Uomini e donne separati su alcuni autobus israeliani polemiche tra laici e ortodossi
Testata: La Stampa Data: 21 dicembre 2006 Pagina: 17 Autore: Carla Reschia Titolo: «"Vai dietro, Miriam"»
Dalla STAMPA del 21/12/2006, un articolo di Carla Reschia:
In tempi di terrorismo islamico, antisemitismo e fanatismo diffusi, tutto poteva aspettarsi da una gita all’estero Miriam Shear, ebrea osservante di 50 anni residente in Canada, meno che di finire pestata dai suoi correligionari nella «sua» Israele. Proprio mentre andava a pregare al Muro occidentale, noto ai turisti come Muro del pianto. Lo racconta il quotidiano Haaretz ora che la vicenda, dopo un mese di polemiche incandescenti, rischia di approdare all’Alta corte. Nel mirino i bus Egged, il più popolare e diffuso mezzo di trasporto israeliano, in un’inedita versione apartheid. Perché di questo si parla, anche se il termine religiosamente corretto è mehadrin, e cioè conforme alle regole della purezza ebraica, e quello politicamente corretto ye’udim, che significa «dedicato». In pratica significa che sui bus gli uomini occupano i posti anteriori mentre le donne devono entrare dalla porta posteriore e vengono confinate nelle ultime file. Un trattamento simile a quello imposto ai neri nell’America che fu e a quello riservato, anzi «dedicato» all’altra metà del cielo in certi Paesi di fede musulmana che pochissimo hanno a spartire con la democrazia. Gli Egged erano - sono ancora in teoria - unisex (promiscui?). Ma la crescente influenza degli haredi, ebrei ultraortodossi e ultraosservanti, ha fatto nascere undici linee mehadrin. Non è proprio una decisione ufficiale, la Egged si guarda bene dal vantarsene. Diciamo che, se non sei un passeggero abituale, è al piacere di scoprirlo. Tu sali: se sei accolta in modo rude da un uomo barbuto che ti ingiunge di stare muta e scivolare sul retro, bene, eccoti sulla linea «dedicata». Così è successo sul Bus n.2 a Miriam. Lei, con franchezza canadese, ha rifiutato, perché: «Questo è un autobus, non una sinagoga». Allora gli haredi di turno, per convincerla, sono volati addosso alla «stupida americana». L’hanno picchiata, racconta. Anzi, per essere precisi, l’hanno «schiaffeggiata, presa a calci, afferrata e spinta per terra». Lei, ha spiegato nelle interviste, ha restituito i colpi, o almeno ci ha provato, compreso qualche calcio ben assestato sotto la cintura. Una rissa che, curiosamente, l’autista dice di non aver affatto notato. Ma altri testimoni confermano e, soprattutto, Miriam non è l’unica: sui giornali si moltiplicano i racconti allarmati e scandalizzati di donne convinte, con le buone o con le cattive, ad adeguarsi alla logica mehadrin. Segnali che la parte laica di Israele vede con preoccupazione, tanto più dopo la recente decisione della El Al di istituire voli con sedili separati per sesso e proiezione di film «kosher», tutti prodotti e diretti da tal Moshe Levi, di ben salda ortodossia. Attorno a Miriam si sono mobilitate associazioni femminili, laiche e religiose, e i gruppi per i diritti civili. L’inquietante vicenda dei bus «dedicati» è stata oggetto di un’interpellanza al ministero dei Trasporti (che si è defilato parlando di accordi privati fra la compagnia e gli haredi) e ora sarà sottoposta all’alta Corte di Giustizia. Intanto, mentre la polizia di Gerusalemme indaga, i blog sono diventati il campo di battaglia delle due anime di Israele: gli haredi, che difendono le linee «dedicate», spiegando quanto soffrono a viaggiare immersi nel peccato, e tutti gli altri. Che commentano: «Se Israele fosse governato da loro si comporterebbero come i Taleban. Sono due facce della stessa medaglia». www.lastampa.it/reschia.asp
E' il caso di porre l'accento sul fatto che minoranze ultraortodosse, di fattonon sono al potere in Israele. Sono rappresentate politicamente (com'è giusto che sia), ma le istituzioni dello Stato sono laiche, come la maggioranza dei cittadini
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