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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.12.2006 Pedalare senza ruote: ma è questa la realtà ?
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 dicembre 2006
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Pedalare senza ruote: ma è questa la realtà ?»

Per dare immediatamente al lettore la sensazione di cosa vi sia di realistico nell’ottimismo che ha fatto seguito all’incontro fra Olmert ed Abbas– cioè poco o  nulla - ho usato questa immagine, che campeggia con efficacia nella vignetta di Yediot Ahronot (www.ynetnews.com) mostrando i due leaders che, seduti su un tandem , pedalano vigorosamente, incuranti del fatto che la bicicletta è priva di ruote.

 

L’ottimismo è figlio della speranza, la speranza della buona volontà: in questo senso non posso escludere (anch’io faccio parte di quanti sperano) che i buoni sentimenti, se evidenziati in un momento di stallo politico, possano aiutare  a risolvere una crisi le cui devastanti conseguenze  sono molto più che una mera ipotesi.

 

Tra l’11 ed il 16 dicembre, quando cioè un incontro fra Olmert ed Abbas era al di fuori di ogni realistica prospettiva, il Harry S.Truman Institute for the Advancement of Peace ed il Palestinian Center for Policy and Survey Research di Ramallah hanno condotto insieme una indagine demoscopica i cui risultati sono particolarmente interessanti. Nel valutarli è necessario tener presente che si è da poco conclusa una guerra che nel mondo arabo viene percepita come vittoriosa per Hezbollah e come la prima vera sconfitta militare di Israele (lo ha riaffermato proprio ieri il re di Giordania Abdullah in una intervista ad un quotidiano giapponese).

 

Dall’indagine emerge quanto segue:

 

Il 58% degli israeliani e l’81% dei palestinesi interpellati preferirebbe una soluzione definitiva del conflitto israelo-palestinese piuttosto che una provvisoria (la famosa hudna di 5 oppure 10 anni proposta da Hamas).

 

Il 28% dei palestinesi - una minoranza molto più consistente di quanto si sarebbe potuto immaginare - accetterebbe uno stato palestinese smilitarizzato; meno sorprendente è di certo il 62% degli israeliani che si è dichiarato favorevole a questa ipotesi.

 

Il 39% dei palestinesi vorrebbe uno stato palestinese con Gerusalemme est capitale; il 50% dei palestinesi è contrario a questa soluzione, che lascerebbe ad Israele la sovranità sui luoghi santi e sui quartieri ebraici.

 

Altro esito soprendente di questa indagine è il 43% degli israeliani che vorrebbe la liberazione di Marwan Barghouti (il terrorista di Fatah detenuto in Israele) e l’apertura di un negoziato  in cui lui sia la controparte del governo israeliano nella ricerca di un accordo di pace.

 

Ugualmente sorprendente è il 66% degli israeliani che accetterebbe un negoziato con un governo palestinese di unità nazionale che includa Hamas; il 54% degli israeliani accetterebbe persino un compromesso con Hamas se questo portasse alla pace.

 

Tra i palestinesi il 21% ritiene che “solamente” la forza delle armi possa indurre Israele ad aderire al processo di pace, il 36% ritiene che un processo di pace debba essere sostenuto “anche”  dalla forza delle armi. Il 27% dei palestinesi ritiene che la violenza contro Israele debba cessare  in attesa di conseguire risultati sulla via della pace, l’11% che la violenza palestinese sia responsabile dell’attuale situazione di stallo.

 

Un riconoscimento reciproco degli stati israeliano (come stato ebraico)  e palestinese è sostenuto dal 58% dei palestinesi e dal 63% degli israeliani.

 

Le opinioni dei palestinesi sono equamente divise sulla domanda se il lancio di missili Qassam contro Israele sia utile agli interessi palestinesi (48% sì e 48% no) e su quella se l’intifada abbia aiutato a conseguire obiettivi politici che altrimenti non sarebbero stati raggiunti tramite negoziati (49% sì e 49% no).

 

Questo ventaglio di risposte è tuttavia interessante solamente come punto di riferimento relativo, attraverso il quale poter confrontare le tendenze in atto per due stati d’animo emotivi e  fortemente influenzabili dagli avvenimenti, come sono quelli israeliano e palestinese. Ma, purtroppo, sono soprattutto i fatti a determinare l’evoluzione degli eventi. Dopo aver concesso il giusto spazio ai motivi di speranza, dunque, dobbiamo ora darne a quelli che ci consentono di valutare più realisticamente la situazione in atto.

