Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Scudi umani di Hezbollah: Israele fornisce le prove e risponde a chi l'accusa di crimini e di "uso sproporzionato della forza"
Testata: Corriere della Sera Data: 06 dicembre 2006 Pagina: 16 Autore: Mara Gergolet Titolo: ««Scudi umani in Libano, ecco le prove» Video di Gerusalemme accusa Hezbollah»
Dal CORRIERE della SERA del 6 dicembre 2006:
GERUSALEMME — I documenti dell'esercito contro le accuse d'aver commesso crimini di guerra. Sotto la pressione dell'opinione pubblica mondiale per la condotta delle operazioni in Libano, Israele rilascia video, foto e altro materiale militare per presentare la propria autodifesa. Ossia, che le morti civili in Libano (almeno metà dei 1.000 uccisi nei 34 giorni del conflitto) sono state causate da una precisa tattica degli Hezbollah: quella di nascondersi nelle aree urbane, costringendo Israele a una «guerra cittadina» che avrebbe inevitabilmente fatto salire il numero delle vittime innocenti, addossando poi la colpa allo Stato ebraico. In altre parole, di aver combattuto da dietro gli scudi umani. Il rapporto, realizzato dall'Intelligence and Terrorism Center, guidato dall'ex colonnello Reuven Erlich, in collaborazione — è evidente dal materiale — con i vertici militari, è stato pubblicato dal New York Times. Filmati ripresi dai caccia. Come il camion coi lanciarazzi sul tetto che s'infila in un garage, e viene bombardato. Il furgone che è una rampa di lancio per katiuscia parcheggiato tra due case: polverizzato. Ville cogli sparakatiuscia sulle terrazze. «Uno studio che spiega il dilemma di Israele — dice Erlich — mentre affronta un nemico che intenzionalmente opera dalle aree popolate. È la moderna guerra asimmetrica. Non solo in Libano, ma anche a Gaza e in Iraq». Un ufficiale degli Hezbollah, nello stesso articolo del New York Times, replica alle accuse: «Abbiamo cercato di evitare le aree urbane, ma se i soldati d'Israele entravano nei villaggi, li difendevamo». Tra la documentazione, gli interrogatori a combattenti Hezbollah catturati. Mohammed Srour, t-shirt bianca, barba rasata, ammette davanti alla telecamera «di essere stato addestrato in Iran». «Portavo i razzi sul camion — dice — sventolando sempre una bandiera bianca». Racconta che mentre la popolazione fuggiva, consegnava le chiavi delle case agli Hezbollah. «A volte le usavamo», pur sapendo che così rischiavano di essere demolite, «ma è meglio una casa che brucia di una nuova occupazione di Israele». Israele punta decisamente il dito, in questo tentativo di rispondere alle accuse mosse da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch (o agli echi negativi delle scoperte che nel sud del Libano sono state piantate mine)
Israele ha fornito all'Onu le mappe delle mine piazzate sul terreno e delle aree colpite dalle cluster bomb utilizzate contro Hezbollah, sarebbe stato opportuno ricordarlo
, sull'uso spregiudicato della popolazione da parte degli uomini di Nasrallah. «Operavano certamente tra una popolazione che li sosteneva — rileva Erlich —. Ma cinicamente la usavano per i propri scopi». Un ex generale dell'esercito libanese, Elias Hanna, ha più dubbi: «Hezbollah è responsabile? Certo che lo è — dice —. Però nel sud, gli Hezbollah sono la società e la società è gli Hezbollah: non puoi separarli. Se dici a uno di loro: "Tuo figlio è morto", ti risponde: "No. È un martire"».
Considerazioni che non aggiungono molto al quadro sopra delineato, se non nel senso che rivelano il grado di fanatizzazione indotto dalla propaganda fondamentalista nella popolazione sciita e la difficoltà di distinguere con un criterio preciso, all'interno di quest'ultima, i non combattenti
Nelle due foto in alto, un lanciarazzi in un'area residenziale a nord di Tiro. Sotto, un altro lanciarazzi nascosto in un garage in un villaggio libanese
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