Sul FOGLIO di oggi, 2/1/2007 l'analisi di Herbert Meyer su Occidente e Terrorismo. Ci auguriamo che chi di dovere legga le sue righe e poi si comporti di conseguenza. Ha ragione Meyer, perdere la guerra è farla a metà.
Ecco l'articolo, stamparlo, farlo circolare, parlarne, citarlo scrivendo ai giornali.....
Si può discutere sul fatto se in Iraq stiamo vincendo o perdendo, ma è chiaro che nostro dibattito nazionale sulla guerra ha iniziato a entrare in un vicolo cieco. Oggi nostri leader eletti, i nostri più influenti commentatori e persino i comuni cittadini americani, chiacchierando al lavoro o a cena, hanno iniziato a ripetere le stesse frasi come robot: tutti ripetiamo le stesse cose. Ciò che inizia come una semplice conversazione finisce in una litigata. Dobbiamo ricominciare a riflettere sulla guerra, e non dobbiamo aver paura di farlo. Dopo tutto, lo facciamo con i nostri computer. Quando un programma comincia a non funzionare più quando anche i dischetti di riavvio non servono a ripararlo, la sola cosa da fare è cancellare il programma e reinstallarlo. Proviamo a fare quello che gli scienziati chiamano un “esperimento della mente”. Con gli occhi della mente, aprite la finestra Pannello di controllo”, cliccate su “Aggiungi/ rimuovi Programmi”, andate su “Guerra” fatte un doppio click. Sullo schermo appare una finestra che vi chiede se avete intenzione di rimuovere il programma. Cliccate su “sì”: in pochi minuti il programma sarà rimosso dal vostro hard disk. E adesso proviamo a “reinstallare” il programma, pensando bene che cos’è realmente la guerra. Abbiamo provato di tutto. Abbiamo avuto regni e imperi di ogni dimensione e carattere. Abbiamo avuto dittature militari e dittature civili. Abbiamo avuto stati totalitari di destra, come il fascismo, e di sinistra, come comunismo. Abbiamo avuto monarchie costituzionali, repubbliche e democrazie. In un certo senso, ognuna di queste formule può essere considerata come un sistema operativo. Sappiamo tutti che cos’è un sistema operativo. Oggi, per esempio, abbiamo Windows, della Microsoft, OS X, della Apple, Linux. Ogni sistema ha i suoi pregi e i suoi difetti, e ogni consumatore acquista quello che preferisce. Altrettanto spesso, nella politica e negli affari, un sistema operativo cerca di distruggere tutti gli altri. Nel mondo degli affari, questo obiettivo non viene quasi mai realizzato. Ma in politica, i contendenti hanno carriarmati e altre armi. Quando un sistema operativo cerca di distruggere tutti gli altri, il risultato è una guerra globale. Se Hitler si fosse accontentato di rimanere entro i confini della Germania, l’esito del sistema operativo nazista sarebbe stato spaventoso soltanto per il popolo tedesco, e non ci sarebbe stata la Seconda guerra mondiale. Se Lenin, Stalin e i loro successori si fossero accontentati di imporre il comunismo soltanto in Unione Sovietica, i cittadini russi sarebbero stati ridotti a una vita miserabile, ma non ci sarebbe stata la Guerra fredda. Ora, quando si osserva la storia attraverso prisma dei sistemi operativi, ci si accorge che un sistema operativo ha battuto tutti gli altri: la civiltà occidentale. Le sue caratteristiche fondamentali sono la separazione fra chiesa e stato, il primato dell’individuo sullo stato, la promozione dell’espressione artistica, della curiosità intellettuale, della libera impresa e uno sforzo continuo per raggiungere l’uguaglianza fra tutte le razze e fra due sessi. Anche la civiltà occidentale ha suoi difetti e le sue imperfezioni, come avviene per ogni sistema operativo ideato e gestito da esseri umani. Ma, secondo ogni parametro di giudizio, la civiltà occidentale la più grande realizzazione di tutta la storia. L’esperienza con i regimi fascisti e comunisti Mentre la civiltà occidentale si sviluppava, si è affermato anche un altro sistema operativo. Gli studiosi discutono sul nome da dare a questo sistema, ma, per comodità, chiamiamolo islam radicale. Le sue principali caratteristiche sono l’unione di chiesa stato, la sottomissione degli individui a entrambi, la frustrazione dell’espressione artistica e della curiosità intellettuale, l’annientamento del talento imprenditoriale e la considerazione della donna come una proprietà anziché come un essere umano. Esattamente come la civiltà occidentale, anchequesto sistema operativo