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La Stampa Rassegna Stampa
06.01.2007 Prosegue la sanguinosa faida tra palestinesi
ucciso anche un imam che aveva criticato Hamas

Testata: La Stampa
Data: 06 gennaio 2007
Pagina: 15
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Gaza, un imam ucciso davanti alla moschea»
Dalla STAMPA del 6 gennaio 2007, una cronaca di Aldo Baquis:

Malgrado gli sforzi di conciliazione profusi ieri dal presidente palestinese Abu Mazen (Fatah) e dal premier Ismail Haniyeh (Hamas) i miliziani dei rispettivi movimenti restano a Gaza in pieno assetto di guerra, pronti a reagire con le armi alla prima provocazione. Da giovedì almeno 13 palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri. Nella base la voglia di vendetta è forte e ieri sono state pronunciate nuove minacce di morte.
Ad accrescere le rivalità e i sospetti sono giunte ieri rivelazioni giornalistiche secondo le quali gli Usa avrebbero stanziato oltre 86 milioni di dollari per aiutare Abu Mazen a riorganizzare le sue forze, in primo luogo l’unità d’elite Forza 17 e la Sicurezza preventiva. In precedenza si era appreso che ufficiali statunitensi hanno visitato in Giordania la Brigata Bader (inquadrata nell’Olp) per verificare se sia in grado di inviare forze a Gaza. A quanto pare quelle unità, inattive da anni, non sono però addestrate a sufficienza.
Di fronte a questi sviluppi la reazione di Hamas è stata istantanea. Un parlamentare di Hamas, Mushir al-Masri, ha intimato ad Abu Mazen di rifiutare i fondi Usa «che servono solo a compiere un colpo di mano ai danni del governo Hamas». Un dirigente di Hamas, Mussa Abu Marzuq, ha affermato dal suo ufficio di Damasco che finanziando la Guardia presidenziale della Anp, «gli Stati Uniti vorrebbero fomentare le discordie inter-palestinesi». Abu Marzuq ha lodato invece la Russia che, asseritamente, ha annullato la vendita di mezzi blindati ad Abu Mazen per non inasprire le lotte interne a Gaza.E un altro dirigente di Hamas, Nizar Rayan, è entrato ieri a Gaza proveniente dall’Egitto con le valige piene di contanti: 6 milioni di dollari, stima il Maariv.
Per due volte in 12 ore Abu Mazen e Haniyeh si sono incontrati ieri a Gaza. «La nostra guerra non è interna, è contro gli occupanti», ha detto Haniyeh dopo l’incontro, invocato la fine della lotta interna. I due hanno cercato di convenire che i miliziani devono sparire una buona volta dalle strade. In passato intese simili hanno retto solo poche ore.
Gaza ieri era sotto shock per la «battaglia di Jabalya» avvenuta il giorno precedente quando unità della «Forza di pronto intervento» del ministero degli Interni (di fatto, una milizia di Hamas) hanno stretto d’assedio la residenza del colonnello Muhammed Ghraib, dirigente della Sicurezza preventiva alle dipendenze di Abu Mazen. Per eliminarlo i miliziani si sono fatti strada con i lanciarazzi. Entrati poi nella palazzina, lo hanno freddato con un colpo alla testa. Otto palestinesi sono rimasti uccisi e 60 feriti in quello spietato scontro a fuoco: fra questi, un dirigente di Fatah.
I funerali delle vittime si sono trasformati in un’accesa manifestazione anti-Hamas in cui è stata invocata l’uccisione del ministro degli Interni Said Siam e del ministro degli Esteri Mahmud a-Zahar. Ma gli orrori non erano ancora terminati. Al termine delle preghiere, nel campo profughi di Maghazi, il predicatore Adel Nassar, 50 anni, ha fatto appena in tempo ad uscire dalla sua moschea quando tre miliziani lo hanno crivellato di colpi, uccidendolo sul posto. Un suo compagno è stato ferito in modo grave.
Nassar cercava di tenersi a distanza dalla politica. Secondo Fatah, ieri nel suo sermone aveva tuttavia biasimato Hamas e aveva esortato i palestinesi alla concordia nazionale. «Ha pagato il prezzo della libertà di espressione - ha detto Fatah in un comunicato. - E’ stato vittima di forze oscure che emulano i Taleban e che cercano di conseguire i propri obiettivi mediante l’eliminazione di rivali politici».
Nel frattempo anche il braccio armato della Jihad islamica è molto attivo. Ieri, per tre volte ha attaccato con razzi la città israeliana di Sderot. In serata fonti palestinesi hanno riferito che carri armati israeliani sono entrati per alcune centinaia di metri, nella zona da dove erano partiti i razzi. Ma un portavoce militare israeliano ha poi smentito che l’incursione - la prima da un mese - sia mai avvenuta.

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