Copia di lettera inviata alla STAMPA
Caro Direttore,
la Stampa
di ieri aveva un lungo articolo intitolato a lettere cubitali “L’Inferno Americano”. Leggo con curiosità l’articolo e scopro che forse stavo leggendo un’altra cosa, non l’articolo intitolato “L’Inferno Americano”; lo rileggo, per vedere se avevo capito bene. Scopro che, anche questa volta, sembrava avessi capito: c’era la storia di un disgraziato con doppio passaporto canadese e siriano che viene fermato su richiesta del Canada mentre transita in un aeroporto degli Stati Uniti. Viene trattenuto 12 giorni e poi viene spedito, su richiesta del Canada, che non lo vuole, in Siria. Qui passa un anno di carcere prima di essere liberato: viene cioè incarcerato e torturato dai siriani.
Direttore, scusi la mia pochezza umana e giornalistica: ma l’inferno americano dov’è? Io vedo un inferno siriano, non Le pare? O forse titolare “Inferno Siriano” avrebbe fatto troppo male al suo caro ministro degli esteri D’Alema tutto impegnato a intrallazzare con Siria e Iran e terroristi del seguito, con cui va volentieri sottobraccio?
Se era perché non voleva dare un dispiacere a D’alema, La comprendo: tutti teniamo famiglia. Ma se consente Le passo un suggerimento: guardi che il genio D’Alema è un abbonato agli insuccessi e alla sfiga che di solito perseguita gli idioti presuntuosi.
Che facciamo, Direttore? Gli ufficiali del Minculpop?
Guardi, facciamo così: mi assuma al posto di quel titolista: a metà stipendio Le assicuro molte brutte figure in meno
Cari saluti
Dante Salmè