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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Shulamit Hareven - Una città dai molti giorni 28/12/2006
Una città dai molti giorni             Shulamit Hareven
Traduzione                       Rosanella Volponi
Edizioni                               Giuntina          Euro 15

Ci sono libri che colpiscono fin dalle prime pagine.
Il romanzo di Shulamit Hareven, Una città dai molti giorni, colpisce già
dalla copertina con l’immagine di tre mandarini dei quali sembra quasi di
avvertire l’aroma dolce e intenso, come intensi sono i profumi che
aleggiano nei vicoli della Gerusalemme “cordiale e generosa” che la
scrittrice ritrae con grande maestrìa.

Una città dai molti giorni è innanzitutto un romanzo sulla misericordia per
la sofferenza dell’individuo emarginato e vulnerabile e sulla nostalgia per
un’epoca ormai perduta, un mondo dove arabi, ebrei e cristiani convivevano
pacificamente.
Il romanzo si apre con il ritratto di Don Yitzchak Amarillo “un uomo dal
cuore generoso incapace di resistere alla dolcezza….la dolcezza delle donne
abbronzate, dei bambini variopinti…” la cui decisione di abbandonare la
moglie Gracia e le figlie Sara ed Ofra influenzerà le scelte di vita delle
bambine che cresceranno chiedendosi il perché di quella fuga, alla perenne
ricerca di un affetto in grado di colmare quel vuoto.
Attorno a Sara, forte e robusta, e a Ofra, delicata e bella, si muovono
arabi ed ebrei, personaggi indimenticabili che ci fanno intravedere il
nocciolo di una situazione, di un luogo o di una vita.
E così il dottor Heinz Barzel arriva in Terra d’Israele da Francoforte,
dopo aver passato alcuni mesi nel Golfo Persico per “acclimatarsi” e dopo
un anno difficile durante il quale cerca di convivere e farsi accettare
dalla comunità ortodossa, si sposa con Hulda, “una donna eccezionale, più
giovane di lui di quindici anni”.
E’ proprio con il dottor Barzel che Sara comincerà a lavorare in ospedale
come infermiera.
“All’ospedale arrivavano poveri, persone sole al mondo, mendicanti…” che
Sara cura con amore e dedizione.
In questo caleidoscopio di personaggi, accanto al dottor Tidhar, al dottor
Nachum che lavorano con Sara c’è anche Hosni, il figlio minore di Suvchy
Bey e di Faiza due notabili arabi che hanno legami di amicizia con la
maggior parte delle famiglie ebraiche della città. Hosni che in ospedale
lavora come paramedico ha un solo desiderio: diventare una star della
canzone.
La nostalgia per quel mondo perduto di convivenza pacifica emerge con forza
nella descrizione delle feste ebraiche: “Per le feste arrivavano in visita
Suvchey Bey e sua moglie Faiza portando dei doni e venivano accolti con
grande piacere”
Ma la trama della futura nazione ebraica si sta delineando; tensioni
latenti scoppiano attanagliando la città e mandando in frantumi quel mondo
ideale di tolleranza e rispetto reciproco che arabi ed ebrei avevano
condiviso per molti anni.
Il dottor Barzel viene accoltellato, in ospedale giungono morti e feriti
che costringono Sara a turni di lavoro lunghi e faticosi.
Nel tentativo di riempire il senso di vuoto che l’abbandono del padre aveva
scavato nelle loro anime, Ofra, più debole della sorella, commetterà molti
errori: lascerà Gerusalemme, si convertirà all’islam e andrà a vivere a
Parigi dove allo scoppio della guerra la troverà la furia nazista; Sara,
donna forte e volitiva, si sposerà con Elias Amarillo, suo lontano cugino,
diventerà madre amando i suoi figli in modo possessivo, ma il suo cuore non
riuscirà a dimenticare Matti Zakkai, con il quale aveva condiviso le prime
infatuazioni adolescenziali.
Divenuto collaboratore dell’Haganà, Matti tornerà, in modo misterioso, da
un passato che Sara credeva sepolto mandando in frantumi le sue certezze e
gettando scompiglio nella sua vita.

E’ con uno stile preciso, elegante e cadenzato che la scrittrice narra le
vicende dei molti personaggi che popolano il romanzo.
Uno stile che gli consente, senza rischiare di annoiare il lettore, di
indugiare su particolari apparentemente irrilevanti, collocandoli, con
grande abilità narrativa, nel più ampio contesto della “Città dai molti
giorni”: Gerusalemme, l’indiscussa protagonista di questo libro.
“Nessuna città è più vicina di Gerusalemme ai fantasmi delle sue vite
passate, che sono quasi visibili all’occhio; e non c’è nessuna città come
Gerusalemme che sappia amare in segreto e ciecamente….la città si erge sul
monte contro la tenera notte, forte e vulnerabile, e qualcosa in essa non
si addormenta mai. Tutti i luoghi al di fuori di Gerusalemme sono come una
vacanza di cui nessun uomo è degno.
Ma esiste veramente un luogo fuori da Gerusalemme?”

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