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Avvenire Rassegna Stampa
20.12.2006 Aiuto, vogliono estromettere Hamas e fanno il gioco di Israele!
la stampa araba sul conflitto tra fazioni palestinesi, in una rassegna senza senso critico

Testata: Avvenire
Data: 20 dicembre 2006
Pagina: 5
Autore: Camille Eid
Titolo: «Gli analisti arabi avvertono: l'escalation favorisce Israele»

Al centro dell'articolo di Camille Eid pubblicato da AVVENIRE di mercoledì 20 dicembre 2006 ci sono i commenti della stampa araba agli scontri tra Al Fatah e e Hamas e a Gaza.
Si va dai lamenti per lo "scenario di estromissione del potere di Hamas" delineato sul quotidiano libanese an- Nahar da uno scrittore algerino all'immancabile accusa di Tishrin: lo scontro tra le fazioni palestinesi fa il gioco di Israele".
Non viene presa in considerazione la natura terroristica di Hamas.
Solo Al-dustur, con molta circospezione, accusa la natura "nichilista" del "programma di rifiuto" che oggi trova in Hamas la sua principale espressione nella politica palestinese.

Circa l'articolo di Eid, si deve rilevare che le opinioni degli analisti arabi vengono presentate senza senso critico, come se fossero tutte altrettanto credibili e rispettabili.


Le allarmanti notizie in arrivo dai territori palestinesi dominano ormai le prime pagine dei giornali arabi, soppiantando quelle relative all'Iraq e al Libano. In un editoriale intitolato «fermate la scontro interno palestinese», il quotidiano egiziano al-Ahram scrive che «tutte le fazioni palestinesi devono ascoltare la voce della ragione, e badare agli interessi del loro popolo». «Una guerra civile, si legge, è la peggiore minaccia all'unità del popolo e ai suoi interessi vitali nella lotta contro Israele». «Le fazioni palestinesi, aggiunge l'editorialista, devono sapere che proseguire sulla strada dell'escalation militare significa permettere a Israele di proseguire nella sua occupazione e di rimandare sine die la data della nascita dello Stato palestinese». Sul quotidiano libanese an-Nahar uno scrittore algerino espone uno «scenario di estromissione dal potere di Hamas». «Sarà esercitata ogni sorta di pressioni su Hamas per avere il suo assenso alle elezioni anticipate», scrive Abdulilah Belqaziz. «Man mano che si avvicinerà la data delle elezioni - prosegue - si leveranno delle voci per affermare che la partecipazione al voto di organizzazioni "terroristiche" comporterà un rifiuto internazionale di riconoscerne i risultati. Si piegheranno i Paesi donatori e i governi arabi e Hamas si troverà di fronte a due alternative: o rinuncia alla partecipazione o si impunta portando all'annullamento delle elezioni e la formazione di un governo senza l'approvazione della Camera». «Non è vero - scrive dal canto suo il quotidiano giordano Al-dustur - che il presidente palestinese abbia offerto una sola alternativa, ossia le elezioni anticipate. La soluzione ideale rimane, infatti, la formazione di un governo di unità nazionale in grado di mettere fine al blocco». «Ma la domanda che i palestinesi dovrebbero porsi, prosegue, è quale possa essere la soluzione se l'alternativa del governo dovesse fallire». «È vergognoso - prosegue Taysir al-Zubari - ricorrere alle armi e quindi avvicinarsi alla guerra civile, vergognoso soprattutto misconoscere tutta la storia della lotta palestinese e sostituirla, sin dal 1947, con un programma nichilista del rifiuto che ha dimostrato tutto il suo fallimento. Un programma che è stato strumentalizzato da potenze regionali per privare palestinesi della possibilità di edificare il suo Stato sul doppio della superficie oggi proposta». «Chi trae vantaggio da uno scontro tra palestinesi?». Alla domanda retorica risponde il quotidiano Tishrin asserendo che "appare evidente che gli scontri rappresentano un premio gratuito a Israele che sogna di trascinare i palestinesi in una guerra civile che risparmi la fatica al suo esercito uscito spossato dall'aggressione in Libano». «È vero, prosegue il giornale, che è stato sottoscritto un cessate il fuoco, ma è anche vero che c'è chi cerca di buttare benzina sul fuoco schierandosi a fianco di una parte o dell'altra, come hanno fatto Tony Blair, l'amministrazione americana e l'Unione europea quando hanno inflitto una punizione collettiva ai palestinesi per la sua scelta democratica e formazione di un governo, convincendo alcuni di loro che la fine del blocco e l'inizio del processo di pace potranno esserci solo dopo la caduta di questo governo». «In conclusione, scrive Tishrin, si tratta di un vero complotto americano-israeliano, dagli obiettivi chiari». «L'iniziativa di Abu Mazen di indire nuove elezioni presidenziali e legislative rappresenta una vera scommessa», secondo il kuwaitiano al-Qabas. Citando il direttore di un centro studi palestinesi, il quotidiano afferma che se non vengono risolti i problemi interni e non si assiste a un progresso nel processo politico, al-Fatah potrebbe perdere presidenza e Parlamento.

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