Dal FOGLIO del 10 gennaio 2007:
Gerusalemme. Il premier israeliano, Ehud Olmert, è in visita a Pechino per parlare di Iran, ma anche di economia e geopolitica. All’agenzia di stampa cinese Xinhua ha detto di credere in uno stato palestinese vicino a Israele, nella necessità di nuovi ritiri da larga parte dei Territori, ammettendo che fino a un anno fa pensava “fosse possibile farlo unilateralmente”, mentre oggi l’esperienza in Libano e a Gaza pare aver indirizzato il premier su un “più pratico” negoziare. Olmert è d’accordo con il ministro della Difesa laburista, Amir Peretz, che assicura di aver telefonato al premier lunedì, prima di annunciare l’esistenza di un’iniziativa diplomatica, in ambito laburista, per resuscitare la road map e prendere in considerazione il piano saudita per la costruzione di uno stato palestinese presentato nel 2002 a Beirut. Peretz e Olmert, nonostante il clima nei Territori non sia adatto per sedersi a un tavolo e Hamas e Fatah siano in pieno scontro, considerano il rais palestinese Abu Mazen l’unico potenziale interlocutore. Peretz, con il suo annuncio e la volontà di tornare a negoziare, cambia il gioco anche in campo laburista. Con cinque mesi di anticipo si è aperta la campagna per la leadership di Avoda. Sono tre, secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, i principali candidati: l’indebolito Peretz, l’ex premier Ehud Barak – che ha annunciato la sua candidatura domenica – e Ami Ayalon, ex membro della marina militare ed ex capo dello Shin Bet, i servizi segreti interni. Sono Ayalon e Barak, nei sondaggi, a guadagnare consensi a spese di Peretz, cui gli israeliani concendono poca fiducia come guida della Difesa. Il generale e l’ammiraglio: così sono definiti sui giornali Barak e Ayalon. Il primo cerca di sfruttare la carta dell’esperienza, non soltanto politica – in qualità di ex premier – ma anche militare per il suo passato nell’esercito. Lo stesso fa Ayalon, in testa nei sondaggi pure con meno anni in politica e molti nell’intelligence e nella marina. L’ammiraglio ha anche un passato di militante per la pace al fianco del professore palestinese Sari Nusseibeh, con il quale si fece promotore di un’iniziatitiva conosciuta con il nome di “National census”. Oggi a prevalere nella gara è però il suo passato militare. Secondo il quotidiano vicino alla sinistra Haaretz, Barak sta già dicendo al paese che Israele ha bisogno di un nuovo “Mr Sicurezza”, dopo le operazioni a Gaza e soprattutto dopo il conflitto con Hezbollah e la crescente minaccia nucleare iraniana. Non è un caso che Peretz abbia deciso di dare un’accelerata alla politica laburista, presentando un’iniziativa di ripresa del dialogo dopo l’annuncio dell’entrata in campo di Barak, che invece gioca la sua candidatura alla sicurezza. Scrive Haaretz che Peretz punta sull’iniziativa diplomatica proprio per contrattaccare gli avversari che si focalizzano sulle sue debolezze, sicurezza e difesa. Da quando era circolata la notizia delle (mai arrivate) dimissioni di Peretz, pochi giorni fa, in molti hanno visto Barak sulla poltrona della Difesa. Nahum Barnea, tra i più rispettati commentatori del paese, in un editoriale auspica che Ami Ayalon diventi la guida di Avoda e che Barak prenda in mano i destini del ministero della Difesa. Ophir Pines-Paz, altro candidato alla leadership laburista, anche se meno favorito nei sondaggi, ha addirittura proposto a Barak un baratto politico: l’appoggio dell’ex primo ministro alla sua candidatura come capo di Avoda in cambio della poltrona della Difesa, una volta arrivato al potere.
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