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Il Manifesto Rassegna Stampa
05.12.2006 I pacifici Hezbollah difendono la democrazia
e le "milizie" minacciano il Libano, se non sono antisraeliane

Testata: Il Manifesto
Data: 05 dicembre 2006
Pagina: 5
Autore: Stefano Chiarini
Titolo: «Libano, sangue sulla protesta. Incontro tra Nasrallah e Gemayel»

La pacifica, democrattica protesa di Hezbollah, minacciata dalle milizie sunnite e druse...
A leggere la cronaca di Stefano Chiarini pubblicata dal MANIFESTO del 5 dicembre 2006 sembrerebbe  che in Libano non eisista nessun "partito armato" sciita, che non sia morto nessun politico antisiriano, che nessuna guerra con Israele sia stata provocata dal gruppo terroristico capeggiato da Hassan Nasrallah...

Ecco il testo:
 

Le proteste di piazza organizzate dal fronte dell'opposizione contro il «governo Usa» del premier Fouad Siniora, che da cinque giorni bloccano l'intero centro della città, si inaspriranno nelle prossime ore per sfociare in una generale «disobbedienza civile» che dovrebbe bloccare ad oltranza l'intero paese. L'opposizione chiede le dimissioni del premier e la nascita di un nuovo governo di unità nazionale incaricato di cambiare la legge elettorale e di indire nuove elezioni. La protesta, iniziata con le clamorose dimissioni di cinque ministri sciiti e di uno greco-ortodosso, è organizzata dai partiti sciiti di Hezbollah e Amal, dal Movimento Patriottico Libero dell'ex generale cristiano maronita Michel Aoun, da gruppi dissidenti sunniti e drusi, oltre che dal partito del popolo e da vari movimenti di ispirazione comunista. Secondo l'opposizione il governo Siniora, privo dei rappresentanti della principale comunità politico-religiosa del paese, quella sciita, sulla base degli accordi di Taif che misero fine alla guerra civile, sarebbe ormai incostituzionale e dovrebbe quindi dimettersi. La tensione continua a salire in una Beirut spettrale e vuota, presidiata da oltre 20.000 soldati, ed in particolare nella grande tendopoli della protesta sorta nella piazza Riad el Solh, alle pendici della collinetta di al Qantari dove sorge il palazzo del governo, il Grande Serraglio, austero complesso ottomano, e nella vicina piazza dei martiri. Ad aggravare la situazione, domenica sera, vi è stata la prima vittima delle milizie filogovernative: si tratta di un giovane simpatizzante di Amal colpito con una fucilata alle spalle mentre stava tornando a casa con alcuni suoi amici nel quartiere di Qasqas, nella periferia sud, una delle roccaforti della Hariri Inc a pochi passi da Chatila e dai quartieri a maggioranza sciita. Ad ucciderlo sarebbe stato un certo Tareq Dana, membro del movimento del Futuro fondato da Rafiq Hariri. Fuoco sui dimostranti, con due feriti leggeri, anche nel quartiere di Tareq Jadidah. Le milizie sunnite create negli ultimi quindici mesi dai partiti di governo e le nuove Forze di Sicurezza del ministero degli interni (Isf) organizzate - come ha sostenuto l'ex titolare del dicastero Ahmed Fatfat - per «contrastare gli Hezbollah», con il sostegno dell'Fbi , sembrano sul punto di sfuggire di mano ai loro stessi apprendisti stregoni e in almeno due occasioni avrebbero aperto il fuoco contro i dimostranti. Assai preoccupante anche la distribuzione di armi iniziata nei giorni scorsi ad opera delle milizie druse di Walid Jumblatt. Lontana da queste oscure nubi, la protesta nel centro di Beirut per tutta la giornata di domenica ha comunque avuto un carattere festoso, familiare, con almeno 200.000 persone, in maggioranza cristiano-maroniti venute da tutto il paese a bordo di ogni mezzo possibile, per ascoltare l'ex ministro Suleyman Franjieh e, successivamente, il leader druso Talal Arslan, avversario di Jumblatt, e Khaled Haddade, segretario del Partito comunista libanese. Trincerato nel Gran Serraglio con i suoi ministri e protetto da una trentina di mezzi corazzati - ma soprattutto sostenuto in questa sua intransigenza da Washington, Parigi, e Riyadh - il premier Siniora sembra però deciso a non accettare qualsiasi compromesso e ha anzi rivolto un proclama all'esercito invitandolo ad «adottare le misure più severe per mantenere la legge e l'ordine». Ieri mattina, per tentare una mediazione in extremis è giunto a Beirut il segretario della lega araba, Amr Moussa mentre qualche esile speranza è venuta, domenica notte, da un misterioso incontro tra il segretario generale degli Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah e il leader falangista Amin Gemayel.

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