L'Islam in Italia, ecco l'intervento di Magdi Allam sul CORRIERE della SERA di oggi, 5/1/2007, in prima pagina.
Sulla questione della poligamia devo delle scuse. Il 14 marzo del 2000 pubblicai su la Repubblica
un'intervista con un poligamo residente a Milano e le sue tre mogli, di cui una musulmana, una convertita e una cattolica praticante, salvaguardando il loro anonimato, ritraendoli in una cornice esotica e sensazionalista da me qualificata come una «rivoluzionaria realtà sociale». Ma a quasi sette anni di distanza prendo atto che fu un errore.
Rappresentai, con toni tutto sommato positivi, un fenomeno sociale e giuridico che oggi rischia di scardinare l'istituto della famiglia monogamica che è alla base della civiltà occidentale. Ebbene ritengo doveroso fare mea culpa, svelando ciò che allora nascosi, nel momento in cui proprio nei prossimi giorni il parlamento si appresta a dibattere una proposta di legge che di fatto rischia di legittimare la poligamia e di consegnare il presente e il futuro dell'islam d'Italia al movimento estremista dei Fratelli Musulmani, da noi rappresentato dall'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia).
Se si conosce che il personaggio in questione è Mohamed Baha' el-Din Ghrewati, all'epoca presidente della Casa della cultura islamica, cioè la moschea di via Padova a Milano, ma soprattutto che stiamo parlando della vera eminenza grigia dell'Ucoii, si comprende il rilievo di tutt'altra natura e spessore che assume quella sua convinta e appassionata apologia della poligamia. Fino al punto da sostenere che «la società che non permette la poligamia è incivile» e che «noi musulmani proponiamo la poligamia come rimedio al fallimento della società italiana».
Tesi ribadita e sostenuta da un altro dirigente di spicco dell'Ucoii, Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate, rivelatosi anche lui poligamo praticante, con due mogli e sette figli. È stata Dacia Valent, responsabile della Iadl (Islamic Anti-Defamation League), ad annunciare a Libero di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano accusandolo di bigamia. Ma la stessa Valent, nel suo blog www.verbavalent.com, è consapevole che difficilmente Abu Shwaima verrà sanzionato: «Non solo la Corte Costituzionale ha abrogato l'articolo 560, quello che puniva il concubinato, ma non si tratta nemmeno del reato previsto dall'articolo 556, quello sulla bigamia, visto che il secondo matrimonio è un semplice matrimonio religioso, senza alcun effetto civile». Per la stessa ragione neppure Ghrewati rischia penalmente, dato che tutti e tre i matrimoni sono stati celebrati in moschea e non hanno effetti civili.
Ed è proprio questo il punto: in Italia è possibile essere poligami di fatto senza violare formalmente la legge, anche se essa sanziona il reato di bigamia. Noi abbiamo la certezza che nelle moschee d'Italia si celebrano matrimoni poligamici, che le famiglie poligamiche stanno diventato una realtà sociale che, anche se concernesse solo l'1,5% del milione di musulmani regolari (è una stima del 2001 emersa da una mia inchiesta), si tratterebbe pur sempre di 15 mila musulmani poligami. Non è certamente casuale il fatto che tutti i dirigenti dell'Ucoii siano favorevoli alla poligamia e che diversi di loro siano effettivamente poligami.
Eppure questa gente non solo gode della totale impunità, ma sono stati prescelti come interlocutori privilegiati delle istituzioni. Sembra proprio che i deputati che hanno presentato le due proposte di legge sulla «libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi» (firmatari Valdo Spini e Boato), siano essenzialmente interessati a accertare che sul piano formale non venga legittimata la poligamia, disinteressandosi del fatto che sul piano sostanziale essa è già una realtà ben radicata in Italia. Non solo, ma laddove all'articolo 28, si contempla la possibilità che l'intesa con lo Stato potrà essere firmata anche da una confessione religiosa «non avente personalità giuridica», di fatto si spalanca la porta all'Ucoii affinché monopolizzi ufficialmente il potere dell'islam in Italia. Non vi è dubbio che sia necessario emanare leggi severe che sanzionino la poligamia, come ha chiesto la Santanché di An, condivido la proposta di espellere dall'Italia gli stranieri poligami avanzata dalla Biancofiore di Fi, ma resta il fatto che dobbiamo affrontare la realtà della poligamia esercitata da cittadini italiani musulmani tramite le moschee d'Italia. Che gli estremisti islamici pratichino la dissimulazione non mi sorprende affatto. Ma mi preoccupa che i nostri parlamentari sembrano non vedere e non capire che la sharia islamica è già praticata in Italia e che ci stiamo arrendendo a chi persegue il sogno di un'Italia islamizzata.
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