Una lettera inviata alla rubrica di Sergio Romano sul Corriere della Sera
Al convegno negazionista di Teheran voleva partecipare anche un avvocato di Nazareth, un arabo israeliano di nome Mahamid: ha scritto agli organizzatori e, dopo un primo scambio di lettere, tutto si è fermato. L'avvocato Mahamid, infatti, ha una grave colpa ai loro occhi: crede che la Shoah sia un fatto vero, che deve insegnare qualcosa a tutti, e a tale scopo, ha aperto nella sua città un piccolo museo della Shoah, museo che viene visitato ogni giorno dai residenti e che costituisce un primo passo verso il dialogo e la comprensione reciproca. Forse è proprio questa, agli occhi degli iraniani, la colpa di Mahamid: nessun dialogo con gli ebrei (i sionisti per usare il loro linguaggio, nessun ponte che possa portare a riconsiderare certe opinioni, che possa ostacolare la distruzione di Israele (entità sionista). Lo scoppio della pace, che certamente porterebbe prosperità e benessere nella regione, che costuirebbe un grande vantaggio anche per i palestinesi, fa paura a certi dittatori che vivono della morte altrui, che fanno, nel propagandare l'odio, il motivo principale della loro esistenza
Cordialmente
Ester Picciotto |