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Il Foglio Rassegna Stampa
14.12.2006 Impegno dell'Italia contro il nucleare iraniano, ma la posizione sulla Siria non convince Israele
l'incontro Olmert-Prodi

Testata: Il Foglio
Data: 14 dicembre 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «A Israele non bastano “i piccoli passi”»
Dal FOGLIO del 14 dicembre 2006:

Le voci ascoltate a Roma da Olmert. In un clima di cordialità ieri il premier italiano ha ricevuto il collega israeliano. Strette di mano fino a quando Olmert ha chiarito che con un paese che sostiene il terrorismo non è possibile “dialogare”, smontando il teorema elaborato da Palazzo Chigi e sul quale la Farnesina ha scelto una linea più cauta. Il riferimento è alla Siria, smorzato dalle agenzie ma fortemente discusso dai due leader e sul quale non è stato trovato un vero punto di incontro. Prodi si è rifugiato in “una difesa intransigente dei principi d’indipendenza del Libano”, insistendo sul coinvolgimento dell’Europa insieme con gli Stati Uniti nel processo di pace “non imminente”. D’Alema, in merito, ha sospirato che non può decidere, poiché “conta l’opinione israeliana”. Olmert, come aveva fatto sapere sia a Palazzo Chigi sia alla Farnesina, si è chiesto se l’Italia sia pronta a impegnarsi in un processo che presuppone l’uso di una certa forza, ma il premier italiano ha parlato solo di “piccoli passi” poiché lo scenario libanese è “incerto”. Si può almeno condannare “l’uso bellico di strumenti nucleari” da parte dell’Iran. E Prodi ieri si è impegnato a farlo, dal 1° gennaio 2007. Intanto D’Alema è stato favorevolmente impressionato dalle reali intenzioni di Olmert di aprire il dialogo con il rais palestinese Abu Mazen. D’Alema sino-egiziano. Dopo le dimissioni di Alfonso Iozzo, il direttore generale del gruppo SanPaolo Imi, Pietro Modiano, ha assunto anche “la gestione unitaria”. Più che le note vicende italiane, però, a incuriosire la Farnesina è la strategia che Modiano sta portando avanti all’estero con l’amico Massimo D’Alema: si tratta di patti e acquisizioni sia in Cina sia in Egitto, con il placet ministeriale. Ieri il Financial Times segnalava il negoziato italo-sino-egiziano che mira a facilitare l’export di Pechino in Europa, favorendo il transito navale dal canale di Suez. Il mediatore, secondo il giornale della City, sarebbe stato Romano Prodi nel recente viaggio al Cairo. Negli ambienti diplomatici, però, la presenza del premier accanto a Modiano è stata considerata di rappresentanza: Prodi è più impegnato a muovere le sue pedine in Italia, dicono. Si osserva che a lanciare messaggi “politici” dall’Egitto nella recente missione sia stato Modiano, non Prodi, e che a leggere le dichiarazioni si fa fatica a distinguere il linguaggio del ministro da quello del numero uno della banca torinese: “Il SanPaolo Imi ha intenzione di sfruttare l’acquisizione dell’egiziana Bank of Alexandria per un’espansione in tutta l’area nordafricana e mediorientale” (Modiano all’inaugurazione della nuova sede della banca da poco acquisita). Subito la Farnesina ha accolto con soddisfazione “la crescita per linee interne dal Marocco al Golfo persico” proposta da Modiano, considerato il naturale alleato finanziario delle strategie diplomatiche dalemiane. Con l’Egitto, la Cina – dove Modiano e D’Alema hanno varato di recente il Mandarin Fund, l’accordo tra San- Paolo e due banche locali per lo sviluppo della piccola e media impresa in Italia e in Cina – perché il ministro punta all’estremo oriente. Il prezioso consigliere Ugo Papi sta inoltre lavorando alla missione in Corea del sud e in Giappone, in agenda a gennaio, che anticiperà quella primaverile del premier. La dieta di Emma. Il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, due giorni fa ha tuonato contro la struttura dell’ex ambasciatore Umberto Vattani. “La dislocazione degli uffici esteri dell’Ice rappresenta il mondo che fu, non certo l’attuale – s’è ascoltato alla Sala Giovanni Agnelli di Torino – Entro fine anno intendo proporne la ristrutturazione che smagrisca dove gli imprenditori ce la fanno da soli”. A Luca di Montezemolo non è parso vero: un po’ perché la Confindustria si appoggia spesso all’Istituto guidato da Umberto Vattani, un po’ perché è a conoscenza del delicato rapporto tra l’Istituto e il ministero di Emma Bonino. In Via Liszt si era protestato contro il mancato rinnovo dei fondi – tornati pare a 96 milioni di euro, dopo una trattativa con il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa e Romano Prodi – Ma con una Finanziaria “che potrebbe cambiare tra notte e dì”, spiegano dall’Ice, ci s’interroga soprattutto sull’auspicio del ministro: un forte invito a “fare sistema” rivolto alle regioni e indirettamente a Vattani “in attesa delle linee direttrici per riorganizzare l’Istituto”.

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