Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi 30/12/2006, a pag.15, una cronaca, più che politica, diremmo molto di sapore pettegolo di Elisabetta Rosaspina, non nuova a questo tipo di informazione. Prima, alcune notizie sulla Livni:
• «SIGNORA PULIZIA»
Quarantotto anni, avvocato di Tel Aviv, Tzipi Livni è stata soprannominata «Mrs. Clean», Signora Pulizia, per la reputazione integerrima costruita nei sette anni in Parlamento.
• IN FAMIGLIA
Il padre Eitan era stato comandante dell'«Irgun», l'organizzazione militare che si battè contro la Gran Bretagna per la nascita dello Stato di Israele. Sposata, ha due figli.
•AL GOVERNO
Eletta nel conservatore Likud nel 1999, ha ricevuto il primo incarico di governo nel 2001.
Lo scorso maggio è stata nominata vice premier e ministro degli Esteri.
•DAL LIKUD A KADIMA
Alla fine del 2005 ha lasciato il Likud per la nuova formazione di centro Kadima.
GERUSALEMME — Era la pupilla di Ariel Sharon, sta diventando la spina nel fianco di Ehud Olmert. L'adrenalinico ministro degli esteri Tzipi Livni, nel giro di poche settimane, ha tenuto a far sapere che: trattare con la Siria di Bashar Assad è un obiettivo strategico per Israele; gli incontri tra il suo primo ministro e il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, devono diventare regolari e non restare occasionali; le trattative coi palestinesi devono andare avanti anche se da Gaza continuano a piovere missili su Sderot e Ashkelon; il confine del futuro stato palestinese potrebbe essere discusso e tracciato seguendo il percorso del Muro, o Barriera di sicurezza, che serpeggia in Cisgiordania. E, non ultimo, una sua futura candidatura alla poltrona di Olmert non sarebbe da escludere, nel caso in cui le rispettive opinioni in materia diplomatica dovessero drasticamente divergere.
Pare che nessuna delle dichiarazioni, tanto meno quest'ultima, fosse stata concordata con il capo del governo. La cui sorpresa è stata mal dissimulata, come i conseguenti sospetti che le ambizioni politiche della signora stiano sconfinando nella concorrenza interna. Ufficialmente il lavoro di squadra continua: Tzipi Livni ha spalleggiato Olmert quando il premier ha deciso di non rispondere ai missili kassam sparati da Gaza. Ha continuato a sostenerne le ragioni tre giorni fa, quando dopo il ferimento di due quattordicenni a Sderot, e una riunione urgente coi vertici della sicurezza, Olmert ha annunciato invece operazioni militari, seppure «contenute», nella Striscia, e non ancora attuate.
Ma giornalisti e deputati avvertono sempre più, nei corridoi della Knesset (il parlamento) gli spifferi di una gelida sfida a distanza.
Ogni frase che esce dalla bocca dei due protagonisti passa al microscopio degli analisti parlamentari per identificare eventuali germi di una rottura in incubazione. Per alcuni dei più influenti commentatori, come Nahum Barnea e Ben Caspit, il governo israeliano parla «a più voci», se si aggiunge anche quella del ministro della difesa, Amir Peretz, sempre in tema di politica estera e di rapporti con la Siria, in particolare.
L'ultima intervista a Tzipi Livni, apparsa ieri sull'inserto settimanale del quotidiano
Haaretz, a dieci mesi dalla nomina a ministro degli Esteri, non richiedeva neppure una lente d'ingrandimento: il lungo resoconto del Tzipi-pensiero sulla soluzione del conflitto ruota attorno a un progetto operativo che ormai prescinde dalla Road Map, il percorso di pace patrocinato da Nazioni Unite, Unione Europea, Russia e Stati Uniti nel 2003. Un' alternativa anche all'Accordo di Ginevra, con i cui promotori palestinesi, come Yasser Abed Rabbo, Livni si sarebbe già incontrata. Quando insiste sull'opportunità di rafforzare l'ala moderata palestinese e Fatah contro Hamas, il ministro non si discosta dalle posizioni di Olmert.
Proprio in questi giorni il governo israeliano ha favorito l'ingresso di duemila fucili e milioni di munizioni a Gaza per rifornire le forze di sicurezza dell'autorità palestinese di Abu Mazen. Ma per la risoluta Tzipi la fedeltà al suo premier non è incondizionata: «Se posso realizzare quello in cui credo con il suo appoggio, sto bene dove sto. Altrimenti mi candiderò al posto in cui posso farlo, cioè l'ufficio del primo ministro». Da dove arriva una risposta stizzita: «La sua è soltanto una visione, non esiste un nuovo piano di pace». Piuttosto una nuova concorrente elettorale.
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