Dal FOGLIO di oggi, 09/12/2006, a pag.3, alcune domande-riflessione per il nostro ministro degli esteri. Avrà voglia di rispondere ? Si sbrighi, On.D'Alema, perchè vista l'attitudine del governo iraniano, fra non molto quello che il FOGLIO le chiede, "una forma di difesa attiva almeno verbale" non potrebbe essere più sufficiente.
Ecco l'articolo:
Onorevole ministro Massimo D’Alema, lei è l’autorevole capo di una diplomazia europea, la nostra. E’ stato tra gli artefici di una conferenza che ha avviato la missione internazionale in Libano, al termine del conflitto di questa estate, e che ha inviato soldati nella regione, tra cui i nostri. Vanta buoni rapporti con il segretario di stato americano Rice. E’ di solito molto solerte e pugnace nel criticare e accusare la politica di Israele. Sottoponiamo alla sua solerzia e alla sua combattività diplomatica alcuni fatti e dichiarazioni accolti da un colpevole disinteresse. Ieri, il premier di Hamas, Ismail Haniyeh, è andato fino a Teheran pur di rassicurare il presidente negazionista Mahmoud Ahmadinejad: “Non riconosceremo mai Israele”. Ripetiamo: “Non riconosceremo mai Israele”. Lo dice il capo di Hamas, sì, quel gruppo palestinese che molti chiamano semplicemente “partito politico” tanto per avere un motivo per considerarlo un interlocutore. E da questo punto di vista, cedevoli segnali si colgono in Europa. Sempre ieri, due notizie simili dal Libano. La prima: le forze armate di Beirut fanno notare di non aver ricevuto alcun ordine dal premier Siniora per disarmare Hezbollah, anzi “l’esercito è stato a fiancodella resistenza libanese di fronte all’aggressione israeliana, in linea con le politiche del governo”. Ma i nostri soldati non sono in Libano per aiutare il governo e l’esercito libanesi nell’opera di disarmo delle milizie irregolari? Il tutto è complicato dal fatto che lo stesso Siniora accusa Hezbollah: “Sta pianificando un colpo di stato”, oltre a riarmarsi sotto gli occhi del ritrovato multilateralismo realista e sotto le case dei civili candidati a fare da scudi umani. E si parla di quell’Hezbollah che tanti in Europa vorrebbero considerare soltanto un movimento politico, pur di riconoscerlo come un interlocutore, con cui magari passeggiare sotto braccio nella capitale del paese dei cedri, non è vero? E il tutto accade a pochi giorni dall’assise di Teheran organizzata dal presidente pasdaran iraniano per negare, allo scopo di ripeterlo, l’Olocausto. Non le pare, onorevole D’Alema, che sia tutto troppo sfacciato e chiaro per glissare? Non le pare, onorevole D’Alema, che – se non ora, quando? – le nostre scelte politiche debbano prendere in considerazione questi dichiarati propositi di guerra? Non le pare, onorevole D’Alema, che lo stanco occidente possa e debba attuare una qualche forma di “difesa attiva”, almeno verbale?
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