domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Giorgia Greco
Libri & Recensioni
<< torna all'indice della rubrica
Vikram Seth - Due vite 12/12/2006
Due vite – Vikram Seth
Traduzione di Stefano Beretta
Casa Editrice Longanesi                            Euro 18,60


Dopo il successo ottenuto con i romanzi “Il ragazzo giusto” e “Una musica
costante”, lo scrittore indiano Vikram Seth torna con un libro di memorie.
Due vite è infatti la storia di suo zio Shanti, emigrato a Londra da
ragazzo, dove eserciterà la professione di dentista, e della moglie Henny,
ebrea tedesca fuggita da Berlino all’avvento del nazismo.
Le  esperienze laceranti che hanno segnato la loro vita, la madre e la
sorella di Henny muoiono nei campi di sterminio nazisti, Shanti arruolatosi
nell’esercito britannico perde un braccio nella battaglia di Montecassino,
non gli impediranno di accogliere con gioia il giovane Vikram che negli
anni Settanta giungerà a Londra per studiare.
La vita degli zii è tratteggiata in maniera mirabile dall’autore che riesce
a cogliere ogni piccola sfumatura del rapporto, a volte conflittuale,  che
lega Shanti ottimista e vivace alla  moglie Henny, alta, magra e poco
espansiva.
In realtà  Due vite è anche una storia d’amore, di rispetto e di sostegno
reciproco sullo sfondo di vicende storiche e politiche estremamente
drammatiche.
La stesura del libro, ci spiega l’autore, prende una svolta imprevista
allorquando trova nella soffitta della casa di Shanti un baule pieno di
testimonianze scritte, in particolare lettere appartenenti alla defunta zia
Henny. Quelle lettere fanno luce su un microcosmo di storie personali, di
amicizie e di amore che si intrecciano con la Storia passata. E sempre da
quelle lettere ad amici e conoscenti veniamo a sapere del licenziamento di
Henny dalla compagnia di assicurazione presso cui lavorava, del
collaborazionismo di tanti tedeschi che prima erano suoi amici, della
deportazione della madre e della sorella a Theresienstadt e ad Auschwitz,
della grande generosità di Henny che non lesina aiuti agli amici tedeschi
quando, nel dopoguerra, si trovano ad affrontare terribili ristrettezze
economiche.
L’avversione per la lingua tedesca che ad un tratto l’autore sviluppa nel
corso delle sue ricerche sull’Olocausto compiute al museo dello Yad VaShem
in Israele mal si concilia con l’opinione piuttosto dura che esprime nei
confronti dello Stato ebraico.
E’infatti con un certo stupore che leggiamo: “ Dopo che Hitler era salito
al potere in Germania, si poteva anche sostenere che per gli arabi
palestinesi fosse un imperativo umanitario condividere gli spazi con gli
ebrei che erano stati oppressi con tale crudeltà, ma non ne consegue che
gli ebrei avessero il diritto di ritagliarsi il proprio Stato in Palestina.
L’espulsione di altri palestinesi dalla loro terra, i massacri nei campi
profughi sotto il controllo dei militari israeliani durante le operazioni
in Libano nel 1982, la costruzione del muro di frontiera, con l’inclusione
di altre terre palestinesi, l’assassinio dei leader palestinesi, la
regolare umiliazione dei civili palestinesi da parte delle truppe
israeliane dipingono un quadro di terrore, ingiustizia e arbitrio…..”

Il libro è corredato sia da fotografie, grazie alle quali il lettore può
fare la conoscenza della variegata famiglia dello scrittore immortalata in
momenti intimi di vita quotidiana, sia dalle lettere di Henny con le
risposte del nipote.
L’ultima parte del libro diventa romanzo nel romanzo perché Vikram racconta
la genesi del libro, sino alla fine amara, quando lo zio Shanti, alle
soglie della follia, lo ripudia e lo disereda.
Eppure, da ultimo, la stima e la venerazione che lo scrittore ha nutrito
per lo zio in tanti anni e così duramente messa alla prova, non gli
impedisce di scrivere a conclusione del libro: “….Cerchiamo, in breve, di
credere alla logica umana e forse, a tempo debito, all’amore”.

Giorgia Greco

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT