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Il Foglio Rassegna Stampa
12.12.2006 L'antisemitismo messianico di Ahmadinejad
l'analisi di Carlo Panella

Testata: Il Foglio
Data: 12 dicembre 2006
Pagina: 1
Autore: Carlo Panella
Titolo: «L’antisemitismo messianico di Ahmadinejad compatta Hamas e Hezbollah»
Dal FOGLIO del 12 dicembre 2006:

La coincidenza tra la conferenza negazionista della Shoah di Teheran, il precipitare della crisi tra Hamas e Abu Mazen e il tentativo di golpe da parte di Hezbollah è evidente. E’ palese una regia unica che dirige i tre scenari iraniano, palestinese e libanese. Ma sbaglierebbe chi vi vedesse soltanto un’omogeneità politica, la ricerca di quel ruolo sciita di potenza regionale che tante cancellerie occidentali attribuiscono all’Iran. Se così fosse, vi sarebbe spazio per una trattativa, per cercare e ottenere un riconoscimento di ruolo da parte dell’occidente in cambio di un percorso di pacificazione. Ma non è così, il nazionalismo iraniano, di Hamas e Hezbollah è forte, ma il suo motore è religioso, tanto che nega addirittura le regole della politica. Mahmoud Ahmadinejad ha invitato a Teheran 63 “esperti”, tra cui brilla il rappresentante del Ku Klux Klan, David Duke, per denunciare un “complotto ebraico” planetario, che ha inventato la Shoah e quindi – a riparazione – ha imposto ai musulmani “l’oltraggio” di uno stato ebraico sulla città santa di Gerusalemme. La Conferenza è un passaggio fondamentale per giustificare per via religiosa la necessità che tutti i musulmani si impegnino a distruggere Israele. Il dibattito storico è il pretesto per rendere popolare una lettura del Corano da parte di tanti fondamentalisti che vuole che gli ebrei, in eterno, per subdola vocazione, tradiscano la loro stessa Legge e seminino dissidi tra i musulmani. Ieri Ahmadinejad, durante il comizio all’Università di Teheran, è stato fischiato da alcuni studenti che gli hanno urlato “morte al dittatore!”, e quattro di loro sono subito “scomparsi”. Lui non teme l’impopolarità. Da quando lanciò la parola d’ordine di “distruggere Israele”, accompagnata dalla sfida sul nucleare, il peso suo e della leadership oltranzista iraniana è cresciuto in tutta la umma. Con la sua retorica grossolana, ha fatto del negazionismo della Shoah una proposta politica di enorme presa sui musulmani del mondo. La sua negazione del diritto di Israele a esistere non è infatti soltanto radicata in una questione di “terra”, ma nella riproposizione del tema teologico degli ebrei che sin dai tempi di Maometto complottano contro l’islam, come sostenne già Khomeini: “Fin dall’inizio il movimento islamico venne tormentato dagli ebrei, i quali diedero inizio alla loro attività reattiva, inventando falsità contro l’islam, attaccandolo e calunniandolo”. Ahmadinejad è chiaro: “Non è possibile che un paese islamico permetta a un paese non islamico di crescere nel proprio seno”. E’ la negazione di ogni ipotesi di “pace contro terra”, di “due popoli, due stati”. E’ l’affermazione di un imperativo religioso a sostituire all’entità sionista uno stato islamico “dal Giordano al Mediterraneo”. Questa è anche la piattaforma di Hezbollah e di Hamas, tanto radicata in quel movente religioso da sfidare ogni considerazione di tattica. Le più elementari regole della politica, infatti, avrebbero imposto al premier palestinese, Ismail Haniye, di riconoscere opportunisticamente l’esistenza di Israele. Europa e Stati Uniti lo avrebbero coperto di finanziamenti, Israele sarebbe stata costretta a trattare direttamente con lui, che avrebbe così accresciuto la sua egemonia su una Olp di Abu Mazen in affanno di consensi. Ma Hamas non può tradire la sua più profonda ragione d’essere, basata sul postulato che “la terra di Palestina è un lascito eterno di Allah al popolo dell’islam, sino al Giudizio universale”. Per questo rischia la guerra civile a Gaza, lancia razzi su Sderot e organizza attentati contro esponenti di al Fatah, anche a rischio di massacrare bambini palestinesi, come è avvenuto ieri. Anche Hezbollah – a rigor di politica – avrebbe dovuto sopire per un lungo periodo la sua vocazione alla distruzione di Israele, recuperando forze in quel percorso di trattativa delineato dalla risoluzione dell’Onu, tanto apprezzata da Massimo D’Alema. L’Iran, Hezbollah e Hamas, invece, seguono la logica del jihad, della “conversione attraverso la forza” e a questa subordinano la politica. Con il convegno negazionista, Ahmadinejad non guarda al passato, ma al futuro. Lancia sui media planetari una richiesta di consenso islamico alla guerra asimmetrica che Hamas e Hezbollah sviluppano contro Israele perché ribadisce che gli ebrei di oggi sono identici a quegli ebrei Banu Quraizah che Maometto fece sgozzare nel 627, alla Medina, accusandoli di avere complottato con il “governo idolatrico della Mecca”, esattamente come oggi gli israeliani complottano col “Satana americano”.

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