Sulle opinioni espresse da Massimo D'Alema nei confronti delle repsonsabilità di Israele nella quasi guerra civile palestinese, pubblichiamo l'editoriale del FOGLIO di oggi, 16/12/2006, a pag.3. Aggiungiamo una nostra considerazione in merito al silenzio che è calato invece sull'UNITA' sempre in merito alle medesime dichiarazioni. In una breve da Bruxelles, il quotidiano dei DS riporta in poche righe il parere di D'Alema (pag.10) ma dal quale manca ogni riferimento a Israele. Censura ? Vergogna ? Forse nessuna delle due, solo l'imbarazzo di dover dipingere il ministro degli esteri per quello che è, dopo i vari quanto inutili tentativi di farlo passare per equivicino.
Ecco l'editoriale del Foglio:
Nella cacofonia europea sul medio oriente la voce più stonata è sempre quella dell’Italia. Nessun governo, neppure quello di Zapatero in Spagna, riesce a tenere una linea di equilontananza da Israele con tale costanza come quello di Romano Prodi. Ieri, mentre arrivavano dalla Palestina i dispacci di una crisi sempre più dura e sanguinosa, il nostro ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, a Bruxelles, non ha perso l’occasione per accusare Israele, che lui ritiene evidentemente responsabile anche delle pallottole che i palestinesi sparano ai palestinesi. Se Forza 17 di al Fatah spara sulla guardia del corpo di Haniye a Rafah, questa risponde, un miliziano muore e il figlio del premier palestinese è ferito, D’Alema dichiara che “c’è una responsabilità di Israele che in tutti questi mesi ha tenuto chiuso il valico, di fatto ostacolando la piena attuazione dell’accordo per la libertà di accesso e di movimento a Gaza dei palestinesi”. Hamas e al Fatah tentano di ammazzarsi i leader a vicenda, dunque, perché Israele nega la libertà di movimento ai palestinesi. Un’analisi sublime. Non stupisce che D’Alema consideri ininfluente che Israele abbia chiuso il valico per impedire al premier di Hamas, Ismail Haniye,Haniye, di importare illegalmente 35 milioni di dollari, e che lo abbia fatto in passato per impedire traffici d’armi e di valuta. Non stupisce che, nel desiderio di essere sempre e comunque contro Israele, D’Alema sbagli anche dal punto di vista strettamente tecnico: il valico di Rafah non è sempre chiuso. Il valico di Rafah, su cui c’è una missione di osservatori europei, è stato riaperto il 26 novembre del 2005 e da allora viene chiuso soltanto in caso di emergenza. Romano Prodi non è certo da meno. Dice di dettare l’agenda in Europa poi apprezza l’intervista che Bashar el Assad ha rilasciato a Repubblica – nella quale il rais siriano spiega perché non si staccherà mai dall’Iran e da Hezbollah e prende pure in giro Unifil, di cui l’Italia prenderà il comando tra pochi mesi – e continua sulla sua strada del dialogo con la Siria, smentito perfino da Jacques Chirac, l’amico francese, che ieri, in sintonia con molti altri paesi europei, ha accusato Damasco e ha appoggiato il governo libanese. Per fortuna poi l’Europa ha dato qualche soddisfazione a Prodi, seguendo il resto dell’agenda anti Israele, ritornando alla solita cacofonia che nulla vede e nulla sente, se non la tanto amata equilontananza.
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