Il premier iracheno replica alle condanne per l'esecuzione di Saddam Hussein intanto prosegue la sanguinosa offensiva del terrorismo
Testata: Libero Data: 07 gennaio 2007 Pagina: 19 Autore: Hamza Boccolini Titolo: ««La morte del rais sono affari nostri»»
Da LIBERO del 7 gennaio 2006:
BAGDAD Sullo sfondo del dibattito politico scoppiato dopo l'esecuzione di Saddam Hussein e su quella dei due coimputati, Barzan al-Tikriti e Awad al Bandar, prevista per oggi, proseguono le violenze in Iraq. Mentre dagli Usa si attende l'annuncio del presidente Bush dell'invio di altri soldati americani - circa 20.000 - e lo stanziamento di almeno un miliardo di dollari per creare nuovi posti di lavoro in Iraq. Dove però continua la carneficina. Nella sola giornata di ieri la polizia di Bagdad ha ritrovato 47 cadaveri in diversi punti della capitale. La gran parte dei corpi ritrovati mostra evidenti segni di tortura e ferite letali di arma da fuoco alla testa o al torace. Per porre un argine a questo mare di sangue il primo ministro iracheno Nuri Al Maliki ha annunciato una nuova grande offensiva contro i gruppi armati illegali di tutte le fazioni che stanno mettendo a ferro e fuoco Bagdad. In un discorso tenuto in occasione della festa delle forze armate, il premier ha annunciato che il nuovo piano «è pronto» e che «la forza multinazionale «supporterà» le forze irachene, intervenendo quando sarà loro richiesto: «Rifiutiamo ogni interferenza da parte dei partiti politici in questo piano. Ma non è questo il tema più importante affrontato dall'esponente sciita. Al-Maliki si è scagliato contro chi lo ha criticato in questi giorni per l'esecuzione di Saddam. «Si tratta di una questione interna irachena» ha tuonato, minacciando di «rivedere» i rapporti con i governi critici. «L'esecuzione del dittatore non è stata una decisione politica, come affermano i nemici dell'Iraq: è stata applicata dopo un giusto processo, che il dittatore non avrebbe nemmeno meritato», ha proseguito Maliki, il quale ha sottolineato come Saddam «non rappresenti alcuna parte del popolo iracheno»: «I crimini che ha commesso sono indifendibili, e continueremo ad applicare la giustizia contro coloro che hanno le mani macchiate del sangue degli innocenti». Intanto, i dettagli del piano sul cambio di strategia dell'amministrazione Bush in Iraq arriveranno soltanto la prossima settimana, probabilmente nella giornata di mercoledì, quando il presidente americano farà l'atteso annuncio. Tuttavia, il Washington Post ha fornito alcune informazioni su quelle che potrebbero essere le decisioni della Casa Bianca. Decisioni che si traducono in due punti principali: in primis, l'invio di 20.000 militari a Bagdad; secondo punto, un programma del valore di un miliardo di dollari che avrà come obiettivo la creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare nell'ambito della ricostruzione del paese, a cui parteciperanno attivamente gli iracheni. Le stesse fonti hanno sottolineato però che nel discorso atteso per mercoledì Bush probabilmente non darà alcuna indicazione sul periodo di tempo che vedrà le truppe aggiuntive rimanere in Ira, ma si prevede che l'operazione per aumentare i soldati avrà una durata inferiore di un anno.
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