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La Stampa Rassegna Stampa
20.12.2006 Ancora scontri tra fazioni palestinesi a Gaza
una corretta cronaca di Aldo Baquis, con un titolo fuorviante

Testata: La Stampa
Data: 20 dicembre 2006
Pagina: 13
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «“Gli Usa soffiano su Gaza”»

Dalla STAMPA del 20 dicembre 2006, una corretta cronaca di Aldo Baquis.
Il titolo dell'articolo "Gli Usa soffiano su Gaza" riporta, senza attribuirgliele le parole del premier di Hamas.
Il sottitolo precisa: "Hanyieh accusa", attribuendo implicitamente credibilità alla propaganda del gruppo terroristico (cliccare sull'immagine a fianco per vedere la titolazione).

Ecco il testo:


 
Gli abitanti di Gaza hanno avuto ieri l'impressione di trovarsi nel centro di Baghdad quando si sono svegliati al suono del crepitio delle armi di miliziani rivali impegnati a darsi battaglia all'interno dell'Ospedale Shifa, il principale della città.
La tregua era stata proclamata domenica e ribadita ieri sera sia da Abu Mazen che da Haniyeh che hanno annunciato un «totale e immediato cessate il fuoco». Ma gli appelli alla calma lanciati dai due avversari e la proposta di mediazione dell’Egitto fino a poco prima erano stati ignorati dai miliziani che si sono affrontati nelle strade del centro, armati di lanciarazzi e mortai. Il bilancio degli scontri è di sei morti (quattro di al Fatah, due di Hamas), oltre 20 feriti, molti rapiti.
In serata Haniyeh è tornato a lanciare un appello alla coesione nazionale. Parlando con voce pacata, il premier di Hamas ha accusato gli Stati Uniti di aver cercato in vario modo di rovesciare il suo governo che, ha ricordato, «è stato eletto democraticamente, non è mica arrivati con i carri armati o con un colpo di Stato».
Il premier ha quindi accusato Abu Mazen di aver eroso le sue prerogative, di aver contribuito all'isolamento del governo. E' stato lo stesso presidente a destabilizzare la situazione, a suo parere, quando venerdì ha fatto disperdere con la forza un corteo di Hamas e sabato ha «lanciato una bomba politica» annunciando elezioni presidenziali e politiche anticipate «per ascoltare il parere del popolo». Haniyeh ha notato con sarcasmo che fra il 1996 e il 2006 al-Fatah non aveva avvertito alcuna urgenza di «ascoltare il parere del popolo».
Haniyeh non ha voluto tirare oltre la corda e si è detto pronto a formare un governo di unità nazionale che potrebbe anche assecondare l’iniziativa di pace saudita, se Israele la accogliesse. In cambio della costituzione di uno Stato palestinese indipendente in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, dello smantellamento di tutte le colonie e della soluzione della questione dei profughi, il mondo arabo - secondo l’iniziativa saudita - normalizzerebbe infine la relazioni con Israele. «Siamo pronti a una tregua di 10-15 anni con lo Stato ebraico» ha aggiunto Haniyeh.
Malgrado i toni concilianti del lungo discorso del premier - rilanciato in diretta su al-Jazeera - nelle strade di Gaza si avvertiva la paura. I membri dell’Unità di pronto intervento del ministero degli Interni (di fatto, un braccio armato di Hamas) hanno agito come una formazione militare a tutti gli effetti quando hanno attaccato con mortai la sede dell'Intelligence generale a Shati, sulla spiaggia, e poi hanno assediato una caserma della sicurezza preventiva a Jabalya.
Poco dopo, nella centralissima via Jalaa, sconosciuti hanno aperto il fuoco contro l’abitazione di Khaled Abu Hillal, portavoce del ministero degli Interni. La reazione delle guardie è stata violentissima. La battaglia ha infuriato a lungo e due agenti di sicurezza legati ad al-Fatah sono rimasti uccisi. Una scolaresca è rimasta coinvolta, almeno sette passanti feriti.
Rischioso andare a scuola, ma non meno azzardato aver bisogno di cure mediche. L'ospedale Shifa di Gaza è un punto dove convergono in questi giorni i feriti delle due parti, Hamas e al-Fatah, e gli animi sono esacerbati. Ogni milizia ha eretto posti di blocco nelle strade vicine: chi passa per il posto di blocco «sbagliato» rischia la vita.

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