Kofi Annan rimpiange Saddam e c'è da capirlo, pensando ad "oil for food"
Testata: La Repubblica Data: 05 dicembre 2006 Pagina: 17 Autore: Pietro Del Re Titolo: «Allarme di Annan sull´Iraq "Con Saddam mai tanta violenza"»
Invece di denunciare il terrorismo che destabilizza l'Iraq e i suoi sostenitori tra gli stati canaglia (Siria e Iran), l'ineffabile Kofi Annan denuncia l'abbattimento della dittatura di Saddam Hussein e assicura che gli iracheni (dissidenti e prigionieri politici esclusi) stavano meglio sotto il regime baathista.
Una comprensibile nostalgia, visti gli emolumentiche esso passava a funzionaro Onu corrotti, tra i quali, Kojo Annan , figlio per l'appunto di Kofi.
Meno comprensibile che tale propaganda antiamericana venga presentata come un'importante notizia dalla REPUBBLICA del 5 dicembre 2006:
Macché guerra civile, in Iraq è molto peggio. Ad esprimersi così è stato il segretario generale uscente delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in un´intervista diffusa ieri sera dalla Bbc. «Se fossi nei panni dell´iracheno medio, penserei che prima c´era un dittatore brutale, ma si poteva uscire in strada, i bambini potevano andare a scuola e tornare a casa senza che i genitori si preoccupassero se sarebbero mai tornati», ha detto Annan, provocando scontate reazioni di rabbia a Bagdad. «Qualche anno fa, in Libano e in altri posti parlavamo di guerra civile, ma qui è molto peggio», ha proseguito il segretario dell´Onu. «L´attuale situazione in Medio Oriente è molto preoccupante. Il governo iracheno non è stato capace di controllare la violenza. La società ha bisogno di sicurezza e di un ambiente sicuro per andare avanti, senza sicurezza non si può fare molto, né risanamento né ricostruzione». L´attacco del segretario generale, che il 31 dicembre lascerà il suo mandato dopo dieci anni alla guida dell´Onu, si è concluso con un piccolo mea culpa. Annan si è infatti rammaricato del suo fallimento nel cercare d´impedire la guerra in Iraq nel 2003: «è stato un duro colpo per le Nazioni Unite, dal quale ci stiamo ancora riprendendo». Immediata la risposta del governo iracheno. «Sono scioccato e allibito da ciò che ha detto Kofi Annan, ossia che la situazione fosse meglio sotto la dittatura di Saddam Hussein», ho detto, sempre alla Bbc, il consigliere per la sicurezza nazionale irachena, Muaffak al Roubaye. Il quale si chiede: «Come è possibile che per Kofi Annan non ci sia differenza tra le uccisioni di massa eseguita dall´apparato della sicurezza e dall´intelligence di Saddam Hussein, e le attuali uccisioni indiscriminate di civili, civili iracheni fatte dai terroristi di Al Qaeda?» Roubaye conclude lanciando a sua volta un´accusa alle Nazioni Unite che, a suo parere, «evitarono di assumersi le loro responsabilità nei confronti del popolo iracheno al momento dell´invasione americana». Ecco invece che cosa pensano negli Stati Uniti dell´attuale disastro iracheno. Secondo un sondaggio realizzato dall´istituto Harris Interactive per il 68 per cento degli americani è in corso proprio una guerra civile, espressione ormai adottata dai più grandi media statunitensi ma non ancora dalla Casa Bianca. Solo per il 14 per cento non si tratta di civil war, il 18 per cento non si pronuncia. Lo stesso sondaggio rivela una profonda spaccatura tra coloro che credono che sia stato un errore intervenire in Iraq (il 42 per cento degli intervistati) e chi invece è convinto che sia stata una buona mossa anche se la situazione si è poi fortemente degradata (40 per cento). Come spesso accade i due schieramenti si sovrappongono a quelli di un´appartenenza politica specifica: per il 66 per cento dei democratici l´invasione non andava perpetrata. Solo per il 9 per cento dei repubblicani la pensa così.