martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.01.2007 Saddam come Mussolini ?
l'opinione di alcuni storici

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 gennaio 2007
Pagina: 10
Autore: Antonio Carioti
Titolo: «Parallelo legittimo con la fine del fascismo. Ma gli storici si dividono.»

Antonio Cairoti ha sentito l'opinione di alcuni storici sulla condanna a Saddam e la fine del fascismo.. Sul CORRIERE della SERA di oggi 2/1/2007, a pag.10, con il titolo "Parallelo legittimo con la fine del fascismo. Ma gli storici si dividono".

L'analogia tra l'uccisione di Mussolini e l'esecuzione di Saddam Hussein non convince gli studiosi. Ma proprio uno storico, Giovanni Sabbatucci, ha avanzato un parallelo tra le due vicende: gli iracheni, ha scritto sul Messaggero
di domenica 31 dicembre, «si sarebbero sentiti defraudati di un loro diritto» se gli americani avessero impedito l'eliminazione del tiranno di Bagdad, «non diversamente dai resistenti italiani se Mussolini fosse finito in mano agli alleati».
Giovanni De Luna concorda: a suo avviso «i partigiani comunisti, ma anche gli azionisti, avrebbero vissuto come un abuso un intervento alleato che avesse sottratto loro Mussolini per destinarlo a un processo. Ma bisogna aggiungere che il rapporto degli angloamericani con la Resistenza italiana era diverso da quello esistente oggi in Iraq, se non altro perché da noi tutto riprese a funzionare subito dopo la Liberazione, mentre là sono ancora in pieno marasma a tre anni dalla caduta di Saddam». Ciò si riflette poi nelle due esecuzioni: «Mussolini viene ucciso in una fase d'interregno, in cui il vecchio potere è crollato e il nuovo non è ancora sorto: cade il monopolio statale della violenza e gli insorti si fanno giustizia da soli. Invece in Iraq esiste formalmente un governo legittimo, ma le modalità dell'impiccagione di Saddam, con i boia che insultano il condannato, sono da regolamento di conti tra fazioni. E il filmato del supplizio ricorda i video delle decapitazioni compiute dai terroristi di Al Qaeda».
Pone l'accento sulle differenze anche Dino Cofrancesco: «Mussolini venne fucilato per decisione di un comitato insurrezionale, che eliminava il nemico secondo la logica della guerra, proprio per evitare un processo, magari gestito dagli alleati, in cui l'imputato avrebbe potuto confondere le acque. Invece in Iraq si è preteso di dare una veste giurisdizionale alla decisione di sopprimere il tiranno, senza peraltro assicurargli effettive garanzie. È stata una mossa falsa: il giudizio sulla dimensione tragica della politica, che spesso richiede di sacrificare vite umane, non si può affidare ai tribunali».
Aurelio Lepre introduce il paragone con il processo di Norimberga: «Come in quel caso, si trattava di dare un giudizio storico, non etico. Sul piano dei principi morali, in guerra nessuno è innocente. Ma i capi nazisti avevano la responsabilità di aver scatenato il conflitto più distruttivo della storia, come Saddam aveva quella di aver martoriato l'Iraq. Quindi ha ragione Sabbatucci: gli iracheni avevano il diritto di condannare il despota, come noi italiani punimmo Mussolini. Sarebbe stato inaccettabile sottrarre Saddam al popolo da lui massacrato, per affidarlo a una giustizia internazionale sulla cui legittimità ho dei forti dubbi».
Sul rapporto tra le due esecuzioni e il loro contesto si sofferma Silvio Lanaro: «La fucilazione di Mussolini chiude una guerra civile, ne è in qualche modo il sigillo. In Iraq al contrario il conflitto è in corso, si fa ogni giorno più sanguinoso e sarà di certo inasprito dall'impiccagione di Saddam, un personaggio in cui parte della popolazione ancora si riconosce. Se il tiranno fosse stato eliminato immediatamente dopo la cattura, si sarebbe trattato di un episodio di guerra, mentre così la vicenda si è protratta a lungo ed è stata rivestita di un manto giuridico artefatto. È stato un evidente, gravissimo errore politico».
Sulla diversità tra i due conflitti pone l'accento anche Gian Enrico Rusconi: «In Italia si scontravano due minoranze armate, nell'ambito di un conflitto mondiale, mentre in Iraq la guerra civile riguarda due comunità etnico-religiose ed è stata innescata dall'intervento straniero, che pure si proponeva di esportare la democrazia. La scelta di far giudicare Saddam da un tribunale iracheno rispondeva proprio all'obiettivo degli americani di affermare certi valori, ma ha incontrato difficoltà realizzative spaventose, tanto che il processo è stato definito iniquo anche da un osservatore equilibrato come Antonio Cassese. Quanto alla questione sollevata da Sabbatucci, non è detto che gli alleati volessero Mussolini vivo. Renzo De Felice pensava che almeno i britannici avessero favorito la sua eliminazione».
Su questo punto dissente Nicola Tranfaglia: «Ho l'impressione che Mussolini, se fosse finito nella mani degli alleati, avrebbe ricevuto un trattamento mite, rispetto a quello subito dai massimi dirigenti tedeschi e giapponesi. Non credo che sarebbe stato condannato alla pena capitale. E sicuramente la maggioranza delle forze partigiane avrebbe espresso un giudizio negativo su un esito del genere, perché il fascismo di Salò aveva seminato lutti e stragi che la Resistenza non poteva dimenticare. Quanto al paragone con Saddam, mi sembra che le somiglianze siano scarse: si tratta di due dittatori durati entrambi a lungo, ma caduti in modo del tutto diverso».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT