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La Stampa Rassegna Stampa
02.01.2007 Dopo Saddam: la sorte degli altri criminali
nel racconto di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 02 gennaio 2007
Pagina: 8
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Nel mazzo dei ricercati mancano dieci carte»

Dopo aver letto Vattimo, diamoci una ripulita con l'articolo di Maurizio Molinari, che da New York commenta la situazione irachena. A pag 8 della STAMPA di oggi, 02/01/2007, l'articolo " Nel mazzo dei ricercati mancano dieci carte". Si parla anche di Tariq Aziz, l'altro grande criminale al pari di Saddam, che però, essendo di fede cristiana, era l'enfant chéri del Vaticano. Adesso sembra che stia rivelando in carcere importanti segreti. Che cattivi questi americani, gli isrealiani avrebbero dovuto imparare da loro, quando benignamente liberarono monsignor Capucci consegnandolo al Vaticano. Che non mantenne le promesse.

Ecco l'articolo:

Cinquantacinque super-ricercati, tre uccisi, quarantuno catturati, dieci ancora a piede libero ed una rilasciata: la parabola dei volti raffigurati nelle 55 carte della nomeklatura del Baath iracheno racconta cosa rimane della struttura di potere grazie alla quale Saddam Hussein ha governato dal 1969 al 2003.
A svelare l’esistenza del mazzo di carte fu l’11 aprile 2003 il generale americano Vincent Brooks, vicecomandante delle operazioni in Iraq. Quarantotto ore prima Baghdad era caduta ed il Pentagono si affidava a quelle 55 carte per rappresentare la caccia all’uomo tesa a portare di fronte alla giustizia i responsabili dei crimini della dittatura. La trovata si richiamava a quanto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale ed il conflitto di Corea, allorché i militari americani avevano creato artigianalmente mazzi di carte con i volti dei nemici con i quali giocare durante le pause dei combattimenti, ma ora l’intenzione era ben altra: trasformare i nomi più temuti del regime in criminali braccati al fine di far percepire ad oltre 20 milioni di iracheni che Saddam non sarebbe più tornato.
Stampate per la prima volta in Texas su ordinazione dell’ambasciata americana in Kuwait, le carte hanno iniziato a raccontare il dopo-Saddam dal pomeriggio del 22 luglio 2003, quando in una fattoria nei pressi di Mosul vennero uccisi l’Asso di Fiori e l’Asso di Cuori, ovvero Qusay e Uday Hussein, i due figli del deposto Raiss che fino a quel momento avevano guidato la guerriglia creando nelle aree sunnite a nord-est di Baghdad una roccaforte militare fondata sulla rete tribale dei famigliari di Saddam. I giornali iracheni pubblicarono le immagini dei cadaveri dei figli assieme a quelle delle carte oramai scartate da un mazzo di super-ricercati che si è andato riducendo soprattutto grazie agli arresti. Quello più importante è avvenuto il 21 agosto del 2003, quando a finire in manette fu il Re di Picche ovvero Ali Hassan al-Majid, più noto come «Ali il Chimico» per essere stato il braccio e la mente del ricorso ai gas velenosi per sterminare migliaia di civili curdi a metà degli anni Ottanta. Emulando i gerarchi in fuga dalle rovine del Terzo Reich, «Ali il Chimico» era riuscito a far perdere le proprie tracce durante la caduta di Baghdad, fino a farsi credere ucciso da un bombardamento americano ma il tentativo di trovare la salvezza oltre il confine siriano fallì grazie ad uno - o più - tradimenti ispirati dalle carte, favoriti da taglie per centinaia di migliaia di dollari.
Al-Majid è ora destinato ad essere il principale accusato nel processo che si celebrerà a Baghdad per la strage di Halabja - 5000 morti e 10 feriti il 16 marzo del 1988 - e come lui sono numerosi gli ex gerarchi in attesa di giudizio che potrebbero essere condannati alla pena capitale: dall’Asso di Quadri, l’ex segretario personale di Saddam Abid Hamid Mahmud al Tikriti, al Re di Quadri, l’ex comandante regionale di Baghdad Aziz Salih al-Numan. Fra i quarantuno detenuti eccellenti quello sul quale vi sono maggiori interrogativi è l’ex vicepremier Tareq Aziz, l’uomo che Saddam ebbe al fianco durante la Prima Guerra del Golfo: fu lui a consegnarsi agli americani il 25 aprile del 2003 e da allora le indiscrezioni si sono moltiplicate sull’Otto di Picche, indicandolo tanto come proficuo collaboratore degli americani quanto come teste determinato a legittimare a posteriori ogni decisione del Raiss.
Ma il mistero che circonda la detenzione di Aziz è nulla rispetto a quanto avvenuto al Cinque di Cuori ovvero Huda Salih Mahdi Ammash, l’ex titolare del Commercio meglio nota come «Dottoressa Antrace» per essere stata incariata da Saddam Hussein di seguire i progetti secreti per lo sviluppo di armi di distruzione di massa. Quando venne arrestata dagli americani il 9 maggio del 2003 il Pentagono ritenne di avere in mano la chiave di accesso ai segreti delle introvabili armi di Saddam - che erano state indicate dalla Casa Bianca come giustificazione per l’attacco - e successivi rapporti Onu indicarono nella «Dottoressa Antrace» una persona che stava collaborando ma delle informazioni ottenute dal Pentagono si è saputo assai poco fino a quando, il 18 dicembre del 2005, venne rimessa in libertà perché considerata «non più in grado di nuocere». Nessuna accusa le è mai stata formulata e di lei si è persa ogni traccia.
La caccia continua invece per i dieci gerarchi che rimagono a piede libero. In cima alla lista degli uomini da catturare c’è Izzat Ibrahim al-Duri, il Re di Fiori ed ex vicepresidente di Saddam. Era lui a ricoprire l’incarico di comandante della regione militare settentrionale ed il fatto che proprio in questa regione si sia meglio organizzata la guerriglia sunnita fa supporre all’intelligence americana che possa esserne lui il capo. Al-Duri è stato considerato più volte per morente, malato di leucemia, disposto a collaborare e pronto ad arrendersi ma in realtà resta imprendibile. Proveniente dagli stessi clan di Tikrit che diedero i natali a Saddam, al-Duri è oggi l’uomo da prendere per il Pentagono anche se, forse, ancora più pericoloso di lui è il latitante Hani abd al-Latif al-Tilfah al-Tikriti, ovvero lo spietato nipote di Saddam che guidava l’intelligence e la cui carta del Re di Cuori è ancora priva di foto.
L’esecuzione di Saddam Hussein a Baghdad all’alba del 31 dicembre ha fatto uscire dal mazzo la carta più importante, quell’Asso di Picche su quale la Casa Bianca ed il governo iracheno di Nuri al Maliki scommettono per innescare un effetto-domino capace di spingere alla defezione gli ultimi irriducibili combattenti del Baath.

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