Ascoltiamo quello che dicono i terroristi e i loro mandanti una semplice regola per capire cosa succede in Medio Oriente: l'analisi di Fiamma Nirenstein
Ascoltiamo quello che ci dicono. Per esempio, il presidente iraniano Ahmadinejad che dichiara gli USA e l’Inghilterra “complici”, li riempie di minacce e parallelamente si candida al ruolo di potenza offrendo la sua “mediazione” in Medio Oriente.Per esempio, solo una settimana fa Faros Rajai,capo del Battaglione dei Martiri suicidi, ha annunciato che le Guardie della Rivoluzione stanno preparando un’unità speciale per colpire i Paesi Arabi del Golfo, alleati degli americani proprio mentre il generale americano John Abizaid visitava quella zona. Oppure, guardiamo ai “Combattenti per l’Unità e la Libertà della Grande Siria” che hanno rivendicato l’assassinio di Gemayel spiegando che l’omicidio è avvenuto perchè egli “era uno di quelli che incessantemente sputano veleno contro Siria e Hezbollah, senza vergogna nè rispetto”; e hanno aggiunto “Sarà il primo di molte vittime.. prima o poi daremo a quegli agenti ciò che gli è dovuto”. Ascoltiamo Khaled Meshal, capo di Hamas che mentre si avvia il cessate il fuoco annuncia tuttavia che se Israele non si piegherà alle sue richieste nel giro di sei mesi sarà guerra totale. E intanto rimpinza Gaza di armi e esplosivo. E chiari sono anche i discorsi di Hassan Nasrallah che, dopo un summit a Damasco, ha istruito i suoi ministri a dimettersi per distruggere la procedura che poteva portare all’incriminazione di Bashar Assad per l’assassinio di Rafik Hariri. Come ignorare le sue promesse di distruggere il governo libanese, definito filoamericano, mentre punta a una coalizione che faccia del Libano la testa di ponte della strategia di egemonia dell'Iran?. Gli Hezboillah, secondo informazioni di intelligence, hanno di nuovo fatto il pieno di armi (20mila missili ).Walid Muallem ministro degli esteri siriano è andato a Bagdad proprio mentre veniva assassinato Gemayel per stabilire piene relazioni diplomatiche fra Siria e Iraq; lunedì scorso di nuovo Ahmadinejad annunciava il summit a tre fra Iran-Iraq e Siria, mentre il presidente iracheno Jalal Talibani pianificava più volte la sua visita in Iran e Siria di questa settimana. Questa evidente tessitura strategica che fa dell’Iran il vertice di un attacco senza precedenti alla stabilità mediorentale e mondiale, è stata denunciata con forza, ascoltiamo anche lui, da re Abdullah di Giordania. L’assassinio di Gemayel è un gesto di estrema audacia: l’Iran è sicuro di sè, lo schieramento terrorista ha interpretato la sconfitta dei repubblicani del 7 novembre come una vittoria contro gli USA. Rallegra in particolare l’Iran la ricomparsa nel gioco di James Baker ,i colloqui segreti (di cui si sussurra) con l’Iran dell’ambasciatore USA a Baghdad Zalman Khalizad, la confusione europea per cui Chirac e Prodi non la vedono affatto allo stesso modo sulla Siria e soprattutto il nostro affannarci su sitruazioni locali mentre le grandi strategie iraniano-siriano prendono audacemente piede.
Anche quando l’Unifil è stata approvata, il suo documento costitutivo si è impegnato a difendere la legalità libanese senza, menzionare il ruolo di Iran e Siria. E adesso, magari vogliamo prendere cura di Gaza con una forza internazionale e di nuovo ci dimentichiamo di dire chi la rimpinza di armi e incita il conflitto, ovvero l’Iran e la Siria.
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