Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La politica mediorentale di D'Alema sotto accusa un convegno su "sinistra e Israele"
Testata: Corriere della Sera Data: 01 dicembre 2006 Pagina: 19 Autore: Gianna Fregonara Titolo: «E «Appuntamento a Gerusalemme» critica la Farnesina»
Dal CORRIERE della SERA del 1 dicembre 2006:
ROMA- C'è un convitato di pietra nella riunione annuale dell'associazione «Appuntamento a Gerusalemme», che quest'anno ha invitato Franco Giordano e Umberto Ranieri a discutere con Oscar Giannino, Elazar Cohen e Bruna Ingrao dei rapporti tra la sinistra e Israele. E questo ospite è nientemeno che il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. È l'economista Bruna Ingrao a dare fuoco alle polveri. È «esterrefatta» e denuncia che «dopo le manifestazioni di Roma e Milano e dopo posizioni espresse dal ministro degli Esteri, il confronto tra la sinistra e Israele è tornato indietro tanto da essere al punto minimo con una ferita gravemente aperta. Silenzi, reticenze...». Applausi. «È inaccettabile il messaggio di D'Alema che dice che la soluzione del conflitto mediorientale passa per la responsabilità di Israele, come se fosse Israele la scintilla che rischia di far esplodere il Medioriente», conclude la Ingrao, che le ritiene posizioni che «si avvicinano alle tesi di Ahmadinejad». Nessuno protesta, nella sala del Refettorio di San Macuto. Tocca al diessino Umberto Ranieri argomentare e spiegare che in questo anno che è passato «la situazione in Medioriente si è complicata perché il conflitto non è tornato sul binario giusto del dialogo» e che comunque non resta che accontentarsi degli interlocutori che ci sono perché «se crolla Abu Mazen non si sa chi potrà mai essere il prossimo interlocutore, dopo di lui non c'è una soluzione migliore, ma l'abisso». Sono parole che in qualche modo ricalcano la posizione di Elazar Cohen che parla a nome dell'ambasciata israeliana: «Lo status quo per noi non è una soluzione. Israele non può aspettare per la pace che i suoi vicini diventino democratici. Sappiamo che la pace ci costerà in termini di territorio e questo significa che i nostri vicini, che non sono nostri amici, saranno più pericolosi. Per questo il ruolo dell'Italia e dell'Europa deve essere un impegno per garantire la sicurezza di Israele, perché per noi non è una questione di politica, è una questione di vita o di morte». Quanto a D'Alema, Ranieri spiega che «sa difendersi da solo». Per Franco Giordano che contesta che «la politica estera di Berlusconi non ha avuto grandi effetti sul conflitto mediorientale», partono addirittura i fischi, quando cerca di cavarsela spiegando che «la legittimità di Israele è ovvia» ci sono altri mugugni in sala. Mentre a prendere più applausi di tutti è l'ex senatore Udc Luigi Compagna che ritiene «irritanti» le proposte di dialogo e negoziato con Hamas e i palestinesi. In realtà pesano oltre alle storiche distanze tra sinistra e Israele anche gli eventi delle ultime settimane. Come dice una delle organizzatrici, Anna Borioni, «lo slogan della manifestazione di Milano non era chiaro perché era implicito il riconoscimento della legittimità di Israele. Alla prossima manifestazione mi aspetto che chiediate ai palestinesi di riconoscere Israele e di finirla col terrorismo». Nessuno dei presenti si prende impegni.
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