Bush sta cambiando la sua squadra per l'Iraq e sta ridefinendo la strategia
Testata: Il Foglio Data: 06 gennaio 2007 Pagina: 1 Autore: Christian Rocca Titolo: «Così l’ammiraglio e il generale cambieranno la missione a Baghdad»
Dal FOGLIO del 6 gennaio 2006:
Milano. In attesa della nuova strategia politica e militare per l’Iraq, il cui annuncio è previsto nella notte italiana di mercoledì prossimo, George W. Bush continua l’opera di rinnovamento della squadra che tra Washington e Baghdad dovrà attuarla. Ieri è stato il giorno dell’ufficializzazione dei nomi della parte diplomatica e di intelligence del nuovo approccio, mentre la settimana prossima ci sarà la conferma del cambio dei vertici militari. Alla Casa Bianca, ieri mattina, è stato presentato John Negroponte, ex ambasciatore all’Onu e a Baghdad, ora zar dei servizi segreti americani, nominato vicesegretario di stato, cioè numero due di Condi Rice, con una particolare delega agli affari iracheni grazie alla sua esperienza a Baghdad (Rice continuerà a seguire direttamente il dossier arabo-israeliano). Al posto di Negroponte, Bush ha nominato l’ex ammiraglio Michael McConnell, anch’egli ieri alla Casa Bianca, un navigato professionista di affari di intelligence che, secondo il Los Angeles Times, è da considerare vicino al vicepresidente Dick Cheney. Come il nuovo capo del Pentagono Bob Gates (che poche settimane fa ha sostituito Donald Rumsfeld), il nuovo direttore nazionale dell’intelligence non è un ideologo, ma un “risolvi-problemi” efficace, fidato e di grande esperienza. Del resto il suo compito principale – così come è stato ideato dalla Commissione bipartisan che ha indagato sul fallimento dei servizi americani l’11 settembre – è di coordinare le 16 caotiche agenzie di intelligence americane e, ogni mattina, di tenere informato il presidente dei pericoli che corre la sicurezza nazionale. Come annunciato ieri, la squadra diplomatica di Bush cambierà i vertici anche all’Onu e a Baghdad. Al posto di John Bolton, alle Nazioni Unite andrà il diplomatico di area neoconservatrice Zalmay Khalilzad, già ambasciatore nella Kabul post talebana e oggi capo della delegazione americana a Baghdad. In Iraq andrà l’attuale ambasciatore in Pakistan Ryan Crocker, un diplomatico di lungo corso con esperienze a Baghdad e in tutto il mondo arabo e islamico fin dagli anni Settanta. Nessuno degli uomini scelti da Bush avrà difficoltà a ottenere la conferma del Senato, da due giorni a guida democratica. Costoro seguiranno gli aspetti diplomatici della nuova strategia, ma nel breve periodo saranno più importanti i dettagli militari e, soprattutto, di restaurazione della sicurezza sulle strade di Baghdad. Sulla base del rapporto Kagan-Keane di metà dicembre sembra proprio che Bush abbia deciso di inviare altre truppe in Iraq, anche se probabilmente soltanto 20 mila invece delle cinquantamila proposte dai due esperti militari. L’aumento del contingente in sé non vuol dire niente, sarà invece decisivo capire se Bush cambierà anche la missione dei soldati americani a Baghdad, oggi improntata sull’addestramento delle truppe irachene.
L’opposizione dei democratici Se le indiscrezioni saranno confermate, la missione dei soldati americani cambierà. Per fare ciò, Bush ha bisogno di sostituire i vertici militari che hanno condiviso la guerra leggera di Rumsfeld. A breve, dunque, Bush darà il benservito al capo delle forze armate americane in Iraq, George Casey, e al capo del Central Command regionale, John Abizaid. Al loro posto andranno il generale David Petraeus e l’ammiraglio William Fallon. Petraeus è il generale che ha guidato l’esercito americano alla conquista di Baghdad e che poi ha ricostruito la zona di Mosul dove la popolazione ha cominciato a chiamarlo “Malik Daoud”, cioè Re David. Al suo secondo giro in Iraq, Petraeus ha coordinato l’addestramento delle truppe irachene, poi è tornato negli Stati Uniti dove, mettendo a frutto la sua esperienza sul campo, ha preparato il nuovo manuale antiguerriglia che punta sull’uso deciso della forza contro il nemico, sulla presenza capillare nelle strade, ma anche sul conquistare il consenso della gente. Petraeus sostiene da tempo la necessità di utilizzare un numero superiore di truppe, ipotesi rifiutata dal predecessore Casey e dal superiore Abizaid, e ieri esclusa anche da Nancy Pelosi e Harry Reid, i due leader democratici al Congresso. Bush sostituirà anche il capo del Central Command con Fallon, una scelta inconsueta perché è un ammiraglio e dovrà coordinare due guerre, in Iraq e in Afghanistan, combattute a terra. Ma c’è chi vede nella sua nomina un segnale a Teheran, visto che l’obiettivo di contrastare la potenza regionale iraniana dovrà fare affidamento su forze navali e aeree. Infine c’è anche il nome del vice di Gates al Pentagono, con delega all’intelligence militare: James Clapper sostituisce il sodale di Rumsfeld, Stephen Cambone, ed è il generale che nel 2003 accusava Saddam di aver portato in Siria le armi di distruzione di massa.
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