Il modo più eloquente di procedere è  mettere in fila alcune dichiarazioni di personaggi del governo palestinese ed alcuni messaggi trasmessi attraverso la televisione dell’Autorità Palestinese, che è legata al presidente Abu Mazen e non a Hamas (Fonti:MEMRI e PMW).

 

Lo scorso 20 ottobre, ad un convegno di Hamas a Khan Yunis, Mahmoud Al-Zahar ha detto che “Israele è un’entità abominevole che è stata impiantata sul nostro suolo, e che non ha alcuna legittimità storica religiosa o culturale…Se avremo la possibilità, noi costituiremo uno stato su ogni pollice di terra entro i confini del 1967,ma ciò non significa in alcun modo che rinunceremo al nostro diritto a tutta la terra palestinese.Vogliamo tutta la Palestina da Ras Naqura a Rafah, dal Mediterraneo al Giordano” (Al-Ayyam, 21 ottobre 2006).

 

Pochi giorni prima il capo dell’ufficio politico palestinese Khaled Masha’l (in esilio volontario a Damasco) aveva detto che “è vero che esiste un’entità chiamata Israele, ma io non intendo riconoscerla” (Al-Hayat, 12 ottobre 2006).

 

Lo stesso concetto è stato espresso il 27 novembre 2006 dal portavoce di Hamas Abd Al-Latif Al-Qanu sul quindicinale Al-Risala, con in più un elogio degli attentati suicidi: “…Noi tutti saremo bombe umane che esploderanno nel cuore della criminale entità sionista…”.

 

Uno dei temi più frequentemente ricorrenti nelle programmazioni della televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese,  in particolare durante il mede del Ramadan, è quello della deligittimazione di Israele attraverso l’affermazione della totale  insussistenza dei legami del popolo ebraico a quella terra. Questa è la tesi che è stata sostenuta dal fondatore dell’Enciclopedia Al Quds Hassan Khader in un programma trasmesso tre volte alla settimana nel solo mese dell’ultimo Ramadan (ottobre 2006), ma è anche la tesi che viene ripresa da qualcuno dei media occidentali, come ad esempio l’inglese Independent che questo Natale ha affermato che Maria era una profuga palestinese in fuga dagli ebrei. Khader vi sostiene che il Muro cosiddetto del Pianto (Muro Occidentale o Kotel per gli ebrei: l’unico rimasto del Secondo Tempio dopo la distruzione ad opera dei Romani) è in realtà l’unico rimasto dei quattro muri della moschea di Al Aqsa, quello al quale Maomoetto legò il suo cavallo venuto dal cielo, e che pertanto il legame dei musulmani con tale muro è più antico e forte di quello degli ebrei, che è stato artificiosamente inventato solo nel XVI secolo.

 

Nello stesso periodo (23 ottobre 2006) il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese A-Hayat Al-Jadida ha pubblicato un lungo articolo nel quale un editorialista degli Emirati, Muhammad Khalifa, sostiene che gli ebrei dominano ogni aspetto della politica e dell’economia degli Stati Uniti ed attraverso queste dirigono secondo il loro interesse le scelte dei presidenti americani; gli ebrei controllano le finanze mondiali ed i media, e sono alla radice di ogni guerra: “Gli ebrei hanno iniziato la guerra in Iraq come primo passo per forzare le altre nazioni arabe ad arrendersi al loro volere…Vi è una borsa globale a New York, ed è controllata dagli ebrei. Questa borsa dirige i mercati valutari di tutto il mondo, decide il prezzo dell’oro…Per poter realizzare questa idea (della dominazione del mondo) è stato necessario scatenare guerre in quanto le guerre, come è abitudine degli ebrei, sono l’unico mezzo che può realizzare le loro mire…come nella prima e nella seconda guerra mondiale, perché se quelle guerre non ci fossero state gli Stati Uniti non avrebbero potuto assumere il dominio del mondo e gli ebrei non avrebbero potuto collocarsi al centro di questo dominio…”.

 

Ultimo delle nostre citazioni, il segretario di Fatah a Gaza, Ahmed Hales Abu Maher,  ha dichiarato alla televisione dell’Autorità Palestinese (14 novembre 2006) con un orgoglio nazionale degno di miglior causa che: “…Questa è la nazione che dà  ogni giorno un esempio che viene imitato in tutto il mondo. Noi abbiamo dato al mondo i bambini delle (che lanciano le) granate RPG, noi abbiamo dato al mondo i bambini che lanciano sassi, ed abbiamo dato al mondo gli uomini e le donne che si immolano nel martirio (gli attentatori suicidi)”.

 


info@informazionecorretta.it

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