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Il Manifesto Rassegna Stampa
20.12.2006 Studia la storia di Israele, è un nemico del
la propaganda del quotidiano comunista è al servizio dell'oltranzismo palestinese

Testata: Il Manifesto
Data: 20 dicembre 2006
Pagina: 4
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Fatah, la vecchia guardia suona la carica»
Presentare come un conflitto tra "vecchia guardia" e rinnovatori un conconflitto che in realtà verte sull'insostenibilità e sulla non produttività per i palestinesi di una linea di scontro frontale con Israele.
E ciò che fa il quotidiano comunista.
Filo-palestinese o filo-terrorista?
Ecco un articolo esemplare di Michele Giorgio (nel quale particolare rilievo, anche con estratti dell'articolo in evidenza riportati in richiami dai caratteri più visibili,  viene data alla colpa di Jibril Rajub: studiare la storia di Israele)

Per un anno sono rimasti in attesa del ritorno al potere che, credono, sia un loro diritto naturale. Mohammed Dahlan, Jibril Rajub, Tayeb Abdul Rahim, Nabil Shaath e tanti altri esponenti di Al-Fatah non si sono mai rassegnati alla vittoria elettorale di Hamas, il 25 gennaio scorso, e da allora non hanno fatto che prepararsi al «grande rientro» nella stanza dei bottoni. Senza curarsi del desiderio di «facce nuove» di cui si è fatta portavoce negli ultimi anni Tandhim, la base di Al-Fatah. Certo, sedersi di nuovo intorno al tavolo di governo non sarà facile, perché Hamas non ha alcuna voglia di rinunciare al potere che ha conquistato in una consultazione democratica e regolare, ma loro ci sperano e attendono il momento giusto per venire allo scoperto. Il più attivo è stato Mohammed Dahlan, ex ministro degli affari civili ed ex capo del servizio di sicurezza preventiva. L'affermazione di Hamas e, soprattutto la creazione della Tanfisiya (Forza esecutiva del movimento islamico) da parte del ministro dell'interno Said Siyam, hanno messo il freno alla sua milizia e agli agenti della sicurezza preventiva che l'ex ministro di fatto continua a controllare attraverso il loro comandante e fidatissimo amico Rashid Abu Shbak.
Gli uomini di Dahlan comunque rappresentano sempre una spina nel fianco di Hamas, perché sono ben addestrati e soprattutto ben pagati. A Gaza è fatto noto che l'ex ministro, alleato strettissimo del presidente Abu Mazen, riceva finanziamenti dall'estero, pare dalla Gran Bretagna che negli ultimi anni lo ha sponsorizzato a vari livelli preparandolo alla sua missione futura: la presidenza dell'Anp (o almeno la poltrona di premier). Dahlan piace molto ai governi occidentali - il Segretario di stato Condoleezza Rice lo considera un suo caro amico - e parecchio anche a Israele, perché ha a cuore più il rispetto degli accordi di sicurezza con Tel Aviv che i diritti della sua gente. Insomma è il leader palestinese «ideale», meglio anche del «moderato» Abu Mazen, perché rispetto al presidente non si fa scrupoli quando deve usare la forza.
In questi mesi ha invece scelto lo studio, l'«arricchimento personale», Jibril Rajub, ex capo della sicurezza preventiva in Cisgiordania e fino a qualche anno fa uno degli uomini più potenti dell'Anp (lui stesso durante una visita negli Usa si presentò come il successore di Yasser Arafat). Rimasto senza lavoro dopo l'ascesa al potere di Hamas - che al contrario ha premiato il fratello Nayef, leader islamico di Hebron - Rajub ha frequentato la facoltà di scienze politiche dell'università Al-Quds (Gerusalemme) allo scopo di specializzarsi in storia di Israele. Una scelta quasi obbligata per uno come lui che parla perfettamente l'ebraico, appreso nei 17 anni di carcere passati in Israele. Ed i suoi colleghi, più giovani di una trentina d'anni, lo descrivono come uno «studente brillante» che non esita a correggere anche i professori. Con la sua tipica voce rauca, in questi mesi Rajub ha raccontato e spiegato - tra gli applausi degli studenti - come funziona il sistema politico israeliano e soprattutto l'apparato di sicurezza con il quale lui ha cooperato per anni.
Sabato scorso era seduto in prima fila ad ascoltare Abu Mazen e a segnalare: «Eccomi sono qui, pronto a riprendere il mio posto». Si è dedicato a realizzare in questi mesi buoni affari l'ex ministro degli esteri Nabil Shaath mentre il suo collega di partito, Tayeb Abdul Rahim, si è impegnato a rafforzare la vecchia guardia a danno dei riformisti all'interno del Comitato centrale e del Consiglio rivoluzionario di Al-Fatah. È sparito invece Nasser Qidwa, per anni ambasciatore all'Onu ed ex ministro degli esteri. Ma se le cose andranno come spera Al-Fatah, allora ci sarà posto anche per lui.

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