Una lettera inviata al direttore del FOGLIO, seguita dalla sua risposta. Riprese dal quotidiano del 10 gennaio 2007:
Al direttore - Nonostante l’impiccagione di Saddam Hussein i processi sui tremendi crimini compiuti dal suo regime continuano. Chiaramente le accuse nei confronti dell’ex raìs sono dichiarate decadute, ma altri gerarchi di primo piano sono ancora sotto processo e ciò darà modo di far luce sugli altri tragici eventi della recente storia irachena. Suo cugino, detto Alì il Chimico, e altri cinque alti ufficiali del Baath sono sotto processo per il famigerato sterminio con armi chimiche di circa 180 mila curdi ad al-Anfal, nel 1988. Dunque, da Pannella agli illustri giuristi – da Antonio Cassese a Carlo Federico Grosso – che nei giorni scorsi hanno affollato le pagine dei giornali dicendo che uno degli effetti deleteri dell’esecuzione di Saddam sarebbe stato quello di far cadere tutti gli altri processi previsti per imputazioni molto più gravi, privando gli iracheni della possibilità di conoscere la verità su quegli episodi e le relative responsabilità, si sbagliavano: o hanno detto il falso o sono stati male informati. Comunque è stato fatto credere al pubblico che gli americani e il governo iracheno stavano negando giustizia al popolo iracheno. E oggi quegli stessi giornali così interessati a che quei processi si celebrassero, non dedicano neanche una riga al dibattimento, nonostante stiano emergendo terribili particolari e precise responsabilità. Ieri in tribunale sono stati ascoltati dei nastri con agghiaccianti conversazioni tra lo stesso Saddam e suo cugino al Majeed. Interessa a qualcuno? Cordiali saluti Federico Punzi, via web
Marty Peretz ha notato che Saddam e i suoi resteranno gli unici tra i criminali politici a cavallo dei due secoli ad essere giudicati in un processo celebrato dall’ordine giudiziario stabilito dal popolo sovrano dopo la loro caduta.
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