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La Stampa Rassegna Stampa
05.12.2006 Un confronto tra la guerra in Iraq e quella d'Algeria
l'analisi di John Keegan

Testata: La Stampa
Data: 05 dicembre 2006
Pagina: 43
Autore: John Keegan
Titolo: «L'Algeria era peggio dell'Iraq»

Dalla STAMPA del 5 dicembre 2006:

Sir Alistair Horne, il grande storico della guerra moderna, pensa che la guerra in Iraq somigli molto alla guerra d’Algeria contro i francesi del 1954-62. La guerra d’Algeria è stata altrettanto violenta e amara di quella irachena. Come in Algeria, il conflitto in Iraq si è esteso nei Paesi d’origine degli eserciti occidentali, portandovi terrorismo e atrocità. Influenzando la loro politica interna. E sfidando i governi a trovare una via d’uscita dalla guerra. In entrambi i casi forze esterne sono state coinvolte nel conflitto, con basi nei vicini Paesi musulmani che appoggiano le forze anti-occidentali, favorendo l’uno o l’altro partito fra i combattenti musulmani. In più ci sono le ricchezze petrolifere ad aumentare la posta in gioco e le mire occidentali.
La tortura era ampiamente praticata

Al contrario dell’Algeria, non c’è un’ampia minoranza bianca in Iraq decisa a conservare i privilegi politici. Di conseguenza le politiche irachene non hanno messo alla prova la lealtà degli eserciti occidentali né incoraggiato i generali ad appoggiare le fazioni o ad attaccare il governo in patria. Eppure, l’Iraq ricorda l’Algeria in modo deprimente. Stessi massacri di musulmani che appoggiano le truppe occidentali, identico fallimento nell’infliggere sconfitte significative al nemico, uguale incapacità di identificare le fonti di reclutamento e di approvvigionamento del nemico, e così lo scoraggiamento dei governi occidentali incapaci di venirne a capo.
Dopo una serie di esecuzioni capitali, l’Anl, esercito di liberazione nazionale, iniziò una feroce campagna di uccisioni di civili francesi ad Algeri, l’episodio peggiore della rivolta fino ad allora. Come ritorsione Parigi ordinò al generale Massu di assaltare la casbah di Algeri. Fra il gennaio e il marzo 1957, i parà di Massu terrorizzarono impuniti la casbah. La tortura era ampiamente praticata e alla fine l’Anl si arrese. Tuttavia la guerra nelle campagne continuava mentre in Francia una serie di governi deboli era contagiata dal virus della sconfitta. Cominciarono a correre voci su un negoziato di pace. Ad Algeri i coloni bianchi scesero in piazza. A quel punto, era il maggio 1958, Charles de Gaulle annunciò d’essere pronto ad «assumere i poteri della repubblica». Algeri impazzì di gioia. L’Assemblea Nazionale acconsentì a passare l’autorità di governo a De Gaulle, che promise una nuova Costituzione e una Quinta Repubblica. Andò anche ad Algeri dove pronunciò la celebre e altrettanto ambigua frase: «Vi comprendo».

Una lotta fratricida prosegue nel XXI Secolo

Tanto l’Algeria coloniale come quella islamica si sarebbero chieste che cosa avesse capito De Gaulle. È probabile che avesse compreso l’inevitabilità della concessione dell’indipendenza all’Algeria, ma avrebbe impiegato molto tempo a concederla. Dal suo ritorno al potere fino alla partenza dei francesi nel 1962, le cose in Francia e in Algeria restarono turbolente. L’Anl scatenò una sanguinosa campagna di terrore in Francia. I coloni dell’Algeria si ribellarono alla Francia e riuscirono a tirare dalla loro parte molti generali francesi impegnati nel Paese. La Francia fu minacciata da un’invasione di militari ribelli. Con il noto appello radiofonico, De Gaulle riuscì a scongiurare la rivolta e ad avviare il processo di pace e la formazione di un governo algerino. Il costo fu l’esodo di un milione di coloni bianchi e numerosi tentativi di assassinio da parte di ufficiali ribelli. In più, la garanzia d’indipendenza data da De Gaulle all’Algeria non ha portato a una pace durevole. Il potere misconosciuto dell’Islam è tornato in campo contro il governo algerino rivoluzionario ed essenzialmente laico nel 1992, portando allo scoppio di una lotta fratricida che prosegue nel XXI secolo. Nessuno potrebbe augurare il destino dell’Algeria al sofferente popolo iracheno.
Copyright: Telegraph Group Ltd

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