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Resistenti o terroristi ? 05/01/2007

Dallas , 5 che il gennaio 2007

      Alla redazione de “ La Stampa” di Torino

 

 

 PER UN CORRETTO USO DELLA LINGUA

 

 

      Ho letto con molto interesse l’articolo del ministro degli Interni francese che concorre per “ Eliseo”,Nicolas Sarkozy. Anche se ritengo che la questione sulla pena di morte a Saddam sia ormai una “vexata quaestio”, tuttavia  penso che offra degli spunti interessanti perche’ l’autore ci spiega le profonde motivazioni  etico-filosofiche della sua formazione intellettuale che sono alla base del suo schierarsi contro la pena di morte che io non contesto anche se non le condivido. Sarkozy e’un  idealista che ha fede nell’Utopia, mentre io da tempo l’ho smessa anche se mi ha affascinato da sempre. Io guardo alla realta’ e per questo  ho fede nel Pragmatismo... Ma gli do ragione quando dice: “ non posso chiamare “resistenti” coloro che ogni giorno fanno esplodere bombe in mezzo ai civili.”

 

L’Iraq e’ una giovanissima democrazia che abbiamo l’obbligo di aiutare, dovremmo incoraggiarla di piu’ e criticarla di meno.  Quando alla televisione ho visto una lunga fila di donne che sono andate a votare, erano tante, ma poi tante, che mostravano fieramente il dito blu, si’, io con grande stupore, le ho ammirate per il loro coraggio! Immedesimiamoci in questo popolo e pensiamo al tributo di sangue che versa quotidianamente ogni giorno, contro il terrorimo, che li’, fa da padrone. Il terrore ostacola il processo di democratizzazione di questo paese che sta mostrando al mondo un cosi’ grande coraggio!  Noi viviamo in mature democrazie dove  le nostre menti sono cosi’ sofisticate che elucubrano e sanno solo elucubrare. Li’ invece e’ questione di vita o di morte.

 

Ma nessuno si muove per porgere loro una mano mentre ognuno di noi potrebbe fare qualcosa.

 

Cominciamo! Voi, signori della stampa, che avete un cosi’ grande potere sui lettori, come pure voi altri della televisione e della radio, ci chiediamo, come ha gia’ fatto Sarkozy, perche’ voi vi ostinate a chiamare “resistenti”coloro che dovrebbero essere invece chiamati “terroristi”? Ed allora se volete dare un apporto alla verita’ e in questo modo aiutare il popolo iracheno come popolo sovrano, mostrate loro il rispetto che merita, operando una distinzione tra i due termini. La semantica dell’eufemismo, cioe’ usare “resistenti”al posto di “ terroristi” confonde chi vi legge e mal si attaglia a degli assassini che vogliono solo far cadere quel paese nel caos e nell’ingovernabilita’.

 

Vi ricordo che il corretto uso della lingua lo esige,oltre che la deontologia professionale.

 

 

Piera Bracaglia-Morante

 


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