Chavez e Ahmadinejad vogliono unire il Terzo Mondo contro l'America con due miliardi di petrodollari
Testata: La Stampa Data: 15 gennaio 2007 Pagina: 10 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «A Caracas nasce l'asse anti-Usa»
Dalla STAMPA del 15 gennaio 2007:
Due miliardi di dollari per aiutare i Paesi del Terzo Mondo a liberarsi dall’influenza politica ed economica degli Usa: è questo l’accordo che i presidenti di Iran e Venezuela, Mahmud Ahmadinejad e Hugo Chavez, hanno sottoscritto a Caracas proponendosi di dar vita a un’alleanza internazionale capace di «ridurre l’egemonia degli yankees nel mondo». La seconda visita di Ahmadinejad in Venezuela in meno di quattro mesi ha avuto il momento centrale proprio nell’annuncio da parte di Chavez della creazione del «fondo per aiutare Paesi amici nel mondo in via di sviluppo». «Ci consentirà di favorire gli investimenti in quelle nazioni dove i governi stanno tentando di liberarsi dal giogo imperialista», ha aggiunto prima di gridare al microfono, di fronte a una folla di sostenitori in camicia rossa, «morte all’imperialismo americano». Ahmadinejad lo ha ripetutamente abbracciato in pubblico, chiamandolo «fratello» ed esprimendo l’augurio che «questo fondo possa trasformarsi in un meccanismo di liberazione nazionale» grazie alla possibilità di «promuovere la cooperazione con terze nazioni in America Latina e Africa». I portavoce dei due Paesi hanno evitato di fornire dettagli sul tipo di meccanismi che consentiranno ai Paesi beneficiari di «emanciparsi dall’egemonia americana» ma, secondo i media locali, potrebbe trattarsi di investimenti nei settori delle infrastrutture e, soprattutto, dell’energia. D’altra parte proprio Chavez ha lanciato, due anni fa, il progetto di una comunità economica «bolivariana» fondata sulla fornitura gratis di petrolio a nazioni dei Caraibi dalle quali il Venezuela riceve in cambio derrate alimentari. Non si può escludere che l’Iran voglia unirsi al progetto, aggiungendo le proprie disponibilità petrolifere e, in prospettiva, anche la condivisione con le «nazioni amiche» della tecnologia necessaria per produrre energia nucleare. I due leader hanno firmato intese anche su informazione, agricoltura, telecomunicazioni e la creazione di una compagnia petrolifera comune. A conferma che l’energia è stata il piatto forte del summit fra i due più acerrimi avversari di Washington, al termine è stata diffusa una dichiarazione in favore di un’ulteriore riduzione della produzione di greggio da parte dell’Opec al fine di arginare la diminuzione dei prezzi, scesi a circa 51 dollari rispetto ai 78 raggiunti a fine agosto. Dietro il «fondo anti-imperialismo americano» c’è il più vasto ed ambizioso progetto di Chavez ed Ahmadinejad di far nascere un nuovo movimento dei Non allineati, puntando a raccogliere all’Onu un numero consistente di voti. La prima tappa fu a settembre quando, prima dell’apertura della nuova Assemblea generale dell’Onu, si svolse all’Avana un summit che ebbe come anfitrioni proprio i presidenti di Iran e Venezuela al fianco dell’ormai malato Fidel Castro, raccogliendo l’adesione di numerose nazioni. L’attuale visita in America Latina di Ahmadinejad punta a consolidare questo processo: non a caso dopo Caracas è atterrato a Managua, in Nicaragua, per incontrare il neopresidente Daniel Ortega e stamattina sbarca a Quito, in Ecuador, per presenziare alla cerimonia d’investitura del presidente Rafael Correa. Durante quest’ultima tappa vedrà anche il leader boliviano Evo Morales, ovvero il quarto potenziale alleato sudamericano di Teheran. L’offensiva diplomatica da un lato costituisce un’aperta sfida agli interessi di Washington nell’emisfero occidentale, dall’altra punta a dimostrare che l’Iran non si sente affatto indebolito dai nove mandati di cattura emessi dalla giustizia argentina contro alti funzionari della Repubblica Islamica - incluso l’ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani - accusati di coinvolgimento diretto nell’attentato terroristico del 1994 contro il Centro ebraico di Buenos Aires che causò 85 vittime e oltre 200 feriti.
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