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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.12.2006 Saddam Hussein condannato a morte
Paul Berman dichiara: " capisco le ragioni del verdetto"

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 dicembre 2006
Pagina: 9
Autore: Ennio Cartetto
Titolo: «Capisco le ragioni di questo verdetto»

Sul CORRIERE DELLA SERA di oggi, 28/12/2006, a pag.9, Ennio Caretto intervista lo storico liberal  americano Paul Berman, il quale, contrariamente all'Europa, è d'accordo con il verdetto di condanna del dittatore. ecco l'intervista:

WASHINGTON — «Su un piano, diciamo, filosofico, io sono contrario alla pena di morte. Ma mentre le parlo, dalla finestra vedo in strada un vecchio che passa zoppicando, appoggiandosi al bastone. È una scena che mi fa molto pena, un sentimento che non nutro per Saddam Hussein. Se dovessi scegliere tra risanare la sua gamba e salvare la vita al dittatore, sceglierei di risanare la sua gamba». Al telefono da New York, Paul Berman, autore di Terrore e liberalismo edi La generazione delle due utopie, lamenta che la sentenza contro il rais «privi l'Iraq degli altri e ancora più gravi processi a cui dovrebbe essere sottoposto». «Sarebbero istruttivi per il popolo iracheno — afferma —. Si dice che Saddam sia responsabile tra l'altro dello sterminio di 180 mila curdi». Il filosofo liberal teme che il processo di Bagdad non sia bastato a fare riflettere il Paese «con la dovuta profondità» sulle colpe del despota.
Approva la condanna a morte di Saddam?
«Le ripeto, personalmente sono contrario alla sentenza capitale. Ma capisco perfettamente perché la maggioranza degli iracheni voglia vedere il rais morto. Simpatizzo con il presidente Talabani, che condivide la mia posizione, ma come me si rende conto dell'enormità dei suoi crimini e della volontà popolare».
Sarebbe stato meglio un processo americano come quello contro i gerarchi nazisti a Norimberga?
«In epoca moderna l'Iraq non è il primo Paese a giustiziare il suo dittatore. Lo precedette l'Italia dove furono i partigiani a uccidere Mussolini. È significativo che un anno fa Saddam si paragonò a lui. Disse che come il duce si era opposto all'occupazione straniera e ne era diventato una vittima. Penso che l'Italia avrebbe fatto meglio a processare Mussolini, i processi avrebbero contribuito a risanare le spaccature interne».
Distingue tra sentenza capitale per omicidio e in caso di crimini contro l'umanità?
«La questione delle proporzioni è importante. Per questo avrei preferito che l'iter giudiziario contro Saddam fosse stato completo ed esauriente. Storicamente, il regicidio deve sancire la legittimità politica del nuovo ordine, avvenne a esempio con Carlo I in Inghilterra e Luigi XVI in Francia. L'esecuzione del rais invece non risolve nulla».
Perché?
«Perché in Iraq non è sorto un nuovo Stato in sostituzione di quello di Saddam. Ne esistono alcuni elementi, ma lo Stato in sé è minato dalle milizie, dalla corruzione e via di seguito. Le elezioni in Iraq furono un successo, ma noi non siamo riusciti a garantire la sicurezza agli iracheni. Siamo di fronte a una tragedia gigantesca, rischiamo un colossale fiasco».
Non vede una via d'uscita onorevole?
«Non saprei, Bush la sta cercando ma temo che ancora una volta prenda la strada sbagliata. Posso solo constatare che le truppe americane furono molto più efficienti nel '45 in Italia che ora in Iraq. Tra di loro c'era anche mio padre: rimase due anni a Napoli».

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