mercoledi` 27 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.12.2006 Ahmadinejad: criminale e pure ignorante
l'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 dicembre 2006
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «COMUNISMO E SIONISMO: DA AHMADINEJAD UN PARAGONE IMPROPONIBILE»

Nel suo recente discorso in occasione dell’inaugurazione del convegno sulla Shoah Ahmadinejad ha affermato che Israele, culla del sionismo, dovrà ineviabilmente sparire dalla faccia della terra come già è avvenuto per l’Unione Sovietica, culla del comunismo.

 

Questo paragone è improponibile, ma nell’insieme degli articoli giustamente scandalizzati scritti a dozzine mi pare che nessuno abbia rilevato questa incongruenza.

 

Proviamo dunque, con una sintesi che sarà necessariamente inadeguata sotto il profilo politologico e filosofico, a farlo noi.

 

L’ideologia comunista aveva, nel corso dei trent’anni tra la presa del potere in Russia e la fine della seconda guerra mondiale, creato all’interno un sistema totalitario che si reggeva sul rigido ed inesorabile controllo del potere in ogni sua infinitesimale espressione. Verso l’esterno il comunismo aveva avviato una espansione che aveva dato vita ad un impero, dal centro del quale il Cremlino governava con uguale ossessiva forza ogni aspetto. Intorno a questo impero fortemente centralizzato una serie di partiti faceva da corona, agendo all’interno di sistemi pluralisti in alcune nazioni democratiche, ma obbedendo al verbo che proveniva da Mosca.

 

Nulla di tutto ciò è mai appartenuto al sionismo inteso come ideologia o come progetto politico.

 

Il sionismo è nato e si è sviluppato nell’alveo dei grandi movimenti di rinascita nazionale che hanno modellato l’Europa moderna nella seconda metà dell’Ottocento. Fin dall’inizio esso ha avuto dei sostenitori ed anche degli avversari all’interno del mondo ebraico; semplificando molto si può delineare una discriminante sotto il profilo socio-economico: la ricca borghesia assimilata era antisionista, mentre le masse diseredate, facile preda dei pogrom e delle persecuzioni, erano appassionatamente sioniste.

 

All’inizio, quando doveva affermarsi e trovare i sostegni politici ed economici per trasformarsi in un movimento politico, il sionismo sostenne principalmente che il popolo ebraico avrebbe dovuto rigenerarsi in quella che era la sua naturale ed unica patria storica e spirituale, la terra dell’antico Israele; quando finalmente le Nazioni Unite deliberarono la costituizione dello stato ebraico i suoi dirigenti, ansiosi di rinvigorirlo, sottolinearono che il messaggio centrale del sionismo era che Israele dovesse diventare la patria di tutti gli ebrei dispersi da millenni nel mondo intero; quando,infine, Israele divenne uno stato maturo il sionismo si avviò lungo una china discendente sia da un punto di vista ideologico-filosofico, sia da quello degli entusiasmi che aveva saputo suscitare. Oggi non sono pochi gli ebrei che si chiedono se il sionismo abbia ancora un senso come centro motore del pensiero e della politica che ruotano attorno al suo concetto originario.

 

Ma ciò non significa che il sionismo sia finito, significa solo che è profondamente cambiato. Salvo poche centinaia di persone (peraltro molto chiassose e coccolate dagli antisemiti) nessun ebreo al mondo si sogna di negare la legittimità e l’indispensabilità dello stato d’Israele, nessun ebreo al mondo accetterebbe una sua sparizione, nessun ebreo al mondo (per quanto lo possa criticare) cessa per un istante di amarlo. Essere sionista, forse, non significa più sentirsi in obbligo di andare a vivere in Israele, ma piuttosto coltivare il proprio amore per Israele, mettere a disposizione risorse ed energie per sostenerlo.

 

Il comunismo è collassato quando ha perso la capacità di tenere sotto controllo con crudeltà e rigore assoluti il proprio impero e la propria società. E’ crollato per i colpi infertigli dall’interno e dall’esterno del sistema, dai suoi stessi sudditi (che non si possono chiamare cittadini) ma anche dall’evidenza non più mascherabile dei suoi insuccessi e della sua malvagità.

 

Il sionismo non ha mai trovato una sua personificazione nello stato d’Israele ed accetta di mettersi in discussione ogni giorno. Israele non è uno stato autoritario ed imperialista. Israele non ha al proprio interno chi desideri abbatterlo, neppure gli arabi israeliani che eleggono i loro rappresentanti alla Knesset complottano a questo fine. Gli unici nemici di Israele sono alcuni stati autoritari ed oscurantisti; alcuni di essi sono teocrazie che ignorano concetti come libertà di pensiero, parità di diritti, dignità della persona.

 

 

Forse qualcuno degli storiografi occidentali che fanno corona ad Ahmadinejad e lo osannano dovrebbe  spiegargli queste cose. Ma dovrebbe farlo standosene a casa propria, non in Iran, per non mettere a repentaglio la propria vita per aver osato tanto.

 


info@informazionecorretta.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT