Un interessante ritratto di Mohammed Dahlan nell'articolo uscito oggi (non firmato) 29/12/2006 sul FOGLIO a pag.3. eccolo:
Gerusalemme- L'Egitto e Mohammed Dahlan sono di nuovo protagonisti di quel che succede a Gaza. Mercoledì, il rais palestinese Abu Mazen ha incontrato il leader egiziano, Hosni Mubarak. Presenti al colloquio l’ex capo della Sicurezza della Striscia e il numero uno dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, che da anni gestisce il dossier palestinese. Poche ore dopo, il quotidiano israeliano Haaretz scriveva il Cairo avrebbe passato un largo quantitativo di armi duemila AK-47 e ventimila caricatori) alle forze di sicurezza palestinesi legate ad Abu Mazen, con il coordinamento dell’esercito israeliano. L’obiettivo sarebbe quello di appoggiare il fronte presidenziale contro Hamas, dopo i recenti scontri tra fazioni nella Striscia, acutizzati dall’annuncio nuove elezioni da parte del rais. La decisione sarebbe stata presa sabato scorso, in occasione dell’incontro tra Abu Mazen e il premier israeliano, Ehud Olmert. I Comitati di resistenza popolare, gruppo legato a Hamas, hanno già fatto che le armi in arrivo a Fatah saranno usate contro Israele. Nabil Abu Rudeineh, portavoce di Abu Mazen, smentisce il trasferimento di munizioni. Nabil Amr, consigliere del rais, dice al Foglio che, per ora, sul terreno non nulla, benché esista da tempo un accordo tra israeliani e palestinesi sui rifornimenti d’armi da paesi arabi. Ahmed Farra, fino a poche settimane fa direttore dell’ufficio di Dahlan,Dahlan, oggi membro del dipartimento per il sostegno dei negoziati dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, telefono da Gaza nega l’arrivo di armi. Non nega, però l’interesse dell’Egitto alla stabilizzazione di Gaza. Olmert sarà il 4 gennaio a Sharm el Sheikh. La presenza Dahlan e Suleiman al colloquio tra rais palestinese e leader egiziano non è casuale. Dahlan ha ottimi rapporti con gli egiziani. Come ricorda anche el Farra, il Cairo ha una delegazione permanente a Gaza, dove Suleiman è di casa e ha frequenti incontri con Dahlan. Si è già parlato di quest’ultimo come possibile nuovo capo della Sicurezza nella Striscia molti analisti ritengono che gli egiziani abbiano pensato a lui, unica alternativa possibile al potere di Hamas a Gaza, come destinatario delle armi e leader forte. “Abu Mazen ha sempre relazioni con persone potenti come Dahlan – spiega Farra – Dahlan ha buoni rapporti con l’Egitto e l’Egitto lo vede come persona che può controllare la situazione a Gaza”. Che il Cairo preferisca una leadership di Fatah al potere di Hamas, gruppo islamico nato dai Fratelli musulmani egiziani, fastidiosa opposizione interna al regime, non è un segreto. Quando pochi giorni fa il premier palestinese di Hamas, Ismail Haniye, è stato fermato con 35 milioni di dollari addosso al confine egiziano, aveva avvertito del suo carico le autorità del Cairo. Poco dopo, il ministero della Difesa israeliano israeliano ha inviato l’ordine di chiudere il valico di Rafah. Quel giorno si parlò molto di Dahlan. Quando Haniye è rientrato nella Striscia – senza il denaro – il suo convoglio è stato attaccato da uomini armati. Da allora Hamas ha accusato Dahlan dell’assalto. Nel discorso in cui ha annunciato elezioni anticipate, Abu Mazen, con Dahlan in prima fila, ha detto “Hamas non spaventa nessuno”, riferendosi alla minaccia del gruppo contro i supposti mandanti dell’attacco al premier. Dahlan è vicino al rais, che litigò persino con Yasser Arafat sulla nomina del giovane a ministro di stato per la Sicurezza, nel 2003. Dahlan e Arafat si stufarono presto l’uno dell’altro. Il quarantacinquenne che veste Gucci, calza scarpe di coccodrillo e porta il ciuffo “come una pop star egiziana”, a detta dell’Atlantic Monthly, parla correntemente ebraico, avendolo imparato nelle carceri israeliane. E’ stato capi dell’Intifada, nel 1987. Ora è l’uomo con cui Israele potrebbe trattare. Come nel 1993, quando fu coinvolto nei negoziati segreti che portarono a Oslo. Nel 2005, ministro per Affari civili, lavorò in coordinazione con la Difesa israeliana durante il ritiro da Gaza. La durezza con cui agì contro Hamas come capo della Sicurezza di Gaza nel 2003 gli inimicò una parte della strada. Piace all’Egitto, ma anche Israele e Stati Uniti, ed è attraverso di lui che il Cairo fa politica nella Striscia di Gaza.
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