olmert e con il presidente palestinese Abu Mazen.
L'obiettivo resta la realizzazione del Tracciato di pace del Quartetto, in tutte le sue componenti. Nel frattempo sarà necessario che da parte israeliana si adottino misure distensive, capaci di rafforzare la posizione di Abu Mazen. Fonti israeliane hanno menzionato ieri la avvenuta rimozione di una quarantina di posti di blocco in Cisgiordania (su un totale di circa 400) e il versamento di una cifra cospicua agli ospedali palestinesi di Gerusalemme Est. Ma il punto dolente della politica palestinese resta la sorte di 11 mila detenuti nelle carceri israeliane. 

A questo proposito, è bene ricordare quanto affermato recentemente da un alto ufficiale del Comando Centrale delle Forze di Difesa israeliane commentando con i giornalisti l’ipotesi di ampie scarcerazioni di detenuti palestinesi (anche colpevoli di reati di sangue) in cambio della liberazione dell’ostaggio israeliano Gilad Shalit trattenuto da terroristi palestinesi nella striscia di Gaza dal 25 luglio scorso.
I terroristi palestinesi scarcerati nel quadro di accordi di scambio, ha affermato,  “tornano sempre al terrorismo”. (fonte israele.net)


Forse non a caso ieri il viceministro della difesa Efraim Sneh, un dirigente laburista, ha affermato che la liberazione del detenuto più noto, Marwan Barghuti (Al Fatah), non è più un tabù per il suo governo. A Barghuti Sneh ha riconosciuto di essere oggi «il leader laico palestinese più popolare nei Territori».
«Al momento attuale», ha aggiunto, la sua liberazione non viene ancora discussa. Oltre tutto sconta cinque ergastoli (per aver ispirato attentati terroristici) e dunque la scarcerazione comporterebbe problemi giudiziari di non facile soluzione. Eppure il problema di Israele deriva dal fatto che Hamas sta mettendo radici e in questo modo ostacola la ripresa del processo di pace. Proprio Barghuti potrebbe dunque tornare utile per arginare Hamas. In definitiva - ha concluso Sneh, suscitando una dura reazione del Likud - la liberazione dell'ergastolano «potrebbe salvare vite umane israeliane».
La spola della Rice fra Olmert ed Abu Mazen ha destato non poca inquietudine nei vertici di Hamas. Ieri il premier Ismail Haniyeh ne ha parlato con i telespettatori di al-Manar, la emittente degli Hezbollah libanesi. In particolare Haniyeh non vede di buon occhio la disponibilità degli Stati Uniti di finanziare con 86 milioni di dollari l'addestramento e l'ammodernamento delle forze di sicurezza che dipendono dal presidente. Haniyeh ha avvertito i connazionali che gli Stati Uniti cercano di «somministrare loro del sonnifero» mediante le misure relative alla agevolazione degli spostamenti in Cisgiordania. Il loro obiettivo, ha denunciato, è quello di rafforzare i rivali politici di Hamas per andare ad elezioni politiche anticipate.
Hamas ha ben altri progetti. Nell'immediato si tratta di chiarire ad Israele (ed in particolare al ministro per le questioni strategiche Avigdor Lieberman, secondo cui una nuova operazione militare a Gaza è solo questione di tempo) che i miliziani palestinesi sono ben organizzati e perfettamente capaci di difendersi.
Ma occorre anche pensare ad un futuro più lungo, ha spiegato un dirigente del braccio armato di Hamas, Hammad a-Raqeb. A suo parere esiste per i palestinesi la possibilità di liberare buona parte dei territori occupati: a condizione che cessino le lotte interne e coordinino le attività di tutti i bracci armati delle diverse organizzazioni, al fine di gettare le basi di un Esercito palestinese. Fino ad alcuni giorni fa i miliziani di Hamas e di al-Fatah si combattevano per strada, lo stesso a-Raqeb comprende che si tratta di progetti ambiziosi. Intanto, a suo parere, è possibile allestire una Sala operativa che coordini le attività di ciascun braccio armato.
Molto dipende dalla costituzione o meno di un governo di unità nazionale palestinese. Nei giorni scorsi è stata annunciata una missione di Abu Mazen a Damasco, dove è atteso da Khaled Meshal (il leader di Hamas) e dal presidente Bashar Assad. A quanto pare Condoleezza Rice gli ha consigliato di pensarci bene, prima di intraprendere una missione del genere. Non basta infatti che nel nuovo governo palestinese siano inclusi ministri di al-Fatah per rompere l'isolamento internazionale decretato nei confronti del governo di Haniyeh.

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