2/09/06 - UNA COPPIA FUORI DAL COMUNE Fred Halliday, docente di relazioni internazionali alla London School of Economics, esperto di civiltà araba e mediorientale, analizza, per Open Democracy, la strana alleanza che si sta creando tra la sinistra e l’estremismo islamico. Di seguito una sintesi del lungo intervento. Qui il testo in inglese LEGGI
Il quinto anniversario degli attentati dell’11 settembre ha riportato l’attenzione su un problema che troppo poco è al centro di un’analisi critica approfondita. Parliamo del rapporto tra i gruppi islamisti radicali e la sinistra. Gli attentati dell’11-9 insieme a quelli avvenuti in tutto il mondo, hanno fatto guadagnare consensi ai gruppi islamisti anche al di fuori del mondo musulmano, pure tra chi è ideologicamente contrario alle principali manifestazioni politiche dell’islam. In più parti del mondo si notano segni di una convergenza, tra forze islamiste e formazioni di sinistra. In molti sembrano considerare la combinazione tra Al Qaeda, i Fratelli musulmani, Hezbollah, Hamas e il presidente iraniano Ahmadinejad come l’esempio di un antimperialismo internazionale che completa il loro progetto storico. Agli occhi di certi progressisti questo presunto movimento potrà anche apparire prigioniero della falsa coscienza, ma non è una ragione sufficiente per smettere di appoggiarlo oggettivamente, o quanto meno assecondarlo. Alcuni esempi: il leader venezuelano Hugo Chavez è volato a Teheran per abbracciare il presidente iraniano; il sindaco di Londra Ken Livingstone (Ken il rosso)ha accolto con tutti gli onori il religioso egiziano Yusuf al Qaradawi, uomo di spicco dei Fratelli musulmani. La manifestazione più recente di questa tendenza si è avuta durante la guerra in Libano. E’ un fenomeno preoccupante perché finisce per confermare una delle tesi più pericolose e inesatte della nostra epoca, sostenuta non dalla sinistra ma dalla destra imperialista. E’la stessa tesi su cui poggiano la guerra al terrorismo dichiarata dagli Stati Uniti e le scelte politiche imposte dopo l’11 settembre: cioè quella secondo cui l’islamismo è un movimento contro l’occidente. L’islamismo come tendenza politica organizzata è nato dopo la fondazione in Egitto, nel 1928, dei Fratelli musulmani, con l’obiettivo di risolvere i problemi politici moderni facendo riferimento ai testi dell’islam. In questa prospettiva considerava il socialismo una delle mille teste dell’idra laicista occidentale e pensava che andasse combattuto tanto più aspramente in quanto godeva di forti consensi nel mondo arabo, in Iran e altri paesi musulmani. Allo stesso modo di altri nemici della sinistra anche gli islamisti impararono molto dai loro rivali laici: dagli stereotipi della retorica antimperialista ai sistemi di riforma sociale alla struttura organizzativa del partito centralizzato. Le violente denunce del liberalismo da parte dell’ayatollah Khomeini e dei suoi seguaci sembrano prese di peso dai manuali stalinisti. I messaggi di Osama bin Laden, anche se ricchi di espressioni retoriche tratte dal Corano, contengono un messaggio politico radicale tipico dell’età contemporanea: gli imperialisti occupano le nostre terre, i governanti arabi tradiscono i nostri interessi, l’occidente ci ruba le nostre risorse… In Egitto, fino alla rivoluzione del 1952, il conflitto tra movimenti comunisti e islamisti fu spesso violento. Negli anni ’60, nel tentativo di contrastare l’influsso dell’Urss e dell’Egitto del presidente Nasser in MO, l’Arabia Saudita decise di appoggiare un’alleanza antisocialista: la Lega islamica mondiale. E’ noto che il re saudita Feisal considerava il comunismo una componente del complotto ebraico mondiale e che chiamò spesso i suoi seguaci a