C’era una volta.
Uno. In un Parlamento due deputati, uno liberale e l’altro socialdemocratico (i due partiti, non ci sono più, ma si fa per inquadrarli) rivolgono una interrogazione al governo chiedendo i motivi dello speciale trattamento riservato alle organizzazioni palestinesi, cioè la liberazione di tutti i terroristi arrestati per reati compiuti nel paese.
Il sottosegretario alla Giustizia risponde ricordando agli interroganti che in molte occasioni “sono state comminate severe condanne” anche se poi, aggiunge, “gli imputati sono stati graziati”.
Gli interroganti si dicono preoccupati per la possibile liberazione di tre terroristi che pochi mesi prima avevano tra l’altro attaccato un’ambasciata.
Visto come sono andate le cose in precedenza, osservano, “a poco servono le condanne se dopo i colpevoli vengono liberati”.
I due parlamentari considerano quindi le dichiarazioni del sottosegretario come una manifestazione di humour britannico, senza però che il paese – osservano ancora –abbia acquisita e fatta propria la lunga esperienza democratica di società civile del Regno Unito.
Di questo nuovo humour, continuano, c’era stata già una manifestazione qualche tempo prima quando era stata conferita dalla Presidenza della Repubblica una medaglia d’oro alla Lega degli Stati Arabi.
Forse il gesto era stato il riconoscimento dei meriti di chi aveva cercato di piazzare “una piccola contraerea missilistica” all’aeroporto o di avere “imbottito di esplosivo” la valigetta di una ignara passeggera d’aereo?
Due. In un altro paese viene arrestato “uno dei capi del terrorismo palestinese”, come scrive un importante quotidiano che continua: “Il mandato d’arresto internazionale era stato diramato attraverso l’’Interpol…”. Il signore arrestato aveva organizzato e diretto una strage di civili in occasione di un avvenimento sportivo, era responsabile di attentati contro diverse ambasciate e così via.
Ma ecco come sono andate poi le cose.
Il tribunale di quel paese “ha ritenuto inaccettabili le richieste avanzate dalla magistratura” dell’altro paese, cioè la richiesta di estradizione, perché le autorità di quel paese “non avevano fino a quel momento confermato per via diplomatica la loro volontà di farsi consegnare il prigioniero”, e siccome poi il personaggio arrestato non aveva la nazionalità indicata dalla magistratura richiedente, ma una diversa, bisognava lasciarlo libero, anche perché, veniva osservato, quella dell’Interpol era solo una “raccomandazione”.
Accadrà ieri.
Era gennaio del 1977. Il primo paese era l’Italia, il secondo la Francia. Il paese che aveva chiesto l’estradizione per una strage compiuta sul proprio territorio, era la Germania.
Buon Anno a tutti.