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Il Mattino Rassegna Stampa
13.12.2006 Indignazione solo contro Israele
persino la conferenza negazionista di Teheran è solo "controversa"

Testata: Il Mattino
Data: 13 dicembre 2006
Pagina: 11
Autore: la redazione
Titolo: «Ahmadinejad: Israele scomparirà presto - Gaffe nucleare di Olmert, bufera a Tel Aviv»

La conferenza negazionista in Iran per i titolisti de Il Mattino è semplicemente “controversa”. Non vergognosa, abominevole, no solo “controversa”. Ci si chiede anche perché, tra ieri e oggi, le foto pubblicate vedono sempre la presenza di rabbini anti-sionisti.

Forse per legittimare la conferenza e per escludere che sia antisemita con l'argomento (inconsistente) della partecipazione ad essa di ebrei?

Ecco l'articolo:

Teheran. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha chiuso ieri la conferenza revisionista sull'Olocausto a Teheran con la profezia che Israele scomparirà presto, «come l'Urss». L'affermazione, secondo l'agenzia non ufficiale Mehr, è stata fatta da Ahmadinejad mentre riceveva al palazzo presidenziale i partecipanti al convegno, che ha suscitato sdegnate reazioni in Occidente. Fra i commenti, quelli del ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema, che ha definito «inqualificabile» l'iniziativa. Il Vaticano, pur non citando direttamente l'Iran, ha affermato che «la Shoah è stata un'immane tragedia dinanzi alla quale non si può restare indifferenti» e che anzi deve rappresentare «un monito per le coscienze». Dopo due giorni di lavori e 57 relazioni e articoli presentati da partecipanti provenienti da 30 Paesi, la conferenza di storici si è chiusa con l'insediamento di una «commissione d'inchiesta» internazionale, presieduta da uno stretto collaboratore dello stesso Ahmadinejad, che lo scorso anno ha definito «un mito» lo sterminio degli ebrei. Ad annunciare l'iniziativa è stato Robert Faurisson, storico francese che nega la «soluzione finale» e l'esistenza delle camere a gas e che è stato fra i principali relatori del convegno. La fine di Israele, ha detto il presidente iraniano, citato questa volta dall'agenzia ufficiale Irna, «è una promessa divina e il volere dei popoli del mondo». «Coloro che hanno sostenuto il regime sionista nel corso della sua vita - ha aggiunto - devono essere consapevoli che la sua vita finirà e che i loro interessi, così come la loro reputazione, saranno messi a repentaglio». Ahmadinejad aveva auspicato lo scorso anno la cancellazione di Israele dalle carte geografiche e più volte, nei mesi seguenti, ha previsto la fine dello Stato ebraico in un futuro prossimo. Rivolgendosi ai partecipanti alla conferenza revisionista, il presidente iraniano ha aggiunto: «L'Iran è la vostra casa e la casa dei liberi pensatori, dove ognuno può esprimersi in un'atmosfera fraterna, pacifica, libera e calma». Ahmadinejad ha anche detto di auspicare che, una volta tornati nei loro Paesi, i partecipanti non siano infastiditi dai rispettivi governi, i quali dovrebbero invece a suo parere «mostrare che rispettano la libertà». Tra i partecipanti alla conferenza di Teheran vi era l'italiano Leonardo Clerici, nipote del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. Un altro italiano, Ugo Fabbri, autore di uno scritto in cui nega che la Risiera di San Sabba a Trieste sia mai stata un lager, non ha potuto essere presente a causa della sospensione del passaporto per motivi burocratici, a suo dire risolti. Presenti invece alcuni ebrei e rabbini anti-sionisti (contrari cioè al fatto che gli ebrei debbano vivere concentrati in un proprio Stato e contrari all’occupazione delle terre palestinesi). Segretario della commissione revisionista, di cui faranno parte membri provenienti da Iran, Francia, Usa, Canada, Svizzera, Austria, Siria e Bahrein, sarà Mohammad Ali Ramin, un docente universitario che ha curato la campagna elettorale dei candidati dello schieramento di Ahmadinejad per le elezioni in programma venerdì per i consigli comunali e l'Assemblea degli esperti, che elegge e assiste la Guida suprema del Paese. «I membri di questa commissione - ha detto Ramin, citato dall'agenzia Isna - non sono razzisti e non sono schierati contro alcuna etnìa, ma sono solo intenzionati ad appurare la realtà dei fatti per una vera liberazione dell'umanità».