combatterlo. Nel 1975, il leader del partito socialista marocchino, Oman bin Jalloun, fu assassinato da un militante islamista. Altri esempi: in Turchia, negli anni Settanta, il governo era sotto l’attacco dei gruppi armati di sinistra. Il governo incoraggiò sia la destra nazionalista (i Lupi grigi) sia gli islamisti. In Palestina, sul finire degli anni Settanta, le autorità israeliane tentarono di ostacolare la crescente influenza di Al Fatah in Cisgiordania autorizzando organizzazioni legate ai Fratelli musulmani facilitando la fondazione di Hamas nel 1987. In Algeria all’interno del Fronte di liberazione nazionale c’erano fazioni alleate con il Fronte islamico di salvezza (Fis9, il gruppo islamista messo al bando dalle autorità.In Egitto, dopo la morte del presidente Nasser nel ’70, il regime di Anwar Sadat prima e di Hosni Mubarak poi, incoraggiarono attivamente l’islamizzazione della società. Tra islamisti e sostenitori di posizioni socialiste e laiche ci sono stati scontri ancora più duri. In Sudan , il Fronte nazionale islamico, un gruppo clandestino che si richiamava esplicitamente a forme di organizzazione leninista, ha preso il potere nel 1989. Subito dopo ha cominciato ad arrestare, torturare e uccidere i membri del partito comunista, nello stesso periodo in cui ospitava Osama bin Laden a Khartoum. Il caso dell’Afghanistan. Durante l’occupazione sovietica degli anni Ottanta, i gruppi islamisti più fanatici furono finanziati dalla Cia, dal Pakistan e dall’Arabia Saudita allo scopo di rovesciare il governo comunista di Kabul. Nelle zone sotto il loro controllo uccisero maestre e professoresse, bombardarono scuole e costrinsero le donne a tornare a casa. Quel conflitto indusse il primo leader dell’Afghanistan comunista, Nur Mohammad Taraki, a definire gli oppositori fratelli satanici. Lo stesso bin Laden ha svolto un ruolo attivo non solo nella lotta contro i comunisti afgani, ma anche nell’uccisione di esponenti sciiti, considerati parenti stretti dei comunisti nella visione del mondo del fondamentalismo saudita. Questo resoconto deve essere accompagnato dall’osservazione di ciò che sta effettivamente accadendo in quei paesi dove gli islamisti sono influenti o stanno guadagnando terreno. Il carattere reazionario di buona parte dei loro programmi su questioni come il ruolo delle donne, la libertà di parola, i diritti dei gay è del tutto evidente. A questo si aggiunga una mentalità imbevuta di pregiudizi antiebraici e carica di razzismo e di oscurantismo religioso. In pochi hanno notato ce uno dei missili più distruttivi sparati da Hezbollah in territorio israeliano si chiamava Khaibar. E’ il nome del luogo di una battaglia combattuta e vinta dal profeta Maometto nel settimo secolo contro gli ebrei. Vale la pena di ricordare un detto di August Bebel, uno dei fondatori della socialdemocrazia tedesca, secondo cui l’antisemitismo è il socialismo degli idioti. Quante perone di sinistra mostrano tolleranza, se non complicità attiva, nei confronti di questa idiozia? E’ un interrogativo che fa male. Quanto pi all’idea di etichettare i gruppi islamisti radicali e la loro ideologia con il termine “fascisti”, è inutile oltre che inesatta, viste le molte differenze dal modello europeo. Non occorrono slogan per capire che il programma, l’ideologia e i precedenti dell’islamismo radicale sono opposti a quelli della sinistra. La sinistra nata sulla base dei principi del socialismo classico, dell’illuminismo, dei valori delle rivoluzioni del 1789 e del 1848 e, dall’esperienza di intere generazioni. Le attuali incarnazioni di questa sinistra non hanno alcun bisogno di quella “falsa coscienza” che spinge tante persone progressiste tra le braccia dei jihadisti.