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Il Foglio Rassegna Stampa
06.12.2006 Hamas non si accorda con Abu Mazen, Kaddoumi vuole una nuova Olp, che rinneghi Oslo e punti tutto sul terrorismo
notizie sul conflitto interno ai palestinesi

Testata: Il Foglio
Data: 06 dicembre 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Hamas sguscia via ad Abu Mazen. Si attende un discorso tosto»
Dal FOGLIO del 6 dicembre 2006:

Tunisi. Le riunioni dell’Olp continuano frenetiche in questi ultimi giorni, mentre si attende un “discorso importante” da parte del rais palestinese, Abu Mazen. I colloqui per il governo d’unità nazionale con Hamas sono arrivati “a un punto morto”, come ha ammesso il presidente dell’Anp parlando con il segretario di stato americano, Condoleezza Rice. Il premier palestinese di Hamas, Ismail Haniye, che avrebbe dovuto dimettersi – secondo alcune fonti – per facilitare i negoziati, è partito per un tour regionale che lo terrà lontano dai Territori fino alla fine del mese. La prima tappa è stata a Damasco, dove ha incassato lo scontato appoggio del rais, Bashar el Assad, e dove ieri ha incontrato il leader del movimento di resistenza in esilio, Khaled Meshaal, il quale per l’ennesima volta ha ribadito che i palestinesi sono pronti a un’altra Intifada contro Israele. Che cosa ha intenzione di fare Abu Mazen? Le premesse non sono delle migliori, visto che la situazione è più o meno quella che si era venuta a creare a fine luglio, prima del rapimento del caporale Ghilad Shalit – nelle mani dei sequestratori dal 25 luglio – e dell’inizio dell’estate di guerra. Alcuni commentatori dicono che il rais palestinese potrebbe indire un referendum o addirittura le elezioni anticipate, altri sostengono che se ne voglia andare, ma la maggior parte concorda nel ritenere che Abu Mazen darà ancora un po’ di tempo ai colloqui per il governo d’unità nazionale, fisserà una data ultima entro la quale un accordo deve essere ottenuto e rilancerà il dialogo di pace con il premier israeliano, Ehud Olmert, con il sostegno dei paesi nella regione – primariamente l’Arabia Saudita – che hanno dato segnali positivi nei confronti dell’iniziativa. Secondo al Hayat, quotidiano arabo con base a Londra, l’unica alternativa per Abu Mazen sarebbe quella di organizzare un plebiscito per chiedere ai palestinesi se vogliono le ele zioni anticipate oppure no. Comunque sia, lo scontro diretto con Hamas appare ogni giorno più vicino. Se il rais utilizza il suo potere costituzionale per sciogliere il governo e nominarne un altro, il Consiglio legislativo – in maggioranza di Hamas – non darebbe l’approvazione. Se convoca le elezioni anticipate, il gruppo armato lo considererebbe un tentativo di colpo di stato e questo – secondo gli analisti – significherebbe l’inizio di una guerra civile nei Territori. Se scioglie il Consiglio legislativo, sarebbe accusato di fare manovre non costituzionali. Ma la posizione di Hamas – che non riconosce Israele – rende comunque impossibile per Abu Mazen accettare un governo di unità nazionale, con posti chiave ricoperti da Hamas. A complicare la situazione, ci sono anche i delicati equilibri interni a Fatah, partito del rais. Da qualche giorno, Farouq Qaddoumi, segretario generale di Fatah, è in giro per il medio oriente. Non vuole sentire parlare di Abu Mazen, nonostante i funzionari dell’Olp continuino a ripetere che non esiste alcun dissidio tra i due storici nemici. Il rais, un mese fa, si è fatto eleggere comandante generale di Fatah e capo della commissione del partito, rendendo il ruolo di Qaddoumi inutile. Il segretario generale, che non ha mai riconosciuto gli accordi di Oslo, continua a cercare alleanze con la Siria e con gruppi armati vicini all’Olp, per trasformare nuovamente l’organizzazione in un movimento di liberazione. “Qaddoumi non ha più alcuna autorità”, spiega al Foglio Abd al Sattar Qassam, docente di Scienze politiche all’Università di al Najah, che però non vede alcuna soluzione per il governo palestinese. “I problemi non sono finiti – dice preoccupato il docente universitario – In questa situazione di instabilità, Iran e Siria troveranno subito un ruolo per sconvolgere la situazione interna palestinese”.

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