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Il Foglio Rassegna Stampa
29.12.2006 Un finto D'Alema fa gli auguri di fine anno
sorridere, poi tornare subito a preoccuparsi

Testata: Il Foglio
Data: 29 dicembre 2006
Pagina: 1
Autore: Alessandro Schwed
Titolo: «Bye Bye 2006»

Gli auguri di fine anno da un D'Alema finto. Ma mica poi tanto. Leggere e sorridere. Poi tornare a preoccuparsi. Sul FOGLIO di oggi, 29/12/2006, a pag.1-4 di Alessandro Schwed.

Stasera, nel porgere ai nostri rappresentanti diplomatici e agli amici ambasciatori stranieri presenti in questo magnifico salone i tradizionali auguri del governo per un 2007 foriero di pace, stabilità e di buone relazioni, vorrei partire da un giudizio sereno sulla nostra presenza in Libano, lasciando parte l’amarezza per il ruolo apatico della comunità ebraica italiana che non scaglia mai contro Israele. Ma basta: desidero parlare del Libano, dove siamo così impegnati. Voglio dire subito che la situazione non è semplice: la fine abbastanza innaturale di Gemayel getta un’ombra sul ruolo di paesi come, lo con estrema chiarezza, la S… e come l’I… E qui, restano purtroppo le responsabilità della comunità ebraica italiana, cui mi aspetto un impegno immediato nel cessate il fuoco. E’ da insensati strombazzare ai quattro venti che Hezbollah è una rozza banda di terroristi legata a doppio filo con paesi come la S… o come l’I…, proprio ora che in Libano ci siamo noi; ci si dovrebbe rendere conto che se domani la missione avrà successo, non se lo aspetterà nessuno. E questa è una soddisfazione immensa. Ora, con l’anno nuovo, si tratta di lanciare un grande processo di pace, che sappia offrire adeguate garanzie di sicurezza al Libano, alla Palestina, alla Siria, all’Iran, alla Turchia e alla lontana Macedonia; e siccome è Natale, anche a Israele. Ma la novità che per la prima volta l’Europa ha ruolo nella regione, con l’impegno significativo di paesi che non schierano nemmeno soldati, e mi meraviglio che la comunità ebraica non abbia mandato a Beirut neanche un volontario. Per esempio, giovane del seminario rabbinico, o il cuoco del ristorante Piperno che ottimo cervello nel pentolino. In ogni caso, se la nostra presenza coincide fatto che l’Europa sta acquisendo un nuovo peso, laddove in Iraq invece non aveva alcuno, dipende solo da chi presiede il ministero degli Esteri, e ho la tentazione di dire: indovinate chi?, ma non il tipo. E’ curioso che mentre andiamo via da Baghdad paradossalmente abbiamo subito peso da un’altra parte. Non voglio con questo dire che gli americani hanno sbagliato tutto, ma che le mie scelte sono ornate dall’intelligenza. Quando sono andato da Abu Mazen Cari ambasciatori, se il nostro prestigio mondiale è cresciuto e tutti dicono Salàm Mr Massimo”, è perché tra eminente uomo a caso che vi sta parlando e il collega che lo ha preceduto abisso sfondato. Sì, le mie scelte molto più innovative di quello che, per usare un eufemismo, si immagina Romano Prodi, che ha dato un contributo importante per rinnovare il profilo dell’Italia esattamente come ha rinnovato il suo, e questa è veramente buona. scena del mondo cambia, gli errori vanno corretti. Io avevo dato un’incondizionata fiducia al governo di Hamas, sono accorto di avere sb…. Cosa fatto? Sono andato a trovare Abu Mazen. sbag…. Anche non pronunciarsi modo evidente contro le vignette iraniane sull’Olocausto è stato un errore. faccio ora: sono contrario a quelle odiose vignette. Il governo italiano è favorevole ai quadri a olio. Visto? Mi sono corretto. La Storia si muove, non è possibile restare immobili. Ad esempio, in passato l’Europa si è votata all’allargamento a est: comprensibile; ma ciò ha significato trascurare il Mediterraneo dove desidero informare i giornalisti – si affacciano un sacco di nazioni. Abbiamo Marocco, abbiamo la Tunisia, la Libia, Cipro; abbiamo l’Egitto, il Libano, abbiamo la Grecia, la Turchia – e avete Israele. segue dalla prima pagina) E proprio a questo volevo arrivare: Israele deve abbandonare sua posizione, diciamo così, ossessivamente circospetta, verso il miliardo di arabi che l’attornia forse con qualche ostilità, ma anche con vastissima curiosità – virtù che manca completamente alla comunità ebraica italiana. Come quando, dopo venti secoli che stanno rintanati tra via dei Giubbonari e piazza delle Tartarughe, continuano a festeggiare il capodanno a settembre, invece che il 31 dicembre come tutti. Poi non si lamentino che sono isolati. Che escano dalla polvere e riconoscano che Israele è una realtà mitopoietica. Dico: la Seconda guerra mondiale è finita da 61 anni. Idem gli israeliani: desiderano restare? E va bene, glielo permetto; ma indossino l’abito della ragionevolezza e a un mio semplice segnale facciano pace con l’islam. Facciano pace loro, e almeno le comunità di Roma, Milano e Trieste. Certo, ci sono anche altre responsabilità, e voglio denunciare come il terrorismo sia foraggiato da paesi che per mera comodità chiameremo Q 1 e F 2; ma se la situazione dovesse degenerare, siamo tutti d’accordo che il Partito di Dio lo disarma l’esercito libanese. Ma non si capisce dove sbuchi l’idea delirante di pattugliare noi la frontiera con Q 1, che è immensa, poi con quello che costa la benzina! Deve essere un’idea della comunità ebraica romana. Certo, se nuove armi affluissero in Libano tramite traffico sospetto di camion, noi non esiteremmo un istante e fotograferemmo tutte le targhe. Ma a chi si limita ad accusare Hezbollah invece di occuparsi dei guasti provocati Storace con la chiusura di ben cinque pasticcerie tra via del Pellegrino e piazza Piscinula – vorrei ricordare che Hezbollah è soltanto un movimento politico paramilitare e un importante fornitore di servizi sociali. Bene, è quasi mezzanotte, il momento dell’estrema ratio dell’anno; colgo dunque l’occasione per un ultimo augurio, certo il più importante di tutti in quest’ora della Storia: quello a me stesso. Tanti auguri carissimo D’Alema, te li faccio volentieri, sai, nonostante l’ineducato silenzio della comunità ebraica di Pitigliano. Siete cinque, ma vi tengo d’occhio.

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