Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Alan Dershowitz sfida Jimmy Carter autore di un libro antisraeliano
Testata: Corriere della Sera Data: 13 gennaio 2007 Pagina: 13 Autore: Alessandra Farkas Titolo: «Carter- Dershowitz, sfida su apartheid»
Dal CORRIERE della SERA del 13 gennaio 2007:
NEW YORK — Il figlio di devoti ebrei ortodossi di Brooklyn contro l'erede di un pastore protestante altrettanto devoto della Georgia. Ispiratore di un film Premio Oscar il primo, vincitore del Nobel per la Pace il secondo. Un liberal da una parte e uno ancora più liberal dall' altra. In altre parole: Alan Dershowitz contro Jimmy Carter in quello che si profila già come il match politico-intellettuale più intrigante dell'anno. Teatro dello scontro: l'università Brandeis di Boston fondata nel 1948 dalla comunità ebraica americana per creare un'alternativa alle università Ivy League da cui gli ebrei allora erano esclusi. Su quel ring infuocato, il prossimo 23 gennaio, il 39esimo presidente americano sarà costretto a sfidare il principe del foro Usa. L'occasione: la presentazione del suo controverso libro «Palestine: peace not apartheid», che ha scatenato una valanga di polemiche in Usa per aver paragonato il comportamento israeliano nei confronti dei palestinesi all'apartheid in Sudafrica. «Aspetto Carter al varco — tuona Dershowitz, che a 28 anni divenne il più giovane docente nella storia di Harvard —. Alzerò la mano appena finisce di parlare. Sarò civile ma non gli risparmierò le domande più sgradevoli». Il super avvocato che si è fatto un nome difendendo gente come O.J. Simpson, Patricia Hearst e Mike Tyson si mescolerà tra gli studenti e docenti di Brandeis durante la discussione che seguirà la presentazione del libro. Ma Carter, che il mese scorso declinò l'invito della Brandeis a un «duello» con Dershowitz, potrebbe anche rifiutarsi di rispondere alle domande del celebre professore. «Non vi sarà un dibattito con Dershowitz», spiega la sua portavoce Deanna Congileo. «Non possiamo impedirgli di presentarsi», le fa eco il portavoce dell'università Dennis Nealon, «ma resta ancora da vedere se le persone esterne all'ateneo saranno ammesse». Dershowitz non ha però alcuna intenzione di rinunciare al suo ruolo di portavoce del coro di politici e intellettuali, ebrei e non, indignati contro un libro (attualmente al 5˚ posto nella lista dei bestseller del New York Times) definito antisemita e antisraeliano da gente come Dennis Ross, ex inviato Usa in Medio Oriente, nonché leader democratici quali Nancy Pelosi, Hillary Clinton, Howard Dean e Charlie Rangel. «Anche se non mi faranno entrare ci sarò — annuncia Dershowitz —. Sono stato invitato da un'associazione studentesca di Brandeis a tenere una confutazione ufficiale, immediatamente dopo il discorso di Carter. Non possono sbattermi fuori». A motivare l'avvocato è anche la recente dimissione di 14 membri del direttivo del Carter Center, in segno di polemica. «È un libro pericolosissimo perché, di fatto, delegittima lo stato d'Israele — incalza Dershowitz —. È talmente infarcito di errori che per citarli tutti occorrerebbe un altro libro. La macchia lasciata da Carter è tale che, di fatto, il presiedente si è tagliato fuori da qualsiasi futuro ruolo di mediazione nel conflitto israelo-palestinese». «Sono vittima della potente lobby American-Israel Political Action Committee — si è difeso Carter in un editoriale sul Los Angeles Times —, che da trent'anni sopprime in America ogni equilibrata discussione su un argomento intensamente dibattuto in Israele e nel resto del mondo». «Per i membri del Congresso Usa sposare una posizione bilanciata in merito è suicidio politico», incalza Carter. Che accusa i grandi quotidiani di essere «ostaggio della stessa lobby filo-ebraica». «Carter afferma che i soldi degli ebrei comprano il silenzio di politici e media — ribatte Dershowitz —, però lui ha accettato milioni dall' Arabia Saudita, senza mai dire una parola sugli abusi commessi da quel regime». E non è che l'inizio.
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