Incredibilmente, pur di squalificare Israele e la sua classe dirigente, ci sono un articolo e una titolazione identici a quelli pubblicati ieri sulla “gaffe nucleare” di Olmert. Evidentemente, essendo a corto di notizie, ci si accontenta di ripeterle. L’importante è che al lettore venga data la pillola quotidiana.

 

Inoltre è utile ripetere, per i redattori de Il Mattino, che la capitale di Israele è Gerusalemme non Tel Aviv. Il Mattino, riguardo tale questione, è tra i media più zelanti nella falsificazione.
Ecco l'articolo:

Tel Aviv. Il premier Ehud Olmert arriva oggi in Italia (incontreà il Presidente Napolitano, il premier Olmert e Benedetto XVI) accompagnato da accese polemiche innescate in Israele dalle sue dichiarazioni ad una tv tedesca, in cui sembrava confermare per la prima volta in forma aperta che lo Stato ebraico dispone di potenziale nucleare. «Lapsus nucleare!», hanno titolato ieri in prima pagina sia «Maariv» sia «Yediot Ahronot», i principali quotidiani israeliani, che si sono interrogati se la fine di decenni di ambiguità nucleare israeliana sia stata progettata a tavolino da Olmert dopo approfondite riflessioni, o se sia stata dovuta a una banale disattenzione. Un commentatore ha notato amareggiato: «La missione di Olmert puntava a concentrare in Germania e in Italia tutta l'attenzione sul minaccioso potenziale nucleare iraniano. Invece ora sono tutti impegnati a discutere su cosa ha Israele». Ieri in Germania, Olmert ha detto di non capire affatto l'agitazione della stampa israeliana. Ha anche recitato a dovere la formula pronunciata da tutti i suoi predecessori, da Golda Meir in poi: «Israele non sarà il primo Paese ad introdurre armi nucleari in Medio Oriente». Una formula che non persuade affatto i vicini di Israele e che comunque appare ancora più obsoleta alla luce delle recenti dichiarazioni del segretario alla difesa Usa Robert Gates che, in una deposizione al Senato, ha annoverato appunto Israele fra i vicini «nucleari» dell'Iran. E anche quella era la prima volta in decenni che un dirigente degli Stati Uniti si esprimeva con tanto candore. Tanto che ieri il segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), Abderrahman al-Attiya, ha chiesto sanzioni Onu contro Israele Il Ccg raggruppa Arabia Saudita, Bahrein, Emirati arabi uniti, Kuwait, Qatar e Oman. Anche a Tel Aviv la tempesta non si è affatto sedata. Fra i più allarmati figura l'ex ministro degli Esteri Silvan Shalom (Likud) secondo cui Olmert «ha elargito un regalo» a quanti nel mondo arabo insistono per ispezioni internazionali del potenziale nucleare di Israele. Analoghe critiche sono giunte anche da sinistra, dal laburista Shlomo Ben-Ani e dalla «colomba» Yossi Beilin, secondo cui «Olmert è stato imprudente fino ai limiti dell’incoscienza». «Viene da chiedersi se abbia le doti di un primo ministro», ha aggiunto. Oggi a Roma, oltre al sostegno dell'Italia per sanzioni internazionali all'Iran, Olmert intende discutere anche del ruolo sempre più attivo intrapreso dall'Italia in Medio Oriente, in particolare in Libano visto che si accinge ad assumere il comando dell'Unifil. Il premier esaminerà inoltre le possibilità di rafforzare fra i palestinesi le forze pragmatiche pronte al dialogo e confermerà la disponibilità di Israele ad estendere l'interscambio commerciale con l'Ue.

 


L’indignazione per la barbara e premeditata uccisione di tre bambini palestinesi da parte di terroristi palestinesi stessi è durata il tempo di una mezza giornata. Su questo episodio è calata la scure della censura. Non c’è nessun altro risvolto da raccontare né funerali, accompagnati da gigantografie, da mostrare. Tutto quello che di solito è riservato alle vittime delle operazioni militari israeliane in questo caso manca. Ennesima dimostrazione che la pietà e l’indignazione scattano solo se se funzionali alla propaganda anti-israeliana.

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