Un seminatore di zizzania Marco Politi vorrebbe un Vaticano antisraeliano
Testata: La Repubblica Data: 14 dicembre 2006 Pagina: 21 Autore: Marco Politi Titolo: «Israele fa pressing su papa Ratzinger»
Il vaticanista della REPUBBLICA, Marco Politi descrive una quasi crisi diplomatica tra Vaticano e Israele che corrisponde più ai suoi desideri, dovuti a una evidente animosità antisraeliana, che alla realtà.
Ecco il testo della sua cronaca, pubblicata il 14 dicembre 2006:
CITTÀ DEL VATICANO - Quindici minuti di sorrisi, di comune volontà di comprendersi, ma anche di spine sotto le rose della cortesia. L´incontro tra il premier israeliano Olmert e Benedetto XVI è stato dolce in superficie, ma con una punta di retrogusto amaro. Il primo ministro ha definito «commovente e molto toccante» il colloquio con il pontefice, ma al tempo stesso ha pressato Benedetto XVI a condannare di persona la conferenza anti-Olocausto promossa dal leader iraniano Ahmadinejad. Due giorni fa la Santa Sede aveva diramato tempestivamente una nota per ribadire che «la Shoah è stata un´immane tragedia, dinanzi alla quale non si può restare indifferenti». La Chiesa, continua il testo, si accosta «con profondo rispetto e con grande compassione» all´esperienza vissuta dal popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale. «Il ricordo di quei terribili fatti - conclude la nota - deve rimanere un monito per le coscienze, al fine di eliminare i conflitti, rispettare i legittimi diritti di tutti i popoli, esortare alla pace, nella verità e nella giustizia». Olmert, invece, sentendo il malumore sotterraneo della Santa Sede nei confronti del suo governo per le enormi distruzioni delle infrastrutture civili libanesi provocate nella recente guerra, per lo strangolamento economico dei territori palestinesi e per il rifiuto di aprirsi a negoziati con la Siria, ha preferito fare pressione sul Papa quasi che Ratzinger non fosse abbastanza deciso nel condannare l´antisemitismo. Il pontefice è stato sollecitato a intervenire «pubblicamente» per esortare i cristiani a schierarsi contro Teheran. Così ha dichiarato il portavoce del premier, aggiungendo: «Abbiamo sollevato la questione che vi sia una dichiarazione in prima persona e non un comunicato».
Questo passaggio dell'articolo è totalmente basato su supposizioni e falisità. Politi suppone che la richiesta di una presa di posizione in prima persona da parte del Papa sull'antisemitsmo iraniano sia motivata dallavolontà del governo Olmert di eludere le critiche sul suo operato, e non da una reale preoccupazione per la minaccia del regime degli ayatollah e per la diffusione della sua ideologia negazionista e genocida. Suppone che Olmert abbia "sentito" il "malumore" Vaticano per la sua politca, anche se non può citare nessuna dichiarazione ufficiale da parte della Santa Sede che, a margine dell'incontro, vi faccia cenno. Falsamente accusa Israele di "enormi distruzioni delle infrastrutture civili libanesi" (è vero che sono state colpite le infrastrutture utilizzate da Hezbollah, ma come ha testimoniato il giornalista libanese Michel Behe, non è affatto vero che che l'intero paese sia stato devastato), di "strangolamento economico dei territori palestinesi (Israele si limita a non finanziare il governo di Hamas, che vuole distruggerla e continua ad attaccarla) e del "rifiuto di aprirsi ai negoziati con la Siria (Israele pone alla Siria un'ovvia condizione preliminare: la fine del sostegno ai gruppi terroristici, mentre Damasco pone come precondizioni che Israele ceda totalmente il Golan, e i territori rivendicati dai palestinesi :è evidente che tali questioni dovrebbero essere l'oggetto, e non la premessa, del negoziato)
L´atteggiamento vaticano si ricava da uno stringatissimo comunicato emanato al termine del colloquio tra Olmert e il Papa (seguito da un incontro con il cardinale Segretario di Stato Bertone), che recita semplicemente: «Nel corso dei colloqui sono stati toccati i temi della pace in Medio Oriente e le questioni riguardanti la situazione della comunità cattolica in Israele, anche in relazione alle prossime celebrazioni natalizie». Il premier, deciso a ricreare una buona atmosfera dopo il periodo di gelo durante la leadership di Sharon,
Davvero vi è stato un periodo di "gelo" tra Vaticano e Israele durante la leadershipo di Sharon ? Il Vaticano non ha forse apprezzato il disimpegno da Gaza?
ha invitato il pontefice in Israele, ma si è sentito rispondere che il Papa è disponibile, però dopo un deciso cambiamento della situazione. «La visita in Israele e in Terrasanta è nel cuore del Papa, ma può essere resa possibile solo in condizioni di pace o almeno di tregua stabile e sicura», ha riassunto il cardinale Bertone. Intanto il Vaticano chiede facilitazioni nei visti per i fedeli che vogliono recarsi per Natale a Betlemme e a Nazareth, mentre Israele spinge perché la Chiesa cattolica incoraggi il flusso permanente di pellegrini in Terrasanta. Durante l´incontro il Papa ha invitato Olmert a incoraggiare gli esponenti moderati del mondo arabo e a creare un´atmosfera più propizia alla ripresa di negoziati. Il premier ha assicurato che vi sarà un´accelerazione dei negoziati tra Israele e il Vaticano per definire lo status della Chiesa in Terrasanta. Il Vaticano è irritatissimo e si sente preso in giro: l´accordo tra le due parti risale al ‘93 ed entro un biennio i dettagli avrebbero dovuto diventare operanti.
Politi non spiega i motivi del ritardo, dovuti al fatto che per Israele l'accordo del 93 non può essere vincolante per il legislatore.
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