ha difetti e imperfezioni. Ma, a differenza della civiltà occidentale, l’islam radicale ha un difetto che non è correggibile: non è compatibile con mondo moderno. Gli attentati dell’11 settembre ci hanno fatto capire che i leader dell’islam radicale sono decisi a imporre su di noi il loro sistema operativo. Il loro obiettivo è la distruzione della civiltà occidentale. La guerra che stiamo combattendo serve appunto per impedire che questo accada. Se ripensiamo due più recenti attacchi sferrati contro la civiltà occidentale (dal fascismo nella Seconda guerra mondiale e dal comunismo nella Guerra fredda), ci accorgiamo, forse con una certa sorpresa, di quanto fossero profondi disaccordi tra i nostri leader, i nostri commentatori, i nostri amici e parenti su quale fosse il modo migliore di rispondere alla minaccia. Chiunque creda che, durante queste guerre, la “politica” fosse stata sospesa Washington o al tavolo da pranzo) si sbaglia grosso. Ma c’era una questione sulla quale tutti erano d’accordo: la civiltà occidentale si meritava di vincere. Malgrado i suoi difetti e le sue imperfezioni, il nostro sistema operativo era migliore di quello che minacciava di distruggerci. Perciò abbiamo combattuto con tutte le forze – fino alla morte necessario – per la nostra sopravvivenza. Ora possiamo capire perché il nostro dibattito sull’attuale conflitto è diventato così feroce, intenso e fazioso. Oggi, un folto numero di persone ritiene che non ci sia ragione di difendere la civiltà occidentale e che nostro sistema operativo non si meriti sopravvivere. Chi la pensa in questo modo così concentrato sui difetti e le imperfezioni della civiltà occidentale che non riesce più vederne le realizzazioni. Così, mentre alcuni di noi discutono su come vincere la guerra, altri vogliono semplicemente farla cessare. Detto in poche parole, la prima decisione che dobbiamo prendere è questa: vogliamo vincere questa guerra a ogni costo? Se risposta è “no”, allora la cosa migliore da fare è farla cessare immediatamente. Questo significherebbe che abbiamo deciso di arrenderci e consegnare la civiltà occidentale suoi nemici e che noi stessi, o, più probabilmente, i nostri figli e nipoti vivranno agli ordini del sistema operativo dell’islam radicale. Se invece la nostra risposta è “sì”, ossia che abbiamo intenzione di vincere questaquesta guerra a ogni costo, allora dobbiamo essere pronti a combattere impiegando tutta la nostra forza e potenza. Se volete capire perché ciò è necessario, basta ripensare alle strategie che ci hanno permesso di vincere la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda. Il nostro obiettivo non era quello uccidere la popolazione nemica ma di annientare un sistema operativo. Avevamo capito che la maggior parte dei tedeschi non era nazista, così come la maggior parte dei russi non era comunista. Non erano loro problema; il problema era il sistema operativo che gli era stato imposto dai loro leader. Allargare il conflitto a Siria e Iran Nella Guerra fredda, siamo stati capaci far crollare il sistema operativo comunista sovietico senza un grande impegno di violenza – un successo strabiliante per il quale, un giorno, Ronald Reagan, Margaret Thathcer e Papa Giovanni Paolo II saranno celebrati dalla storia. La Guerra fredda è finita nel 1991, quando l’Unione Sovietica smesso di esistere. Ma nella Seconda guerra mondiale non avemmo altra scelta se non quella di colpire e bombardare l’Italia, annichilire la Germania e sganciare due bombe nucleari sul Giappone. Fu terribile, ma funzionò. La guerra finì, il sistema operativo fascista smise di esistere e le persone che erano state sottoposte a questo sistema trovarono il modo per andare oltre. Il Giappone ha raggiunto la civiltà occidentale, e l’Italia e la Germania l’hanno riraggiunta. Nonostante questo nessuno sembra aver notato che la nostra strategia per vincere l’attuale conflitto è sorprendentemente simile a quella dei conflitti precedenti. I nostri nemici non sono coloro cui è stato imposto sistema operativo dell’islam radicale, ma sono il sistema stesso. Stiamo usando il potere militare, in Iraq e in Afghanistan, per dare ai musulmani moderati, che sono la maggioranza, la loro prima possibilità di prendere il potere per un lungo periodo. La nostra speranza è che, nel tempo, questi moderati possano