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Una città dai molti giorni Shulamit Hareven Traduzione Rosanella Volponi Edizioni Giuntina Euro 15 Ci sono libri che colpiscono fin dalle prime pagine. Il romanzo di Shulamit Hareven, Una città dai molti giorni, colpisce già dalla copertina con l’immagine di tre mandarini dei quali sembra quasi di avvertire l’aroma dolce e intenso, come intensi sono i profumi che aleggiano nei vicoli della Gerusalemme “cordiale e generosa” che la scrittrice ritrae con grande maestrìa. Una città dai molti giorni è innanzitutto un romanzo sulla misericordia per la sofferenza dell’individuo emarginato e vulnerabile e sulla nostalgia per un’epoca ormai perduta, un mondo dove arabi, ebrei e cristiani convivevano pacificamente. Il romanzo si apre con il ritratto di Don Yitzchak Amarillo “un uomo dal cuore generoso incapace di resistere alla dolcezza….la dolcezza delle donne abbronzate, dei bambini variopinti…” la cui decisione di abbandonare la moglie Gracia e le figlie Sara ed Ofra influenzerà le scelte di vita delle bambine che cresceranno chiedendosi il perché di quella fuga, alla perenne ricerca di un affetto in grado di colmare quel vuoto. Attorno a Sara, forte e robusta, e a Ofra, delicata e bella, si muovono arabi ed ebrei, personaggi indimenticabili che ci fanno intravedere il nocciolo di una situazione, di un luogo o di una vita. E così il dottor Heinz Barzel arriva in Terra d’Israele da Francoforte, dopo aver passato alcuni mesi nel Golfo Persico per “acclimatarsi” e dopo un anno difficile durante il quale cerca di convivere e farsi accettare dalla comunità ortodossa, si sposa con Hulda, “una donna eccezionale, più giovane di lui di quindici anni”. E’ proprio con il dottor Barzel che Sara comincerà a lavorare in ospedale come infermiera. “All’ospedale arrivavano poveri, persone sole al mondo, mendicanti…” che Sara cura con amore e dedizione. In questo caleidoscopio di personaggi, accanto al dottor Tidhar, al dottor Nachum che lavorano con Sara c’è anche Hosni, il figlio minore di Suvchy Bey e di Faiza due notabili arabi che hanno legami di amicizia con la maggior parte delle famiglie ebraiche della città. Hosni che in ospedale lavora come paramedico ha un solo desiderio: diventare una star della canzone. La nostalgia per quel mondo perduto di convivenza pacifica emerge con forza nella descrizione delle feste ebraiche: “Per le feste arrivavano in visita Suvchey Bey e sua moglie Faiza portando dei doni e venivano accolti con grande piacere” Ma la trama della futura nazione ebraica si sta delineando; tensioni latenti scoppiano attanagliando la città e mandando in frantumi quel mondo ideale di tolleranza e rispetto reciproco che arabi ed ebrei avevano condiviso per molti anni. Il dottor Barzel viene accoltellato, in ospedale giungono morti e feriti che costringono Sara a turni di lavoro lunghi e faticosi. Nel tentativo di riempire il senso di vuoto che l’abbandono del padre aveva scavato nelle loro anime, Ofra, più debole della sorella, commetterà molti errori: lascerà Gerusalemme, si convertirà all’islam e andrà a vivere a Parigi dove allo scoppio della guerra la troverà la furia nazista; Sara, donna forte e volitiva, si sposerà con Elias Amarillo, suo lontano cugino, diventerà madre amando i suoi figli in modo possessivo, ma il suo cuore non riuscirà a dimenticare Matti Zakkai, con il quale aveva condiviso le prime infatuazioni adolescenziali. Divenuto collaboratore dell’Haganà, Matti tornerà, in modo misterioso, da un passato che Sara credeva sepolto mandando in frantumi le sue certezze e gettando scompiglio nella sua vita. E’ con uno stile preciso, elegante e cadenzato che la scrittrice narra le vicende dei molti personaggi che popolano il romanzo. Uno stile che gli consente, senza rischiare di annoiare il lettore, di indugiare su particolari apparentemente irrilevanti, collocandoli, con grande abilità narrativa, nel più ampio contesto della “Città dai molti giorni”: Gerusalemme, l’indiscussa protagonista di questo libro. “Nessuna città è più vicina di Gerusalemme ai fantasmi delle sue vite passate, che sono quasi visibili all’occhio; e non c’è nessuna città come Gerusalemme che sappia amare in segreto e ciecamente….la città si erge sul monte contro la tenera notte, forte e vulnerabile, e qualcosa in essa non si addormenta mai. Tutti i luoghi al di fuori di Gerusalemme sono come una vacanza di cui nessun uomo è degno. Ma esiste veramente un luogo fuori da Gerusalemme?” |
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