Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Così Nyamko Sabuni combatte il fondamentalismo islamico originaria del Burundi, è ministro in Svezia
Testata: Corriere della Sera Data: 21 dicembre 2006 Pagina: 19 Autore: Giuseppe Sarcina Titolo: «Nyamko, afro-svedese contro l'Islam. La ministra che fa tremare il governo»
A quando anche in Italia un ministro di origine musulmana, ma come la svedese Nyamko Sabuni, schierato a difesa delle libertà occidentali. Per una volta, si tratterebbe di una scelta in regola con i precetti del "politicamente corretto" e allo stesso tempo molto utile. Vogliamo fare del nomi? Magdi Allam sarebbe un candidati ideale.
Ecco il testo dell'articolo del CORRIERE della SERA del 21 dicembre 2006 su Nyamko Sabuni:
BRUXELLES — In Svezia il governo della «svolta epocale» già traballa. Gli ultimi sondaggi danno in netto calo le quotazioni del primo ministro Fredrik Reinfeldt, il leader conservatore che nelle elezioni del settembre scorso era riuscito a spezzare l'egemonia politico-culturale dei socialdemocratici, quasi sempre al potere negli ultimi 65 anni. L'epicentro delle tensioni è l'ufficio della ministra Nyamko Sabuni, 37 anni, nata in Burundi in una famiglia musulmana, ma cresciuta ed educata in Svezia da quando aveva 12 anni. Suo padre era un dissidente politico del Congo e fu «adottato» da Amnesty International che chiese e ottenne per lui asilo politico a Stoccolma. Nyamko fa politica da dieci anni, anche se già da ragazza si era segnalata come una delle militanti più accese della associazione degli «afro-svedesi». Col tempo la brillante studentessa in legge si allontana dalla sponda familiare e dai valori islamici. A 28 anni incrocia il partito liberaldemocratico e comincia ad avvicinarsi a posizioni radicali «anti-religiose». La sua battaglia contro il fondamentalismo islamico ricorda la vicenda di Ayaan Hirsi Ali, la deputata olandese di origini somale. Da quando è diventata ministro, nell'ottobre scorso, non passa giorno che una sua frase, una sua proposta non scateni un aspro dibattito, in un Paese abituato ai toni soffici del linguaggio moderato e tollerante (il «politically correct»). Le proposte della signora Sabuni, sposata con uno svedese e madre di due bimbi gemelli di cinque anni, agiscono come martellate sulle convenzioni svedesi e anche sul sistema nervoso del premier Reinfeldt, iper-prudente. Qualche esempio: proibire per legge alle ragazzine che hanno meno di 15 anni di indossare il velo a scuola; imporre un test di svedese agli immigrati in cerca di lavoro; tagliare i fondi pubblici a tutte le scuole religiose. Nessuna di queste idee si è, almeno per ora, trasformata in un concreto provvedimento del governo. Ma l'esecutivo è sotto pressione. Larga parte della stampa indipendente attacca la «dottrina Sabuni», considerandola un corpo estraneo rispetto alla cultura politica del Paese. Le associazioni musulmane stanno raccogliendo le firme sotto una petizione popolare, per chiederne le dimissioni. La ministra, però, non si ferma. Prima ha tagliato i finanziamenti al «Centro contro il razzismo», qualificandolo come «ente inutile» e poi ha cancellato «l'Authority sull'integrazione», considerandola una semplice «espressione burocratica». La placida Svezia non è mai stata così agitata.
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