sviluppare un sistema operativo islamico che sia compatibile con il mondo moderno e – ancor più importante – che possa coesistere in pace con il nostro sistema. L’Amministrazione Bush ha ora realizzato – in ritardo – che per raggiungere il nostro obiettivo dobbiamo usare più violenza quanto avesse immaginato e sperato. Perquesto il presidente sta ora prendendo in seria considerazione l’ipotesi di inviare più truppe in Iraq. Detto semplicemente: non abbiamo colpito il sistema operativo dell’islam radicale abbastanza forte da farlo crollare. E questo significa che la vera questione non è il numero di soldati che inviamo Iraq, e forse anche in Afghanistan, ma gli ordini che il presidente Bush dà ai comandanti militari. Se il presidente ordina di fare meglio che riescono con le truppe addizionali per tenere Baghdad sotto controllo, massimo potremo rimandare la nostra sconfitta e patire altre perdite tra i nostri soldati. Ma se gli ordini del presidente sono quelli di far crollare il sistema operativo dell’islam radicale una volta per tutte, state pure pronti a raggiungere un livello di violenza che non abbiamo mai visto fin dai giorni più bui della Seconda guerra mondiale. Quando il generale William Tecumesh Sherman disse che “la guerra è un inferno”, non stava parlando di soldati che combattono altri soldati. Voleva dire che la fine della guerra implica necessariamente dolore per civili che non vogliono più tollerare la continuazione del conflitto. Questo perché nessun esercito può continuare a combattere senza il tacito consenso della popolazione civile sul territorio su cui sta operando. La guerra non è un’operazione chirurgica con laser, indipendentemente da quanto sono avanzate le armi che si utilizzano. La guerra un affare miserabile e viscido in cui gli innocenti soffrono tantissimo. Sherman odiava marciare in mezzo alla Georgia e infliggere dolore alle persone che incontrava sulla sua strada, ma capì che fare così era l’unico modo per far finire la guerra. La violenza che dobbiamo infliggere per vincere non sarà limitata soltanto a Baghdad, o all’Iraq. Come non si può riempire un vaso di acqua se ci sono due buchi alla base del vaso stesso, così non si potrà finire guerra in Iraq fintanto che Siria e Iran continueranno a interferire. Finora non abbiamo fatto nulla per impedire queste ingerenze, e se non lo faremo non potremo mai vincere. In altre parole, per far collassare il sistema operativo dell’islam radicale dovremo allargare la guerra. Più precisamente, il governo della Siria e quello dell’Iran devono essere allontanati dal conflitto, sia forzando questi esecutivi a smettere di combattere rimuovendoli e rimpiazzandoli. Persone stimate non saranno d’accordo sui passi specifici da prendere, e quando e come prenderli. Non c’è nulla di sbagliato in questo, e dibattito per se stesso è salutare. Anzi, la nostra tolleranza per la discussione pubblica anche nei periodi di guerra – è tra le forze più grandi della nostra civiltà occidentale. Ma se non possiamo risolvere il dilemma sulla nostra volontà o non volontà di vincere questa guerra a qualsiasi costo, perderemo presto anche la possibilità di decidere. Come disse il presidente Lincoln sulla schiavitù negli Stati Uniti, una casa divisa contro stessa non può resistere, non possiamo essere mezzi schiavi e mezzi liberi. C’è stato bisogno di una guerra civile per risolvere questa questione. Oggi la nostra scelta è combattere per la civiltà occidentale a ogni costo smettere di batterci e accettare che il nostro sistema operativo si eroda. E siamo così divisi su questo punto che non è quasi neppure un’esagerazione definire la nostra discussione come una guerra civile. Fino a che non risolviamo questo quesito, siamo incastrati nelle mezze misure che rimandano la sconfitta, ma allo stesso tempo bloccano il percorso verso la vittoria. E in guerra, se non stai vincendo stai perdendo. Non c’è nulla mezzo. Dobbiamo scegliere: rinunciare o appello alla nostra volontà di vittoria. Il problema è che abbiamo molto poco tempo per decidere. Anzi, il tempo per decidere è ormai finito. Herbert Meyer © American Thinker Ha servito nell’Amministrazione Reagan, il suo dvd “L’assedio della civiltà occidentale” è un bestseller internazionale (traduzione di Aldo Piccato)
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