Un foglio anti-americano, IL MATTINO del 2 gennaio 2007. Si continua a discutere sull’esecuzione di Saddam Hussein e il giornale napoletano dedica i titoli, sottotitoli e occhielli di un’intera pagina (la pag.7) non ai crimini del dittatore ma alla commozione e al ricordo dei nostalgici. Si va da “Prima della sepoltura avvenuta nella notte centinaia di persone hanno baciato la salma” a “Nostalgici in lacrime sulla tomba di Saddam”, passando per “
La figlia Raghad
protesta ad Amman”, e ancora spazio, in un altro titolo, alla propaganda dei fedelissimi tagliagole del rais: “Al Duri è il solo presidente legittimo”. La pagina viene impacchettata da un articolo sulle vittime militari americane che ha il seguente titolo: “Tragico traguardo per Bush: 3.000 i soldati morti” .
Ma è a pag. 6 che viene fuori tutto l’anti-americanismo del quotidiano per mezzo di un’intervista allo storico Franco Barbagallo. L’articolo vuole essere una “risposta” all’altro, principale, pubblicato alla stessa pagina, in cui c’è il resoconto della risposta che il governo iracheno ha voluto dare a quello italiano in seguito alle critiche per la pena capitale inflitta al sanguinario dittatore iracheno (titolo: ”Baghdad all’Italia: ricordatevi di Mussolini”). La prima metà dell’intervista in realtà intervista non è, ma bensì una lunga introduzione dell’intervistatore che ha l’unico scopo di accreditare come autorevoli le debolissime tesi dell’intervistato sull’incomparabilità dell’esecuzioni del dittatore italiano e di quello iracheno. Per il professore, incredibilmente, il processo cui è stato sottoposto il tiranno mediorientale, cosa di cui non beneficiò l’altrettanto spietato Mussolini, sembra rendere l’esecuzione nientemeno che più ingiusta. Il motivo, come ben si evince dal seguito dell’intervista, è ideologico anziché sostanziale. L’ideologia, ovviamente, non può che essere quella anti-americana di cui il prof. fa sfoggio. I cattivi americani vengono incolpati, dal “fine studioso”, di aver catturato e fatto processare Saddam, e addirittura di non averlo ammazzato nel suo rifugio una volta scovato!
“Ben diverso il caso di Saddam Hussein, tiranno, assassino, capo di Stato al quale è stata fatta una farsa di processo. La sua esecuzione è un desolante esempio della grande ipocrisia degli americani, cui spettava il compito di eliminarlo: sarebbero stati più seri se, una volta catturato il dittatore iracheno, lo avessero ucciso subito”.Davvero parole degne di un “fine studioso”.
Ecco l'articolo-intervista a pag.6 di Donatella Trotta
«Le due esecuzioni non sono comparabili»
Lo storico Barbagallo: è assurdo come il paragone Saddam-Hitler
DONATELLA TROTTA Mussolini come Saddam Hussein? «Un paragone improponibile: per contesto, protagonisti, organismi responsabili delle due morti». S’indigna lo storico Franco Barbagallo, a sentire le polemiche dettate da certi accostamenti a suo avviso assolutamente impropri: «Si tratta di due fatti la cui imcomparabilità è totale, dunque un confronto storico è assolutamente infondato», sottolinea Barbagallo, ordinario di Storia contemporanea e direttore del dipartimento di discipline storiche dell’Università di Napoli «Federico II», fine studioso e saggista attento ai problemi politici, sociali, culturali e metodologici della storia d’Italia e, in particolare, del Mezzogiorno (dal Settecento ad oggi). Come dimostrano anche i suoi saggi più recenti, da Enrico Berlinguer (Carocci 2006) alle sue analisi de Le classi dirigenti nella storia d’Italia (nei volumi a cura di Bruno Bongiovanni e Nicola Tranfaglia, Laterza). La provocazione degli iracheni è diventata spunto per nuove polemiche politiche, in Italia... «Purtroppo, è un segno dei tempi (in cui l’ignoranza storica regna sovrana), ma anche del malcostume politico che trincia con grossolana superficialità giudizi i quali, con la Storia, non c’entrano nulla. Un po’ come il confronto che Bush fece tra Saddam Hussein e Hitler: pagliacciate. In questa vicenda, la Storia è fra le vittime del tempo. Oggi si ragiona solo in termini di stretta attualità, non c’è considerazione né del passato né tantomeno del futuro». Quali sono le differenze più eclatanti tra la vicenda del dittatore iracheno e quella del duce italiano? «Innanzitutto, Mussolini non ha avuto un processo: la sua esecuzione è stata un atto politico, per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale dell’alta Italia, organismo politico-militare che se ne è assunta la piena responsabilità storica. Peraltro largamente condivisa. Il duce è stato giustiziato insomma sul campo, all’interno di una sanguinosissima guerra civile che non era affatto finita, con vittime da tutte le parti. Ed è stato ucciso in quanto responsabile del regime che in quella guerra era combattuto». E Saddam Hussein? «Ben diverso il caso di Saddam Hussein, tiranno, assassino, capo di Stato al quale è stata fatta una farsa di processo. La sua esecuzione è un desolante esempio della grande ipocrisia degli americani, cui spettava il compito di eliminarlo: sarebbero stati più seri se, una volta catturato il dittatore iracheno, lo avessero ucciso subito».